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In busta paga premio fino a 4.300 euro, ma alla Gd di Bologna c’è chi dice “no” – APPROFONDIMENTO

Viaggio nello 'strano caso' della Gd, la fabbrica-Eden dove il 'colosso' Cgil (e cugini) ha quasi perso

Pubblicato:13-10-2017 15:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:47

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Viaggio nello ‘strano caso’ della Gd, la fabbrica-Eden dove il ‘colosso’ Cgil (e cugini) ha quasi perso

di Vania Vorcelli, giornalista professionista

BOLOGNA – C’è un colosso del packaging da 1,6 miliardi di fatturato (tanti ne sono previsti nel 2017 per il gruppo Coesia). Il cuore del gruppo è un’azienda fondata a Bologna negli anni ’20, 1.850 lavoratori. Da sempre punta di diamante in grado di definire i più alti standard contrattuali, grazie al combinato disposto di un sindacato forte e radicato e di una proprietà “illuminata”, di impronta olivettiana.

UN’AZIENDA DOVE I BENEFIT NON MANCANO

I lavoratori hanno tutto quello che un dipendente di una qualunque azienda potrebbe desiderare: assicurazione sanitaria e cure dentali gratuite per se stessi e per la famiglia, scuola dell’infanzia e nido aziendale a costi calmierati, palestra gratuita, una mensa che assomiglia ad un ristorante, la possibilità di estendere la maternità facoltativa da sei a nove mesi, un’assicurazione contro gli infortuni, invalidità o malattie a totale carico dell’azienda. E poi, borse di studio per i figli (500 euro all’anno), rimborsi spese per i lavoratori che studiano (100% per rette e libri), premi per gli esami universitari superati. E la famosa “Befana”, un bonus 120 euro per i figli dei lavoratori a Natale. Questa è la Gd di Bologna di Isabella Seragnoli, ultima di una stirpe di imprenditori di successo, filantropa e mecenate.

I LAVORATORI SI SONO SPACCATI A META’ AL REFERENDUM SUL RINNOVO PER IL CONTRATTO INTEGRATIVO

Tutto bene? Non si direbbe a giudicare dal referendum sul rinnovo del contratto integrativo che ha introdotto alcuni dei benefit citati. Il fronte dei lavoratori si è spaccato praticamente a metà: 735 favorevoli, 708 contrari alla piattaforma sottoscritta da Fim, Fiom e Uilm, che porta consistenti aumenti salariali nel premio di produttività (da 3.300 ai 4.300 euro all’anno, tassati al 10%), ma introduce delle novità che una parte dei lavoratori contesta.

TRASFERTISTI FURIOSI: “DA FIGLI SIAMO DIVENTATI SCHIAVI”

I più arrabbiati sono i trasfertisti, l’elite delle tute blu, tecnici iper-specializzati che si girano il mondo per montare e manutenere le preziosissime macchine prodotte da Gd (che esporta oltre il 90% della produzione), per lo più per l’industria del tabacco. L’accordo sottoscritto dai sindacati e passato per un pugno di voti (27) prevede una nuova modalità di calcolo dell’indennità di trasferta: 12 scaglioni che tengono conto del numero di giornate trascorse all’estero per ciascun lavoratore a partire dal 1988. “Sono come le ore di volo per i piloti”, spiegava ieri il responsabile delle risorse umane Claudio Colombi. Più ne hai fatte e più guadagni: un modo per riconoscere il maggior disagio causato dalle lunghe ai lavoratori più ‘anziani’ con famiglie e figli. “Cottimo. Da figli siamo diventati schiavi“, replicano i trasfertisti.

