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Coronavirus, per imprese e turismo “punto di non ritorno”

È l'allarme lanciato da Federturismo e dall'Associazione Imprenditrici Donne Dirigenti di Azienda (Aidda)

Pubblicato:13-10-2020 16:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:03

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ROMA –  Arriva dal mondo delle imprenditrici turistiche il “grido di dolore” di un settore che, dall’inizio dell’emergenza coronavirus, non smette di soffrire. Per la presidente nazionale di Federturismo, Marina Lalli, intervenuta al webinar promosso oggi pomeriggio sul tema da Aidda (Associazione Imprenditrici Donne Dirigenti di Azienda) “si è ormai raggiunto il punto di non ritorno” e le aziende rischiano di non sopravvivere all’arrivo delle risorse del Recovery Fund. A parlare chiaro sono i numeri che Lalli mette in fila: “Finora le aziende alberghiere hanno perso 65 milioni di clienti, il settore del turismo 65 miliardi di euro, il trasporto aereo ha subito una perdita media del 70%”, per un giro d’affari bruciato dalle compagnie aree a livello mondiale di “84 miliardi di dollari”. E ancora “la perdita tra bar e ristoranti per la fine dell’anno si presume arrivi attorno ai 24 miliardi di euro, nel settore termale siamo al 75-80%, abbiamo una perdita secca in tutte le città d’arte. Stiamo parlando di cifre mostruose, una situazione disastrosa da tutti i punti di vista” che fa il paio col dato del “Fmi per il quinquennio 2020-25 che stima che saranno bruciati 28mila miliardi di euro”. Il problema, per la presidente di Federturismo, è che la soluzione non sembra essere a portata di mano. Anche le risorse del Recovery fund, infatti, “se i progetti presentati a gennaio saranno in linea con quanto richiesto dall’Europa”, arriveranno “non prima di aprile-maggio. Ma molte aziende non sono nella condizione di arrivare a quel periodo e di questo dobbiamo tener conto”, avverte.

Arriva da Matilde Bocca, vicepresidente del Gruppo Sina Hotel, un sos per il settore alberghiero: “Con lo spettro dei nuovi contagi non solo non riapriranno gli alberghi che erano riusciti a riaprire, ma ne chiuderanno altri se non si rinnova la cassa integrazione per il personale e i licenziamenti diventeranno inevitabili. Pensiamo a quante centinaia di migliaia di persone resteranno per strada con le loro famiglie”, dice, ricordando come gli alberghi chiusi per i mesi di lockdown “hanno dovuto anche pagare ingiustamente la Tari“.


IL CALO NEL SETTORE TERMALE È DEL 75-80%

Il termalismo, poi, è tra i settori turistici che stanno pagando il costo piu’ alto della crisi. “Abbiamo perso la nostra stagione principe, la primavera- denuncia Ida Poletto, dell’hotel AbanoRitz Terme- ora rischiamo di perdere la nostra seconda stagione principe: l’autunno“. E propone: “Se il turismo vale il 13% del Pil non basterebbe questo per dire che a noi spetta il 13% degli aiuti? Non si tratta di assistenzialismo- sottolinea- ma di aiuto, accompagnamento e condivisione”. In più, secondo l’imprenditrice Aidda, potrebbe aiutare il settore una “redistribuzione dei soldi che non abbiamo potuto ricevere dal ministero per le cure non erogate“, perché “i clienti non sono stati sufficienti”, così come sarebbe utile “una sensibilizzazione dei medici di base che dovrebbero prescrivere le cure termali e non lo fanno”.

Le cose non vanno meglio per le dimore storiche, su cui il nuovo Dpcm firmato da Conte va incidere con l’imposizione del limite massimo di 30 persone per eventi civili o religiosi quali matrimoni o battesimi. Molte dimore del Belpaese, infatti, sono state trasformate in strutture ricettive di lusso per cerimonie e grandi eventi. “Ci sentiamo invisibili di fronte allo Stato- sottolinea Maria Luisa Puletti, della residenza d’epoca & Spa ‘Alla posta dei Donini’- eppure pensiamo di portare avanti con grande dedizione una missione: conservare i beni che testimoniano l’importante storia della nostra nazione e dare la possibilità agli ospiti di vivere questa storia. Lo Stato, che ci dovrebbe supportare anche in condizioni normali- osserva- in questo momento dovrebbe almeno sollevarci dalle spese di manutenzione di parchi e giardini che sono la cornice delle nostre strutture e sono tanto onerosi”.

Beatrice Rebecchini, presidente di Alfa fcm S.r.l., porta alla tavola rotonda la voce del mondo congressuale, dell’organizzazione di eventi e provider: “Siamo stati totalmente abbandonati- dice- Per organizzare dei congressi io devo prendere persone sei mesi o un anno prima, quindi anticipo io la cassa integrazione e pago io lo straordinario. In più, siamo pieni di burocrazia e tasse. Dobbiamo essere subito competitivi con l’estero- rilancia- non dobbiamo promuovere il turismo italiano, ma quello europeo”. Come uscirne? “Dobbiamo iniziare a riflettere sugli strumenti che ci aiutano a convivere con il virus, che possono essere, ad esempio, test più rapidi e attendibili, per cercare di rendere immediatamente possibile un viaggio, la convivenza in un mezzo o in un luogo per un convegno- propone Lalli- Poi abbiamo un altro strumento: ciò che avanza del bonus vacanze che al momento è stato richiesto solo per 600 milioni di euro sui 2,4 miliardi stanziati. Abbiamo chiesto subito al ministro che rimangano al turismo, sono soldi da spendere subito, almeno per arrivare al Recovery fund”. Poi, secondo la presidente di Federturismo, occorre includere le strutture ricettive nel bonus del 110%, “ridisegnandolo per la riqualificazione delle strutture alberghiere”, detassare e destinare risorse a fondo perduto alle dimore storiche, puntare sul green per il rilancio del termalismo nella cornice delle risorse europee, e, soprattutto, “sburocratizzare”, partendo da un uso diffuso del digitale. “Con il Mibact- fa sapere- stiamo ragionando di dare una cifra tra fiere, organizzatori di eventi e allestitori, tre categorie rimaste fuori da tutti gli aiuti”. E conclude: “L’impegno è di continuare a fare in modo che nei prossimi decreti prendano davvero in considerazione quello che serve al settore. Continueremo a proporre progetti di lungo periodo, quelli su cui ci dobbiamo concentrare maggiormente, tenendo un occhio alle aziende più in difficoltà. Una doppia attenzione che dobbiamo mantenere in questi giorni per ricominciare a occuparci e a investire nelle nostre aziende in modo consapevole”.





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