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Sud Sudan, cooperante: “Alta tensione, non solo a Juba”

ROMA - “L'aeroporto piu' vicino e' nella citta' di Bor

Pubblicato:13-07-2016 14:44
Ultimo aggiornamento:13-07-2016 14:44

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gaibaImg2ROMA – “L’aeroporto piu’ vicino e’ nella citta’ di Bor ma resta chiuso; la regione e’ una delle piu’ a rischio di conflitto anche per il suo peculiare mix etnico”: a parlare con la Dire e’ Giovanna Gaiba, del Comitato collaborazione medica (Ccm), ong dal 1983 in prima fila nell’assistenza in Sud Sudan. La sua voce arriva da Mingkaman, un villaggio dello Stato di Lakes, situato nella parte centro-settentrionale del Paese. “La speranza e’ che presto possano riprendere i collegamenti garantiti da Unhas, il servizio di trasporti umanitari delle Nazioni Unite” sottolinea Gaiba: “In queste ore c’e’ pero’ ancora molta incertezza e le notizie in arrivo da Juba non rassicurano”.

La capitale e’ l’epicentro degli scontri armati scoppiati venerdi’ tra i militari fedeli al presidente Salva Kiir e le fazioni legate al suo vice Riek Machar. Nonostante nelle ultime 24 ore non siano stati segnalati nuovi combattimenti, la situazione resta tesa. “I civili e in particolare i cittadini stranieri sono sottoposti a taglieggiamenti e minacce” riferisce Gaiba: “Anche per questo il Ccm ha fatto evacuare da Juba il proprio personale straniero, keniano, etiopico e ugandese”.

Fonti governative hanno riferito di oltre 270 morti in appena quattro giorni mentre ieri sera l’Ufficio dell’Onu per l’assistenza umanitaria (Ocha) ha stimato in almeno 42 mila le persone costrette a fuggire a causa delle violenze. Il contesto e’ quello di un Paese allo stremo, divenuto indipendente dal Sudan nel 2011 ma sprofondato in un conflitto civile appena due anni e mezzo dopo. Di certo, i combattimenti dei giorni scorsi alimentano il timore che gli accordi di pace e il governo di unita’ nazionale insediato ad aprile non siano sufficienti a riportare la pace.


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