NEL NUOVO CONTRATTO ANCHE L’ORARIO FLESSIBILE

Claudio Colombi e Angelo Papadimitriu

C’è poi l’altra grande novità dell’integrativo, l’introduzione dell’orario flessibile: 40 ore settimanale per settimi livelli e quadri da distribuire nell’arco delle giornate in modo da porte conciliare impegni familiari o svago (gli straordinari vengono pagati solo al sabato e alla domenica, mentre per i sesti livelli si parla di otto ore giornaliere da svolgere tra le 7 e le 19 (straordinari pagati dalla nona ora e non più dalla mezz’ora). “A regime non sarà più una scelta volontaria. Senza contare i problemi organizzativi”, contesta una parte dei lavoratori.

TENSIONI ANCHE SUL FRONTE SINDACALE

A complicare la vicenda, anche le tensioni sul fronte sindacale. Il ruolo di Fiom, Fim e Uilm viene messo in discussione. Non ci si fida e si legge nel comportamento tenuto dalle tre sigle dei metalmeccamici nel corso della trattativa la prova di voler in qualche modo far passare l’accordo cancellando il dissenso. L’accusa è di essere stati, di proposito, poco trasparenti. Le assemblee per spiegare i contenuti dell’integrativo sono state fatte per settore, “senza una discussione complessiva”.
Il testo è uscito a spizzichi e bocconi, nella sua interezza è stato consegnato solo tre giorni prima che iniziassero le operazioni di voto, giovedì scorso (con la festività del santo patrono in mezzo). Insomma, l’accusa è di aver voluto limitare al massimo la discussione. Non solo. Perchè nella storia sindacale di Gd in questi mesi si è fatta avanti una new entry, il sindacato di base, che non aveva mai avuto iscritti nel fortino di via Battindarno e da alcuni mesi, giorno dopo giorno, strappa iscritti agli altri sindacati, in particolare alla Fiom in una delle sue roccaforti. Sarebbero già 96 quelli passati alla federazione dei metalmeccanici del sindacato di base guidata da Sergio Bellavita, ex Fiom licenziato dal segretario Maurizio Landini per le vicende Fiat.

L’EDEN DI SANTA VIOLA SI E’ TRASFORMATO IN UNA POLVERIERA

A novembre si voterà per il rinnovo dell’rsu e gli equilibri interni potrebbero cambiare. E’ così che l”Eden’ di Santa Viola si è trasformato in una polveriera, esplosa con il voto sull’integrativo. Ora l’Usb minaccia di impugnare l’accordo, di cui si contesta la legittimità: ci sono 55 voti contrari dei trasfertisti, che dall’estero hanno votato via mail, che ribalterebbero il risultato, ma non sono stati ritenuti validi. “Nella storia Gd i trasfertisti non hanno mai votato dall’estero”, assicurava ieri l’azienda. L’amministratore delegato, Angelos Papadimitriu, non fa fatica ad attribuire le tensioni e la spaccatura tra i lavoratori a ragioni elettorali. “C’e’ un fenomeno, ci sono dinamiche sindacali, che vanno ben oltre l’integrativo Gd, che partono prima e continueranno dopo e che hanno a che fare con dinamiche politiche che si esprimono in dinamiche sindacali”, è la lettura di Papadimitriu. Insomma, sull’integrativo aziendale si è fatta “campagna elettorale”, ammette il manager ateniese.
“Le elezioni delle Rsu alle porte e le politiche hanno influenzato l’esito del referendum. La contrarietà spesso non è sul merito, ma è legata a vicende esterne all’azienda“, ribadisce Colombi, convinto che non sarà difficile superare le obiezioni entrando nel merito dell’integrativo con i lavoratori. “Faremo incontri specifici per entrare nel merito con i nostri collaboratori, in modo da eliminare dubbi e fraintendimenti”, assicura Colombi.
“Siamo soddisfatti di quello che abbiamo raggiunto. E’ un accordo innovativo nel metodo e nel merito– rivendica Papadimitriu- nella complessità si deve creare valore e non confusione. Si tratta  di un contratto capillare e comprensivo, per poter usufruire del suo valore l’importante e’ che sia spiegato bene”.
di Vania Vorcelli, giornalista professionista


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