NEWS:

Oggi cassoela, domani arancini: ecco il calendario dei foodblogger

Celebrazione in 366 giornate (visto che il 2016 è un anno bisestile) e 52 settimane per i piatti e i prodotti più tipici del Bel Paese

Pubblicato:13-11-2015 12:12
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:34

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

BOLOGNA  – Un calendario del cibo italiano per divulgare, valorizzare e diffondere la cultura e la tradizione gastronomica italiana, come accade negli Stati Uniti con il National Food Calendar, celebrando in 366 giornate (visto che il 2016 è un anno bisestile) e 52 settimane nazionali i piatti e i prodotti più tipici del Bel Paese, i loro legami con la cultura popolare, con le stagioni e con le ricorrenze liturgiche o istituzionali.

E’ l’iniziativa che verrà lanciata a Rimini da Aifb, l’associazione italiana foodblogger, in occasione del raduno annuale da oggi a domenica. Nel corso dell’anno sono state identificate le 52 settimane dedicate all’approfondimento di un tema scelto fra quelli che hanno maggiormente influito sulla storia della gastronomia italiana, come la cucina del Ghetto, quella dell’Unità d’Italia, quella degli avanzi e del riciclo, mentre ogni giorno dell’anno sarà dedicato alla celebrazione di uno dei piatti o prodotti tipici che, trasversalmente da Nord a Sud (dalla cassoela agli arancini, dalla bagna caoda alla minestra di fregola) hanno portato l’Italia a rappresentare nel mondo il mangiare bene e sano.

Anche la tematica centrale del raduno foodblogger sarà riportare al centro dell’attenzione il patrimonio gastronomico made in Italy, all’insegna del motto “Contro il Food, verso il Cibo”. Tra i relatori della tre giorni il gastronomo e scrittore Carlo Cambi, il presidente dell’Accademia italiana di cucina Paolo Petroni e numerosi docenti universitari ed esperti in storia della gastronomia e antropologia culturale, che si confronteranno sul tema del territorio, vera identità della cucina italiana.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it