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Pci, Velina Rossa: “La base non voleva la svolta della Bolognina, oggi siamo tutti un po’ orfani”

Pasquale Laurito: "Noi ricordiamo, caro Occhetto, la piazza vuota di San Giovanni al suo ultimo comizio prima del voto"

Pubblicato:13-11-2019 14:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:36

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ROMA – “Ad Occhetto riconosciamo che ha compiuto la cosiddetta ‘svolta’ senza pero’ sminuire la portata storica del Pci, che in Italia ha avuto come figura emblematica e indiscutibile Antonio Gramsci”. Pasquale Laurito, decano dello stampa parlamentare, affida alla Velina rossa il ricordo della Bolognina.

Trent’anni fa, il 12 novembre del 1989, il discorso con cui Occhetto chiude un’epoca. “In un paese di voltagabbana gli va tributato questo merito storico. Ma i mesi del passaggio dal Pci al Pds non furono idilliaci per nessun esponente del Partito e nemmeno per la base. Noi, che allora seguivamo da Botteghe Oscure i fatti di quei giorni, ricordiamo i nostalgici della sinistra piu’ radicale che non aderirono a questa chiamata, dando vita alla Rifondazione comunista con Cossutta e Bertinotti. Indubbiamente ci furono forti perplessita’, al punto che si discusse molto su un dissenso profondo tra Occhetto e D’Alema che in verita’ non fu com’e’ stato descritto dalle cronache”.

“La lacerazione tra i dirigenti – osserva Laurito- e’ stata minima. Non per niente e’ stato proprio D’Alema a succedere ad Occhetto come segretario del Pds. Ci furono forti contrasti tra i dirigenti e la stampa, e anche qualche incomprensione che ancora dura tra noi e Achille Occhetto. A lui ripetiamo di essergli sempre rimasti amici anche se allora come oggi gli rivolgiamo alcune critiche legate al modo in cui condusse la segreteria del partito. Siamo stati tra i primi ad avvisarlo che Berlusconi avrebbe vinto le elezioni, una cosa che persino la base aveva compreso. Non a caso rimase piuttosto scettica e lo dimostro’ durante i comizi elettorali. Noi ricordiamo, caro Occhetto, la piazza vuota di San Giovanni al suo ultimo comizio prima del voto. E comunicammo la nostra sensazione anche se da Botteghe Oscure ci veniva negata a ogni costo”.


L’autore della Velina Rossa conclude: “I fatti ci hanno dato ragione. Se ci viene chiesta oggi una valutazione di questi trent’anni, se cioe’ e’ stato un bene o no archiviare quella gloriosa storia, noi diciamo che forse si e’ esagerato. Le idee marxiste non possono essere derise, ne’ tantomeno puo’ farlo chi non comprende che in questo modo misconosce la grande storia europea. Venendo all’Italia, ci sentiamo di dire una cosa grave: che un popolo, o meglio piu’ popoli che nel Pci avevano un riferimento solido, lo hanno perso in questi trent’anni. Lo ammettiamo, ci si sente qualche volta orfani”.

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