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ROMA – Angelo Binaghi contro Giovanni Malagò, atto ennesimo. “Una simpatia viscerale”, scherza il numero 1 del tennis italiano, appena riconfermato presidente della Federtennis con il 96,23%, intervistato dal Corriere dello Sport. Binaghi attacca il Presidente del Coni, con pochissime remore. Premettendo – con riferimento a se stesso – che “noi dobbiamo essere giudicati per i risultati e il valore che riusciamo a generare, non per il fatto di essere antipatici o simpatici, belli o brutti. Risultare simpatico è proprio l’ultimo dei miei obiettivi… L’antipatia offre ottime tutele. Crea selezione. Non coltivo il protagonismo, io”.
Su Malagò, “il punto è che lui non ha ancora capito bene la differenza che passa tra un’azienda privata e un ente pubblico come il Coni. Quando dice, ad esempio, di essere insostituibile perché un anno dopo la fine del suo mandato ci sono le Olimpiadi non si rende conto che qualunque altra persona di buonsenso direbbe di non preoccuparsi, offrendo in ogni caso la propria disponibilità ad accompagnare nel migliore dei modi il nuovo presidente verso una transizione che possa essere la migliore possibile. Che poi è quello che Pagnozzi e Petrucci fecero come presidente e ad di Coni Servizi quando Malagò fu eletto. Questo significa avere il senso dello Stato e della cosa pubblica”.
“In questi venti anni – continua Binaghi – mi sono reso conto che il Coni è un organismo con una struttura obsoleta e antidemocratica poiché consente la difesa del sistema in quanto tale e di agire per meri scopi elettorali. In tredici anni Malagò non ha fatto alcuna riforma, lasciando pensare di non avere idee e soluzioni strutturali per uno sport migliore. Si rifugia dietro le invasioni della politica, ma la politica entra in scena quando lo sport non fa quello che deve fare e non è in grado di migliorarsi da solo”.
“L’attuale sistema elettorale è un obbrobrio. Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché il calcio, che ha più di un milione di atleti tesserati, vale un voto esattamente come piccole federazioni che ne hanno solo qualche centinaio? La polverizzazione del voto delle federazioni è antidemocratica e inficia il sistema rappresentativo, ma è necessaria per garantire la continuità presidenziale. Sto parlando di piccole realtà che non hanno né i numeri, né la struttura per poter crescere e promuovere il loro sport e che quindi sono un danno, in prima battuta, proprio per il loro, di sistema. Eppure il loro parere conta come quello del calcio, siamo all’assurdo”.
“Lo sport italiano, e non il Coni, vince di più grazie alla riforma che Malagò ha cercato di combattere in ogni modo possibile, ma che alla fine, grazie a Dio, ha tenuto. E il paradosso è che lui si prende il merito di questi successi”.
Binaghi conclude smentendo le voci di una corsa sua alla Presidenza del Coni: “Io sto benissimo dove sto, mi occupo dello sport che amo e per il quale ho tante cose da fare e tanti progetti da realizzare. L’esperienza oramai lontanissima di membro di Giunta del Coni è stata per me la più negativa di tutte. È impossibile, io in quel palazzo sono l’eretico“.
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