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Processo Aemilia, il pentito Giglio accusa Pagliani

Il politico reggiano coinvolto nell'inchiesta della Dia di Bologna insieme all'ex assessore Pdl di Parma Giovanni Bernini

Pubblicato:13-12-2016 14:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:25

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avvocati_tribunale_leggeREGGIO EMILIA – Non c’è pace per l’esponente reggiano di Forza Italia Giuseppe Pagliani. A pochi giorni dalla decisione della Dda di Bologna di impugnare la sentenza che nell’abbreviato del processo di ‘ndrangheta “Aemilia” conclusosi il 22 aprile ha assolto l’attuale consigliere comunale di Reggio dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, a puntare il dito contro l’azzurro è oggi il pentito Giuseppe Giglio. Interrogato questa mattina dal presidente del collegio dei giudici di Aemilia, Francesco Caruso, Giglio ha infatti ribadito che l’avvocato di Arceto fu contattato dalla cosca per un intervento politico, mirato stoppare la raffica di interdittive antimafia emesse in quel periodo dal prefetto di Reggio Antonella De Miro.

In particolare, Giglio fa riferimento all’incontro avvenuto il 2 marzo del 2012 nell’ufficio di un altro indagato del processo, Nicolino Sarcone, in cui “ci sarebbero stati accordi” tra Pagliani, Sarcone e Alfonso Diletto. “Diletto mi ha detto che ci sono stati accordi e l’accordo era che, visto che in quel periodo c’erano diverse interdittive, Pagliani doveva intervenire con una persona su in alto. E poi c’erano diversi lavori che doveva far prendere alle ditte (edili, guidate da esponenti della cosca, ndr)”. Incalzato da Caruso sull’identità della persona che avrebbe avuto il potere di bloccare l’operato di un prefetto, Giglio dichiara di non conoscerla, precisando però che “Pagliani la conosceva benissimo e doveva intervenire”.

Il politico reggiano, coinvolto nell’inchiesta della Direzione antimafia di Bologna insieme all’ex assessore Pdl di Parma Giovanni Bernini, anche lui prosciolto dalle accuse, aveva nei giorni scorsi commentato l’iniziativa dei Pm bollandola come “accanimento giudiziario” nei suoi confronti. Giglio ha riferito poi di non essere a conoscenza di interferenze nella campagna elettorale di Parma del 2012, mentre ha confermato le accuse nei confronti di Giuseppe Iaquinta, padre dell’ex calciatore Vincenzo. “Non so se si siano incontrati direttamente con Nicolino Grande Aracri- spiega il pentito- ma so che avevano rapporti. Iaquinta fu invitato al matrimonio delle figlie di Grande Aracri”. Inoltre Iaquinta avrebbe avuto delle “situazioni” in essere con il clan emiliano, relative a detta di Giglio a “false fatturazioni”.


di Mattia Caiulo, giornalista professionista

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