NEWS:

Grazia Biondi, vittima di violenza domestica: “Per la giustizia sono troppo tenace per essere una vittima”

La donna ha denunciato l'ex marito nel 2011, per stalking e maltrattamenti. "Nove anni di botte e di paura"

Pubblicato:13-09-2022 16:40
Ultimo aggiornamento:13-09-2022 16:40
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Io adesso sono libera, ma che prezzo sto pagando per questa libertà?”. È la domanda che si fa Grazia Biondi, una donna che nel 2011 ha denunciato per stalking e maltrattamenti l’allora marito, che dal 2002 le faceva vivere “una vita di violenze”. “Un prezzo troppo alto”, si è risposta. Nel corso dell’intervista rilasciata alla Dire, Grazia Biondi ha ripercorso la sua dolorosa storia di violenza domestica, economica e istituzionale, ma anche il suo percorso di rinascita, che l’ha portata a fondare, nel 2016, l’Associazione Manden che oggi mette insieme, in gruppi di auto e mutuo aiuto, 600 donne sopravvissute alla violenza. In qualità di presidente di Manden, Grazia Biondi è stata anche a Montecitorio, ospite dell’allora presidente della Camera Laura Boldrini, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.


“Attraverso l’attivismo mi sono resa conto che non ero sola. Questo mi ha dato la forza per andare avanti e lottare”. Eppure, nel 2018, proprio la sua ritrovata forza è stata tra gli elementi che hanno portato il pubblico ministero a richiedere al giudice l’archiviazione della sua denuncia di stalking giudiziario nei confronti dell’ex marito. “Da quando l’ho denunciato, il mio ex mi ha denunciata per la qualunque: occupazione abusiva, danneggiamento, appropriazione indebita. furto aggravato, l’ultima è stata a dicembre del 2021… Tutte denunce archiviate”. Per la Procura di Nocera Inferiore, però, lo stalking non c’è: mancherebbe “la prova della sussistenza di un perdurante e grave stato di ansia o paura (da escludersi- per la Procura- già soltanto in considerazione della sopra riportata battaglia legale fra le parti, che dimostra la tenacia con la quale la persona offesa si oppone all’odierno indagato)”. Insomma, Grazia Biondi non avrebbe l’atteggiamento giusto che ci si aspetta da una vittima.


Ma l’archiviazione della denuncia è solo l’ultima delle delusioni che Grazia ha avuto dalla giustizia. “Le violenze da parte del mio ex marito sono iniziate nel 2002 e finite nel 2011, quando ho avuto il coraggio di non rimettere la mia ultima denuncia”. A dissuadere Grazia dalla denuncia in quei nove anni, la paura di ritorsioni su di sé e la sua famiglia e quella di non essere creduta. “Nove anni di botte e di paura, per i quali il mio ex è stato condannato a 10 mesi in primo grado con sospensione della pena“.



A suscitare sdegno in Grazia non è solo la forte riduzione della pena (il Pm aveva chiesto tre anni), ma anche la motivazione della sentenza: per il giudice, infatti le condotte del suo ex “appaiono causate anche da una forte incompatibilità caratteriale con la parte offesa che ha finito per scatenare l’indole violenta comunque latente nell’imputato”. In una sentenza di Tribunale, l’incompatibilità di carattere giustifica le botte. Non solo: “Il tenore di vita che i testi della difesa hanno delineato (viaggi, crociere e vacanze)- si legge ancora nella sentenza- le continue riconciliazioni tra i due (di cui ha dato atto anche la signora Biondi) hanno tuttavia reso la condizione di afflizione della parte offesa meno drammatica”. “Come se una crociera potesse rendere la sua violenza ‘meno drammatica’”, è il commento di Grazia Biondi.
E il reato per lesioni volontarie? “Estinto per intervenuta prescrizione. Così in Appello la pena è stata ridotta a 8 mesi e 15 giorni di reclusione, come confermato dalla Cassazione”.

Così Grazia Biondi, che mentre era malata di cancro al seno ha anche dovuto lasciare al marito la casa coniugale, oggi non pensa di aver ottenuto giustizia, anzi. “Il disagio economico creato dalle situazioni in cui mi ha trascinato il mio ex marito è immane. Dopo la violenza psicologica e quella fisica mi ha perseguitato attraverso cause e ricorsi falsi e ha usato contro di me ogni forma di violenza economica. Da quando l’ho lasciato ho perso il lavoro, perché lavoravo con lui”, ha dichiarato Grazia Biondi.
Proprio per questo, con la sua Associazione, oggi Grazia si batte per diffondere l’idea che per una donna “la libertà passa anche dall’autonomia economica e dall’alfabetizzazione finanziaria”.


“Spero che l’autorità giudiziaria si renda conto di tutta questa strumentalizzazione- è l’auspicio di Grazia Biondi- che ascolti le donne lontano da pregiudizi e stereotipi e che ci restituisca alla vita lontane dai nostri carnefici, dalle aule di giustizia e da tutto questo dolore immeritato. Purtroppo i ‘carnefici’ contano su una Giustizia disattenta o inconsapevole di essere strumentalizzata per continuare ad agire impuniti”, ha concluso.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it