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La Sardegna è “la prima regione italiana per spesa per disabili”

Attraverso il programma Ritornare a casa "la Regione assicura alla persona con disabilità gravissima e alla sua famiglia un finanziamento di base di circa 20 mila euro annui

Pubblicato:13-10-2015 15:06
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:38

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CAGLIARI – “Ora necessario fornire delle informazioni, perché non vorremmo che nell’opinione pubblica si sviluppasse l’idea che la Giunta Pigliaru voglia mettere in discussione un modello di presa in carico delle persone con disabilità, di cui siamo orgogliosi e che è unico in Italia”. Esordisce così l’assessore della Sanità Luigi Arru, durante la conferenza stampa convocata nella sede dell’assessorato per illustrare le politiche di sostegno a favore delle persone con disabilità gravissima, in particolare il progetto “Ritornare a casa”, attuate in questi anni dall’Esecutivo. Arru non nomina mai il nome di Salvatore Usala, leader delle lotte per i diritti dei malati di Sla, ma è chiaro che quella di oggi sia proprio una risposta al segretario del Comitato 16 novembre, che qualche giorno fa ha iniziato un nuovo sciopero della fame. E allora, ecco i dati che Arru fornisce: “Dopo le Province autonome di Bolzano e Trento, siamo la prima Regione italiana per spesa sociale pro capite destinata alla disabilità- spiega-. La Sardegna spende ogni anno 8.517 euro a persona, una Regione come l’Emilia Romagna ne spende la metà (4.232 pro capite). Ancor meno la Lombardia (4.117) e la Toscana 2.679, la Calabria spende appena 469 euro pro capite”.

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Attraverso il programma Ritornare a casa “la Regione assicura alla persona con disabilità gravissima e alla sua famiglia un finanziamento di base di circa 20 mila euro annui. A questi vanno aggiunti 9 mila euro di contributo aggiuntivo, 18 mila euro di finanziamento straordinario, 15 mila euro per i Caregivers (gli assistenti familiari)- continua Arru-. È questo un progetto che vuole favorire una umanizzazione e una deistituzionalizzazione delle cure e permettere, quando ci sono le condizioni, la presa in carico dei pazienti nel proprio domicilio da parte della rete familiare. Per questo penso che, di fronte a una Giunta che tra mille difficoltà ha garantito sempre l’ascolto e massima disponibilità, bisognerebbe ricondurre alla ragione il dialogo”. Per quanto riguarda i caregiver Arru ribadisce poi che “abbiamo fatto una delibera per individuare i fondi che permettano di fare un percorso formativo che garantisca la massima formazione di queste persone, perché siamo d’accordo con una riduzione delle ore agli infermieri dell’Assistenza domiciliare integrata, ma nello stesso tempo si deve assicurare massima qualità del servizio. Partiremo quindi a breve con i corsi di formazione- conclude Arru- ma ribadisco che non siamo contro i disabili: l’obbiettivo è garantire un’assistenza qualificata”.


di Andrea Piana

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