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Le donne guadagnano meno, Zuppi: “Che scandalo”

BOLOGNA - Lo ha detto Papa Francesco, lo ripete

Pubblicato:13-07-2016 17:37
Ultimo aggiornamento:13-07-2016 17:37

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ErDonne01 BOLOGNA – Lo ha detto Papa Francesco, lo ripete l’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi: che ancora oggi le donne guadagnino meno degli uomini “è uno scandalo”. E le soluzioni “si trovano cercandole, con umiltà e visione”. Secondo Zuppi, “il problema potrebbe essere anche da entrambe le parti e se non si corregge, a monte o a valle, è un meccanismo che si perpetua”. In ogni caso, sottolinea il vescovo con una metafora, “il vero scandalo è quando c’è un vetro che non si vede. Quando sbatti contro il problema, ma non te ne rendi conto”. Zuppi è intervenuto così questa mattina al convegno organizzato a Bologna dalla Cisl Emilia-Romagna proprio sulla mancata equità salariale tra uomo e donna. Secondo i dati disponibili sul 2014, in regione la media dello stipendio di un lavoratore è di 27.030 euro all’anno, mentre una lavoratrice guadagna in media 18.110 euro: un gap del 22%. Ma la differenza non è solo tra uomo e donna. In genere, i lavoratori stranieri guadagnano meno degli italiani: la retribuzione media di un addetto che viene da un altro Paese corrisponde al 56% della media di un dipendente in Emilia-Romagna. Per le donne è il 54%. Lo stipendio medio di uno straniero è comunque in crescita dal 2010 (+3,6% nel 2014 rispetto all’anno prima).

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“Prima di tutto bisogna rendersi conto del problema- afferma il segretario regionale Cisl, Giorgio Graziani- e sistematizzare un monitoraggio i livelli retributivi in ogni settore, perché sia esplicito il problema. E questo oggi non c’è”. Allo stesso tempo, sostiene Graziani, serve un’azione “a livello contrattuale che tenga conto delle condizioni di genere”. Infine, lancia l’idea il leader Cisl, occorre “costruire iniziative dedicate. Ad esempio, prevedere che una volta all’anno le donne escano prima dal lavoro senza perdita di salario”. Insomma, “non possiamo lasciare che passino altri 70 anni per arrivare alla parità” degli stipendi. Secondo l’assessore regionale alle Pari opportunità, Emma Petitti, è un tema che riguarda “la qualità della democrazia. In Emilia-Romagna il livello è migliore, ma il divario c’è. E non è un tema di competenze, perché le donne qui hanno accesso a una formazione di qualità”. Secondo Petitti, che assicura l’impegno della Regione su questo problema e ricorda le azioni messe in campo in questo inizio di mandato per la parità, “il primo lavoro da fare è di tipo culturale, a iniziare dalle scuole. Nessuno me lo toglierà mai dalla testa”.


di Andrea Sangermano, giornalista professionista

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