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Oxfam denuncia: “Con il ‘Dl Cutro’ l’accoglienza diventa detenzione”

A lanciare l'allarme è Giulia Capitani di Oxfam, che illustra gli effetti del decreto che interviene sul tema migratorio già convertito in legge nei giorni scorsi

Pubblicato:13-05-2023 16:00
Ultimo aggiornamento:17-05-2023 11:03

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TRIESTE – “In Italia stiamo passando da un sistema di accoglienza a uno di detenzione per i richiedenti asilo. Il cosiddetto Dl Cutro è peggio dei ‘decreti Salvini‘”. A lanciare l’allarme è Giulia Capitani di Oxfam, che all’agenzia Dire illustra gli effetti del decreto che interviene sul tema migratorio già convertito in legge nei giorni scorsi. “D’ora in poi- continua l’esperta di Oxfam- la stragrande maggioranza dei migranti e richiedenti asilo che arriveranno nel nostro paese via mare o via terra potranno essere inseriti non nei centri di accoglienza, come i Sai o i Cas (questi ultimi comunque privati di servizi), ma verranno rinchiusi in strutture, in attesa che venga valutata la richiesta d’asilo. Per legge ci vuole un mese ma sappiamo che questi tempi spesso si dilatano. Ma ciò che ci preoccupa di più- avverte Capitani- è il fatto che le persone verranno private della libertà in assenza reato. Eppure stanno solo chiedendo asilo, un altro diritto sancito dalla Costituzione”. Secondo il nostro codice, infatti, entrare in Italia in modo irregolare non è un crimine penale bensì rientra negli illeciti amministrativi, una categoria per i quali non è prevista la pena del carcere.

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La nuova legge invece secondo Capitani “tocca la libertà dell’individuo, che non solo è un diritto sancito dalla Costituzione ma è il fondamento dei sistemi giuridici occidentali”. A ciò si aggiungerebbe la “vaghezza della riforma” che non chiarirebbe in quali strutture i migranti verranno portati: “potrebbero coincidere con gli hotspot o peggio, con i Centri per il rimpatrio (Cpr), da dove già sono emerse denunce rispetto alle condizioni inumane di detenzione, con esperti arrivati a definirli degli zoo per esseri umani”.
Non solo. La legge prevede l’apertura di nuovi centri – 40 milioni stanziati solo per i Cpr – che come riporta Capitani “saranno decisi e gestiti dal governo e dai prefetti, anche in deroga alle attuali normative. Così facendo- osserva- si tagliano fuori regioni e comuni, che tuttavia si troveranno di fatto a dover fare i conti con tutti i problemi derivanti dall’avere una struttura simile sul proprio territorio”.
Infine, come per i Cpr, “è probabile che sarà di fatto negato l’accesso a chi fornisce servizi ai migranti, come ad esempio avvocati, mediatori o operatori sociali. Già ora sevono chiedere un permesso, molto difficile da ottenere”.
Capitani conclude: “Il parlamento ha respinto i nostri emendamenti alla legge, quindi non ci resta che continuare ad informare la cittadinanza. Attendiamo poi i decreti attuativi, i regolamenti e le circolari del ministero. Auspichiamo che una volta arrivati, il quadro si chiarirà, ma per noi resta il tema della violazione dei diritti costituzionali”.


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L’intervista è avvenuta a margine del panel “Accoglienza: invertire la marcia per uscire dall’emergenza“, nell’ambito del Festival Sabir in corso a Trieste. Dagli altri relatori è emersa preoccupazione anche per la decisione contenuta nel Dl Cutro di tagliare i corsi di italiano per i migranti appena arrivati dai paesi extra europei, “che avrà ripercussioni negative sul loro percorso di inserimento lavorativo e di inclusione sociale”.

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