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Soldi falsi per 28 milioni di euro: Finanza scopre tre stamperie clandestine tra Campania e Romania

Le banconote erano di pregevole fattura, in grado di ingannare facilmente chiunque ne fosse venuto in possesso

Pubblicato:13-11-2017 12:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:53

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NAPOLI – Misure cautelari per 13 persone (otto arresti domiciliari, tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e due divieti di dimora) ritenute responsabili a vario titolo, tra l’altro, per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e alla commercializzazione di banconote contraffatte. Questo il risultato di un’operazione condotta oggi dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli e il Nucleo speciale polizia valutaria della guardia di finanza di Roma.

Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del locale partenopeo, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia.

Nel corso dell’attività investigativa, sono state scoperte 3 stamperie clandestine (di cui una in Romania), complete di macchinari e strumentazione per la produzione di banconote false, sono stati sottoposti a sequestro oltre 28 milioni di euro di banconote contraffatte (in specie, 939.775 banconote contraffatte da 10, 20 e 50 euro) e sono stati arrestati in flagranza di reato i 13 responsabili.


I sofisticati macchinari offset sequestrati nelle stamperie si sono dimostrati performanti e gli accertamenti effettuati sulle banconote hanno permesso di constatarne “la pregevole fattura, in grado – si legge nella nota della Gdf – di ingannare facilmente chiunque ne fosse venuto in possesso”.

LA BANDA

La compagine delinquenziale ruotava attorno alle figure di Giuseppe Angelotti, di Marano di Napoli, e Giovanni Capasso, di Casoria, che avvalendosi di una decennale esperienza nel settore, hanno allestito stamperie clandestine per la produzione di banconote contraffatte a Torre Annunziata e in Romania.

Per la predisposizione degli opifici abusivi, stante la ricostruzione delle forze dell’ordine, l’organizzazione si è avvalsa del contributo di Aniello Rivieccio e del figlio Michele di Torre del Greco, esperti manutentori di macchinari tipografici professionali coadiuvati da Sergio Gargiulo di Santa Maria Capua Vetere. A garantire gli appoggi logistici Antonio Carillo ed alcuni componenti della famiglia Visiello – Gennaro con i suoi figli Michele e Santo – tutti di Torre Annunziata e anche finanziatori delle operazioni illecite. Il ruolo di intermediario per lo smercio della valuta contraffatta era svolto da Felice Izzo di Torre Annunziata che si prodigava nel procacciare clienti interessati nell’acquisto delle banconote falsificate tra i quali spiccavano le posizioni dei fratelli Enrico e Domenico Cante entrambi di Giugliano in Campania.

La consorteria criminale individuava immobili commerciali riconducibili a soggetti privi di pregiudizi penali specifici per contraffazione di banconote che davano la loro disponibilità a modificare strutturalmente i locali, ricavando al loro interno aree opportunamente occultate grazie alla predisposizione di pareti amovibili.

Una volta impiantato in tutta sicurezza l’opificio clandestino, attraverso la messa in funzione dei relativi macchinari (prevalentemente macchine da stampa offset professionali), l’organizzazione iniziava la produzione di banconote contraffatte per un brevissimo lasso temporale (circa 10/15 giorni nell’arco dei quali potevano stampare oltre 15 milioni di euro falsi) per poi interrompere le operazioni e, in taluni casi, trasferire del tutto le illecite attività in altri luoghi già preventivamente individuati.

Il sodalizio criminale si era evoluto stringendo accordi con soggetti italiani (di origine campana) residenti in Romania, titolari di regolari attività tipografiche in quello Stato, delocalizzando la produzione di banconote contraffatte in territorio estero ed utilizzando le medesime strategie operative legate all’occultamento dei macchinari. Proprio nella città romena di Oradea, per garantire l’alta qualità della falsificazione, si sono trasferiti per oltre 6 mesi Capasso e Angellotti.

La stamperia clandestina, riconducibile al gruppo criminale campano, è stata identificata dopo un’attività di osservazione transfrontaliera effettuata da militari della Guardia di Finanza, con la collaborazione della polizia nazionale della Romania, stimolata dai servizi di cooperazione Interpol e Europol.

L’input per eseguire la perquisizione nell’opificio clandestini è partito dopo le conferme pervenute da sequestri operati in Italia a carico di alcuni corrieri di valuta contraffatta. Nella stamperia gli agenti hanno rinvenuto oltre 13 milioni di euro in banconote false da 50 euro pronte per inondare il mercato europeo.

Alla falsificazione monetaria il gruppo criminale aggiungeva la detenzione illegale di armi, la contraffazione delle tessere personali di riconoscimento delle Forze dell’Ordine, nonché la falsificazione di passaporti e permessi di soggiorno. L’operazione di oggi s’inquadra in una più ampia e articolata indagine iniziata nel 2012 e sviluppata sotto la direzione della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia.

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