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Sport

Dejean, l’uomo della biomeccanica di Jacobs: “Può ancora migliorare”

ROMA – Sono passati pochi giorni dalla chiusura dei Giochi olimpici di Tokyo 2020 ma nella mente degli sportivi italiani rimangono ancora le vittorie dell’azzurro Marcell Jacobs, capace di mettersi al collo due medaglie d’oro. La prima nei 100 metri piani e la seconda nella staffetta 4×100. L’uomo più veloce del mondo.

Nei successi dell’atleta delle Fiamme Oro ci sono il tanto allenamento e la voglia di stupire il mondo ma anche un pizzico di Francia. Già, perché da due anni, accanto a Jacobs ‘corre’ Renaud Dejean, 49 anni da Dourdan, a 50 chilometri da Parigi, professione chiropratico. L’agenzia Dire lo ha intervistato.

Dejean racconta che l’esperienza al fianco dell’atleta italiano è iniziata due anni fa e spiega che “ci siamo conosciuti nel 2016 all’Istituto di medicina e scienza dello sport. Un giorno si è presentato il Direttore sanitario per chiedermi di dare una mano a Marcell per migliorarne le condizioni fisiche, dato che almeno due anni fa erano un po’ critiche. E così abbiamo iniziato a lavorare insieme”.

Una moglie, due figli, baffi alla Salvador Dalì, Renaud Dejean si sofferma sulla propria professione e sottolinea che “il chiropratico si occupa di migliorare, restituire e mantenere al meglio il sistema neuro-muscolo-scheletrico, quindi tutta la biomeccanica, in questo caso di Marcell”.

Dejean tiene poi a precisare di non essere un osteopata, perché “si tratta di due professioni distinte che si possono assomigliare da tanti punti di vista, poiché sono entrambe terapie manuali. L’obiettivo del chiropratico è quello di migliorare e di ottimizzare la funzione del neurone, mentre quello dell’osteopata consiste nel migliorare la condizione dell’arteria. Lavorano, dunque, in due direzioni diverse. Solitamente il chiropratico lavora per fare, ovviamente con criterio, aggiustamenti della colonna vertebrale come, ad esempio, ‘scrocchiamenti’ delle articolazioni. Abitualmente l’osteopata lavora più sulla parte del cranio e su quella viscerale”.

Parlando della propria professione Renaud Dejean aggiunge che “la chiropratica ha aiutato moltissimo Marcell e in maniera determinante nel gestire alcuni disturbi della sua biomeccanica. Così facendo non ha avuto bisogno di altri aiuti medicali di altissimo livello e abbiamo migliorato moltissimo la sua condizione. È certo che riuscire a mantenere questa sua biomeccanica nel miglior modo possibile, questo lungo periodo di due anni gli ha permesso di allenarsi con maggiore cura, con più continuità e limitando al massimo gli infortuni. È chiaro che tutto questo, alla fine dei due anni di lavoro, porta un vantaggio enorme rispetto agli altri atleti che non hanno tale seguito”.

Dejean sorride a chi gli chiede quanto ci sia di suo nei successi di Jacobs. E replica deciso: “Non lo so ma ricordo a tutti che a correre è stato Marcell, non io. Nel percorso fatto insieme, però, la chiropratica è stata certamente un buon aiuto”. Ma cosa ha provato quando Jacobs è diventato campione olimpico nei 100 metri, la gara più affascinante dei Giochi di Tokyo 2020? Emozioni fortissime quelle provate da Dejean, che racconta come “prima della partenza per il Giappone speravamo di fare un buon risultato, perché Marcell si era allenato molto bene, aveva fatto una stagione strepitosa: record italiano sui 60 metri, titolo europeo e, a maggio, record italiano sui 100 metri a Savona. Speravamo in una finale e, forse, in una piccola medaglia ma un oro era un sogno impossibile. Solo ora, a due settimane dalla prima medaglia d’oro, iniziamo a renderci conto di quanto fatto e dell’impatto che tutto questo avrà in futuro”.

Ora però, tutti gli italiani che hanno fatto il tifo per Jacobs dovranno aspettare il 2022 prima di rivedere le prestazioni dell’azzurro, bloccato da un problema al ginocchio. E mentre qualcuno maligna sullo stop del velocista italo-americano, arriva la notizia che uno degli atleti inglesi arrivati secondi proprio dietro all’Italia nella staffetta 4×100 è risultato positivo al doping. Diplomatico Dejean, che si dice “molto dispiaciuto per qualsiasi notizia che riguardi il doping, perché si tratta di armi non uguali per tutti. Noi lavoriamo sicuramente in modo molto diverso“.

