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ROMA – Sembrava un turista straniero come tanti, a Skiathos, isola greca nel mar Egeo settentrionale: poco meno di 50 chilometri quadrati e 44 chilometri di costa, con un aeroporto, perciò facilmente raggiungibile da Roma in volo. È stato fermato proprio lì, oggi, venerdì 13 giugno, in quella meta turistica conosciuta in tutto il mondo, Rexal Ford, 46 anni, l’uomo che avrebbe ucciso madre e figlia ritrovate quasi una settimana fa nei giardini di Villa Pamphili.
Il Procuratore capo di Roma, Francesco Lovoi, in conferenza stampa, oggi pomeriggio ha confermato la notizia diffusa in tarda mattinata: è stato fermato in Grecia a seguito di un mandato d’arresto europeo quello che potrebbe essere l’assassino della bimba trovata senza vestitini e senza vita tra le sterpaglie del parco della Capitale.
Il mandato di arresto europeo è stato trasmesso alle competenti autorità greche di pari passo all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip dunque, mentre l’indagine “è ancora in corso e durerà- ha anticipato il procuratore capo- perché gli accertamenti scientifici e forensi non hanno ancora restituito prove certe sulle cause della morte della donna” la quale oltretutto, ha aggiunto “non ha ancora una identificazione precisa”. Diversamente dal caso del presunto omicida, rispetto il quale “abbiamo l’identificazione”, ha precisato Lovoi.
Per avere il nome della donna quindi “si dovrà ancora lavorare”, come per capire quali siano stati le effettive cause della sua morte. In particolare, proprio per questi interrogativi ancora aperti, “l’ordinanza di custodia è stata emessa solo in riferimento ai gravi indizi sulla morte della bambina”, che l’autopsia ha portato alla luce. La bambina di circa 6-8 mesi sarebbe morta a qualche giorno di distanza dalla madre, lasciata a stomaco vuoto, percossa e strangolata. Prima del ritrovamento del suo corpicino diversi testimoni hanno raccontato di averla vista proprio in braccio a quell’uomo, lo stesso che, una volta arrestato, agli investigatori ha confessato che la bambina trovata morta “era sua figlia”. Lo ha riferito, nel corso della conferenza stampa, il procuratore aggiunto di Roma, Giuseppe Cascini, sottolineando però che “non ci sono al momento elementi scientifici per avere la certezza della relazione parentale”.
Il procuratore ha sottolineato come la “grande opera di insieme” della rete di autorità, e forze dell’ordine internazionali abbia portato nel giro di una settimana a “risultati formidabili”, ovvero la svolta dell’arresto dell’uomo sospettato degli omicidi. “Siamo partiti senza avere alcun elemento in mano, eravamo in presenza di due cadaveri, una donna e una bambina, prive di vestiti, documenti, tracce per l’identificazione”. Si è quindi proceduto “grazie alla messa a sistema di tutti i metodi investigativi possibili- ascolto testimoni, esame delle immagini delle telecamere di sorveglianza, esami scientifici- unitamente- ha tenuto ha precisare- all’aiuto venuto dalla trasmissione “Chi l’ha visto”, da cui è arrivato lo spinto utile per indirizzare le indagini”. Quindi il ringraziamento alle autorità statunitensi “per i contributi utili ai fini dell’identificazione del soggetto” e alle competenti autorità giudiziarie e di polizia greche che “ci hanno assistito con la massima sollecitudine ed efficienza- prosegue Lovoi- per eseguire nel modo più rapido possibile il provvedimento in modo da poter eliminare un ulteriore passaggio di fuga”. Infatti il sospettato da Skianthos poteva passare in una qualsiasi delle migliaia di isole greche tramite i numerosi traghetti, chiarisce il procuratore, cosa che avrebbe complicato di molto le ricerche.
Ora la Procura attende le prossime mosse di Ford: “Vediamo che posizione processuale assumerà dopo l’arresto”, conclude il procuratore, non senza spiegare ulteriori dubbi degli inquirenti sul comportamento tenuto dall’uomo. “Non è propriamente comprensibile o non è particolarmente appropriato- sottolinea- il fatto che un soggetto che si accompagnava alla donna e alla bambina, una volta morte, si allontani dal nostro territorio senza chiamare aiuto o chiedere intervento di un medico o delle forze dell’ordine o di chiunque potesse dargli una mano nel momento in cui si sono verificate le morti”. Un comportamento che “di per sé non depone bene- termina il procuratore capo- e costituisce un altro elemento di sospetto nei suoi confronti”.
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Gli inquirenti sono arrivati a Ford all’indomani dell’identificazione sua e di quella, seppur parziale, dei due cadaveri di donna e bambina ritrovati meno di una settimana fa nel giardino di Villa Pamphili. Il nome del presunto killer, Rexal Ford, è stato diffuso solo nel tardo pomeriggio di oggi, dopo la conferenza stampa della Procura di Roma: si sa che è cittadino americano, come si pensa che lo siano la donna e la bambina, ha 46 anni e dei precedenti. È accusato di aver ucciso la neonata trovata a Villa Pamphili ed è sospettato di aver avuto un ruolo anche nella morte della madre.
Sarebbe arrivato sull’isola greca pochi giorni dopo l’omicidio della piccola, lasciata senza cibo dopo la morte della madre, percossa e strangolata a soli 6-8 mesi, prima di abbandonarne il corpo a poche centinaia di metri dalla donna, morta ormai da diversi giorni. Dal ritrovamento dei corpi, avvenuto lo scorso 8 giugno, alla loro identificazione sono passati diversi giorni: abbastanza per giungere a Skianthos e confondersi tra le migliaia di turisti di lingua inglese presenti. Ma lui, come hanno riferito alcune testimonianze, parlava anche italiano.
Una volta identificato, non è stato difficile arrivare a Ford, anche perché non si è mai liberato del suo cellulare: il controllo sulle celle telefoniche ha circoscritto la zona in cui si trovava ed è stato così rintracciato. A portare all’uomo è stata la cella telefonica agganciata dal suo cellulare, che ha circoscritto la zona in cui si trovava. Ora agli inquirenti spetta il compito di accertare i suoi trascorsi in Italia, quali fossero i legami effettivi con le due vittime e le sue eventuali responsabilità.
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