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Gran Sasso, i movimenti attaccano: “L’Infn voleva scavare un altro tunnel”

E per questo era consapevole delle “enormi problematiche” che esistono nel laboratorio attuale

Pubblicato:13-09-2019 13:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:41

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ROMA – “L’istituto nazionale di Fisica Nucleare del Gran Sasso intendeva realizzare un ‘laboratorio B’ scavando un tunnel e una sala nel versante aquilano del Gran Sasso, a Camarda, o in quello teramano, ad Aquilano di Tossicia“. E per questo era consapevole delle “enormi problematiche” che esistono nel laboratorio attuale. Lo sostiene il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua, che oggi ha dato vita ad una mobilitazione in occasione dell’avvio del processo a Teramo per inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose in relazione al sistema acquifero del Gran Sasso.

Nel procedimento sono imputate 10 persone, tra cui rappresentanti legali e amministratori di Strada dei Parchi, Ruzzo Reti e Istituto nazionale di Fisica Nucleare. A dimostrarlo ci sono, sostengono dal Forum, alcuni documenti redatti tra il 2007 e il 2012 con lo scopo di creare una struttura in un luogo senza acqua: “Una piena consapevolezza delle enormi problematiche che esistono nel Laboratorio attuale, una vera e propria ammissione che a nostro avviso sarà anche utile nei vari procedimenti e che per questo è stata trasmessa alle due procure”, dicono.

“Un incontro per ricordare il ruolo avuto nel procurare documenti, relazioni e notizie che tanti, troppi enti hanno tenuto nei cassetti per anni- ha continuato il Movimento per la mobilitazione- Non solo il secondo tunnel, ma anche l’esercitazione Gran Sasso 2008, che evidenziano gravissime lacune praticamente sull’intera filiera della sicurezza”.


Il Movimento ha poi concluso denunciando il contenuto della relazione dei Vigili del Fuoco fatta per l’occasione. “Purtroppo dobbiamo prendere atto che ancora nel 2019, a distanza di 11 anni, in caso di incidenti e incendi nella galleria non viene assicurata un’adeguata gestione dell’emergenza e i tunnel non sono stati messi in sicurezza entro il 30 aprile 2019 secondo quanto prescritto dal D.lgs.264/2006”.

“Sugli adempimenti previsti da questa legge siamo riusciti proprio in questi giorni, dopo una diffida dell’avvocato Herbert Simone, ad avere l’autorizzazione dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per l’accesso agli atti”. La mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso ha denunciato quindi la difficoltà di reperire documenti ricordando le battaglie fatte e vinte “come quella contro l’esperimento Sox con materiale radioattivo. Avevamo ragione a protestare, informare e proporre. Sulla pericolosità di Sox, quando ancora ci sono giornali nazionali che non si sono accorti dei documenti e dei fatti arrivando a sostenere ancora nelle scorse settimane che la compianta Nadia Toffa avrebbe diffuso notizie non veritiere, oggi arrivano le parole del Procuratore Capo di Teramo Guerriero che in un’intervista mettono la parola fine anche su quell’argomento”.

L’associazione ribadisce quindi le sue priorità per trovare una soluzione al problema dell’acquifero del Gran Sasso: “Allontanare le 2.300 tonnellate di sostanze pericolose conservate nei laboratori, approvare la carta delle Aree di Salvaguardia dell’acqua da parte della Regione e la messa in sicurezza dei tunnel”.

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