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Migranti, Salvini: “Sea Watch deve sbarcare a Tripoli”. La nave: “No, è un crimine”

I legali di Sea Watch hanno anche annunciato una querela per diffamazione al ministro dell'Interno

Pubblicato:13-06-2019 12:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:24
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ROMA – “La nave illegale, dopo aver imbarcato 52 immigrati in acque libiche, si trova ora a 38 miglia dalle coste libiche, a 125 miglia da Lampedusa, a 78 miglia dalla Tunisia e a 170 miglia da Malta. Le autorità libiche hanno assegnato ufficialmente Tripoli come porto più vicino per lo sbarco. Se la nave illegale Ong disubbidirà, sea watch screenshotmettendo a rischio la vita degli immigrati, ne risponderà pienamente”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Pronta la risposta della ong: “Non sbarcheremo naufraghi in Libia”. 

“La Sea Watch non sbarcherà i naufraghi in Libia. Tripoli non è un porto sicuro. Riportare coattivamente le persone soccorse in un Paese in guerra, farle imprigionare e torturare, è un crimine. È vergognoso che l’Italia promuova queste atrocità e che i governi UE ne siano complici”. Cosi’ sull’account twitter della Ong.

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FONTI VIMINALE: SEA WATCH VERSO TUNISIA SENZA MOTIVO

“Inutili sofferenze per gli immigrati a bordo della SeaWatch: da ore – senza motivo – sono fermi in mezzo al Mediterraneo. La SeaWatch ha chiesto a Tripoli un Pos e ha ricevuto risposta positiva. Eppure, ha appena modificato la rotta dirigendosi verso la Tunisia anziché verso Sud. Si trova a 69 miglia da Zarzis, a 48 da Tripoli, a 124 da Lampedusa e a 176 da Malta. C’è preoccupazione per le persone a bordo, tra cui alcuni bambini che potrebbero sbarcare al più presto come richiesto dalla stessa SeaWatch”. Lo riferiscono fonti del Viminale.

MIGRANTI. SEA WATCH: DIFFAMATI DA SALVINI, QUERELIAMO

I legali di SEA-WATCH annunciano una querela per diffamazione nei confronti del Ministro dell’Interno Matteo Salvini.

“A seguito del soccorso di 53 naufraghi da parte della Sea-Watch 3, il Ministro Salvini ha rilasciato, ancora una volta, innumerevoli dichiarazioni diffamatorie a mezzo stampa insultando la ONG e l’operato della sua nave; operato che si sostanzia, sempre, in legittima attività di soccorso e salvataggio”, spiegano i legali Alessandro Gamberini e Leonardo Marino.

“Occorre precisare- proseguono- che le autorità libiche non hanno dato alcuna indicazione alla nave della ONG da noi rappresentata la quale ha rispettato la vigente normativa internazionale che, come oramai noto, vieta il trasbordo e lo sbarco in territorio libico. Il Ministro sa bene che fare rientrare chi fugge da guerre, violenze e soprusi in un paese che non è qualificato come ‘Porto Sicuro’, in costante guerra civile, costituisce una gravissima violazione dei diritti umani, del diritto del mare e del diritto dei rifugiati. Utilizzare l’importante ruolo istituzionale di capo del Viminale, in assenza di elementi oggettivi a supporto delle proprie asserzioni, costituisce violazione delle proprie competenze e lascia, peraltro, perplessi sull’attenzione e le energie che il Ministro ripone sull’attività svolta dalle ONG che oggi ha soccorso solamente 53 naufraghi quando, ricordiamo, ogni giorno arrivano decine e decine di persone a bordo di barche fantasma nonché, come nelle ultime settimane, di navi militari e mercantili”.

Inoltre, concludono i legali, “l’esito delle indagini rivolte sull’operato delle ONG smentisce categoricamente il Ministro dell’Interno. Pertanto, in qualità di difensori della ONG Sea-Watch, i sottoscritti annunciano una querela per diffamazione a mezzo stampa nei confronti del Ministro dell’Interno Matteo Salvini”.

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