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Egitto, carcere duro per l’avvocato dei desaparecidos e consulente della famiglia Regeni

L'accusa è aver collaborato con entità straniere per sovvertire lo Stato. A riferirlo è 'Al-Bedaiah', un portale di informazione indipendente egiziano.

Pubblicato:13-09-2017 09:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:41

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ROMA – Ibrahim Metwally Hegazy, avvocato e collaboratore dell’associazione che rappresenta la famiglia Regeni in Egitto, è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Tora, al Cairo, in regime di carcere duro. L’accusa è aver collaborato con entità straniere per sovvertire lo Stato. A riferirlo è ‘Al-Bedaiah’, un portale di informazione indipendente egiziano.

Metwally era scomparso domenica all’aeroporto del Cairo, mentre era in partenza per Ginevra, dove avrebbe dovuto partecipare al Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate e involontarie. “È solo grazie alla diffusione della notizia della sua scomparsa in Italia, alle prese di posizione dell’opinione pubblica e della politica italiana, anche in vista del ritorno imminente dell’ambasciatore al Cairo, che si è avuta notizia del suo luogo di detenzione” spiega all’agenzia ‘Dire’ Maaty El-Sandoubi, giornalista egiziano in esilio volontario in Italia per sottrarsi alla repressione del regime di Abdel Fattah Al-Sisi.


“Poco più di un anno e mezzo fa l’avvocato ed io abbiamo fondato insieme l’Associazione delle famiglie degli scomparsi in Egitto. I suoi membri avevano un sogno: fare luce sulla scomparsa di Giulio Regeni. La vittoria di quella battaglia per la verità avrebbe potuto avere conseguenze molto importanti per tutti i ‘desaparecidos’ del nostro Paese” prosegue El Sandoubi.

“Metwally era diventato l’avvocato di tutti i familiari di persone vittime di sparizione forzata, e per questo è stato arrestato. È un giurista in gamba, ma anche il padre di un ragazzo che è stato fatto sparire nel 2013, uno studente dell’ultimo anno di ingegneria – è il ricordo del cronista – tutto il lavoro dell’associazione si faceva al sindacato dei giornalisti, perchè era stato impossibile trovare un’altra sede.

L’arresto di Metwally, secondo El-Sandoubi, è anche un messaggio rivolto alla famiglia Regeni: “I familiari di Giulio hanno annunciato che si recheranno al Cairo tra poche settimane e avevano previsto di incontrare anche l’avvocato (ma non il nuovo ambasciatore, ndr) ma ora si ritroverannno soli” dice il giornalista.

“Credo che la normalizzazione del rapporto tra i nostri governi sia un messaggio, un permesso da parte dell’Italia all’Egitto di fare tutto quello che vuole agli egiziani” prosegue El-Sandoubi, che grazie al passaporto italiano, ottenuto dopo anni di lavoro come corrispondente dall’Italia, ha potuto lasciare il suo Paese per sfuggire a un clima sempre più repressivo nei confronti delle libertà di stampa ed espressione. “Un anno e mezzo fa sembrava che il governo italiano stesse puntando una pistola sul regime di Al-Sisi, ma con il ritorno dell’ambasciatore, previsto per domani, Giulio diventa un egiziano. E si scopre che la pistola era scarica”.

di Giulia Beatrice Filpi, giornalista

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