Sulla decisione di Jacobs di rimandare al prossimo anno i propri impegni sportivi, Dejean precisa che “Marcell è estremamente forte ma non è una macchina che possiamo spingere oltre qualsiasi limite. Possiamo certamente migliorare la sua condizione ma non abbiamo il coltello puntato alla gola. Ha dato davvero tanto e di più, e non è un dramma se facciamo passare un po’ di tempo prima di rivederlo correre”.

Insomma, cosa dobbiamo aspettarci nel 2022 dall’atleta che a Tokyo ci ha virtualmente presi per mano e ci ha portato a correre con lui i 100 metri in 9 secondi e 80 centesimi? Dejean preferisce limitarsi solamente al tema della biomeccanica e dichiara che “in questi due anni di lavoro ho visto cose che sono migliorate nel corso del tempo e devo dire che ancora non è tutto perfetto. Quindi, per quanto riguarda la meccanica qualche piccola cosa possiamo ancora farla”, conclude.

Francesco Demofonti

Mi chiamo Francesco Demofonti, sono nato a Roma il 10 aprile 1975 e da sempre ho la passione per la scrittura. Avevo circa 10 anni, ero in quinta elementare, quando scrissi il tema che mi fece capire che da grande avrei fatto il giornalista. Scrissi una storia in cui raccontavo come salvare la Terra scoprendo nella galassia due pianeti, uno di latte e uno di ricotta. Non nego di aver cercato, come spesso capita ai figli, di seguire le orme dei miei genitori. In questo caso di mio padre, giornalista Rai. Credo, ora lo scrivo con il sorriso sulle labbra, di essere uno dei pochi figli di ex dipendente del servizio pubblico che non ha mai lavorato a mamma Rai nemmeno per un minuto. La mia vita professionale è stata ugualmente ricca di soddisfazioni. Una volta finiti gli studi al Liceo Classico Giulio Cesare mi sono iscritto alla Facoltà di Scienze Politiche all'Università La Sapienza. Davo esami e collaboravo per alcuni giornali di quartiere che mi facevano accumulare articoli per diventare pubblicista. Alle piccole testate si è poi aggiunta la collaborazione per Il Messaggero, dove ho conosciuto persone magnifiche, due su tutte il mio ex Direttore Fabrizio Paladini e la collega, e amica, Carla Massi. Ho scritto di tutto, cronaca bianca in particolare ma anche sport e la mia soddisfazione maggiore è stata intervistare di persona Claudio Ranieri, all'epoca allenatore del Chelsea. Non trovando un lavoro stabile qui a Roma sono partito per...l'Argentina. Parlavo già lo spagnolo perchè da adolescente avevo frequentato un corso alla Casa della cultura argentina. Ho vissuto quattro mesi tra Buenos Aires e varie città argentine. Qui ho migliorato definitivamente lo spagnolo, ho fatto anche un corso di portoghese e lavorato all'Ansa di Buenos Aires, sotto la guida di Tonino Cavallari. Una 'passantilla', quella più comunemente conosciuta come stage. Esperienza fantastica, con colleghi italiani e sudamericani che non dimenticherò mai. A Bueno Aires ho inoltre frequentato un corso di giornalismo e il free press 'Metro' ha pubblicato una mia inchiesta su alcune storie di italiani residenti all'estero. In quel periodo ho pubblicato anche un mio articolo su un giornale argentino: in questo caso si trattava della storia di un fotografo...di divorzi! Una volta tornato in Italia ho fatto uno stage di alcuni mesi a Radio Vaticana, dove mi sono occupato di cronaca (con dirette su qualsiasi tema, tra cui i funerali per i caduti di Nassirya). Poi sono stato assunto a tempo indeterminato in un Network radiofonico nazionale. Per dieci anni ho scritto i testi e speakerato i giornali radio in diretta. Mi sono occupato di qualsiasi tema: dalla politica estera a quella interna, dalla sanità alla cronaca fino allo sport e alla cultura. Nel corso di questo lungo periodo ho superato l'esame da giornalista professionista, con una tesina sull'Argentina, dalla dittatura militare ai giorni nostri. Terminata l'esperienza radiofonica sono stato assunto da un'agenzia di comunicazione nazionale, sempre con contratto a tempo indeterminato. Altri dieci anni durante i quali mi sono specializzato nelle tematiche legate alla salute e alla sanità. Tematiche che ho potuto proseguire all'agenzia DiRE. Dopo la mia assunzione nel 2019 sono stato immediatamente 'prestato' al Ministero della Salute, lavorando come ufficio stampa della Sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa. Ho inoltre collaborato con l'ufficio stampa del Ministero per l'organizzazione di eventi e conferenze stampa. Un anno e mezzo davvero emozionante, vissuto in piena pandemia da Covid. Un anno e mezzo gratificante sia umanamente che dal punto di vista professionale. Una volta chiusa l'esperienza di Governo (Sandra Zampa non è infatti stata riconfermata) sono tornato a lavorare nella redazione romana della DiRE, dove faccio parte del settore salute.

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