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ROMA – “Spero che sia per tutti uno splendido addio”. Così l’’indy-struttibile’ Harrison Ford appende cappello, frusta e giacca di pelle al chiodo con l’attesissimo ‘Indiana Jones e il Quadrante del Destino’ dal 28 giugno al cinema con The Walt Disney Company Italia.
Il divo torna nei panni iconici del leggendario eroe archeologo, nato nel 1981 con ‘I predatori dell’arca perduta’ diretto da Steven Spielberg e basato su una storia di George Lucas. Da quel momento, ha appassionato intere generazioni con i suoi valori, la sua dedizione nel preservare la Storia, il suo grande cuore, il suo essere al tempo stesso burbero e sentimentale ma anche un normale professore universitario e uno spericolato avventuriero. Insomma, un uomo della porta accanto che in un attimo esce dall’ordinario per spettinare gli spettatori, cambiando la propria esistenza e quella degli altri.
‘Il Quadrante del Destino’ è il primo capitolo della saga non diretto da Spielberg. Alla regia c’è James Mangold (‘Le Mans ’66 – La grande sfida’). “È stato davvero emozionante affrontare questo franchise importante che è popolare da tempo. Io sono cresciuto ammirando Harrison Ford, George Lucas, Kathleen Kennedy e John Williams. Persone che hanno plasmato il mio amore per il cinema. È stata una delle esperienze più belle della mia vita?”, ha raccontato il regista in occasione dell’incontro stampa internazionale.
Nel film non solo effetti speciali ma anche l’effetto umano. “La sfida più difficile da superare in questo film – ha proseguito Mangold – è stata la logistica, le acrobazie, le riprese in molti luoghi diversi, girare in luoghi diversi ed entrare. Per me – ha ammesso il regista – la sfida più grande, che è al centro di ogni mio lavoro, è assicurarmi che il film abbia cuore e che il cast abbia lo spazio necessario per portare la sua umanità in quello che fa. Non è semplice raccontare un’avventura di così larga scala con effetti visivi e inserire anche le meravigliose contraddizioni della condizione umana“.
In ‘Indiana Jones 5’ il professore Jones (Ford) è prossimo alla pensione ma in una scena esprime tutta la sua determinazione per trasmettere la Storia ai suoi studenti. Ma il mondo sembra aver superato questo genere di passioni. Ma non è mai troppo tardi per l’ultima avventura. Il destino di “Indy” si incrocia con quello della sua figlioccia Helena, interpretata da una meravigliosa Phoebe Waller-Bridge. In un attimo la magia. La celebre musica della saga e Ford che torna ad indossare la sua divisa per affrontare un vecchio rivale nazista, Jürgen Voller, interpretato da un malvagio Mads Mikkelsen. Nel corso dei quattro film “abbiamo dimostrato i punti di forza di Indy. Qui, invece, le sue debolezze”, ha detto Harrison Ford.
“Ci siamo interrogati su cosa significa essere qualcuno che ha vissuto una vita così intensa e ritrovarsi in una vita normale? Questa è la storia di una persona che parte per l’ultima corsa, ma anche una storia di risveglio”, ha spiegato Mangold.
“È un anziano verso la pensione. Da un punto di vista drammatico – ha aggiunto Ford – funziona e introduce il personaggio di Phoebe, che è uno stimolo forte per la trama. La debolezza di Indy è rappresentata dai segni del tempo. Io sono soddisfatto – ha dichiarato Ford – perché abbiamo riportato Indiana Jones nelle vite del pubblico che ama questo personaggio con una storia fantastica. Spero che per loro sia uno splendido addio“.
Indiana Jones “significa per me quello che significa per il pubblico. Pensavo di conoscere tutto su di lui e invece c’è ancora tanto da scoprire”, ha ammesso il divo, che da attore segue la lezione di Marlon Brando: ‘non può importartene troppo o la gente se ne accorgerà’. “Credo che ci voglia dire di non pensare al risultato, ma di essere solo concentrati sull’essere presente in quel progetto, in quelle scene“, ha spiegato Ford.
Indy, come un grande maestro, in questo capitolo della saga lascia grande spazio a Helena (Waller-Bridge). L’aspetto vincente del suo personaggio è di non essere la versione femminile di Indiana Jones. Helena ha una sua narrativa ben precisa a partire dai suoi abiti e dal suo essere ribelle. “È dura, poco empatica ed ha un forte senso dell’umorismo. Ma è la persona giusta per Indy. Con lo sbarco sulla Luna la gente guarda al futuro, come vediamo nel film, ma lui è triste. Lei gli riaccende i ricordi del passato. Grazie a lui impara ad essere vulnerabile. Passo dopo passo il loro rapporto è sempre più forte”, ha raccontato Waller-Bridge. I due, infatti, regalano momenti di incontro generazionale che mostra come gli adulti possono essere una grande risorsa per i giovani e viceversa.
Per Mads Mikkelsen “è la prima volta nei panni di un nazista. Ho cercato di umanizzarlo il più possibile. Ovviamente non condivido le sue idee e i suoi obiettivi”, ha sottolineato Mikkelsen. “Da spettatore ho sempre voluto essere Indy o un personaggio che gli ruotasse attorno. Invece sono finito per essere un nazista. Mai scordarsi di una cosa: un attore è un bugiardo professionista, ma non deve mai mentire”, ha concluso l’attore.
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