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Viaggio nella Biblioteca dei Girolamini amata da Giambattista Vico

A Napoli tra libri pregiati e sale storiche che presto riapriranno al pubblico

Pubblicato:13-05-2022 09:57
Ultimo aggiornamento:13-05-2022 09:57

Biblioteca Girolamini 3-min
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NAPOLI – Giambattista Vico lo capì subito: quella collezione immensa, frutto di una vita di studio e amore per la bellezza, non poteva rischiare di essere dispersa. Il filosofo era solito condurre le sue ricerche nella biblioteca dei Padri Girolamini, arrivati a Napoli alla fine del Cinquecento e insediati a Palazzo Seripando e Filomarino. È qui che i religiosi – il cui nome deriva dalla chiesa di San Girolamo della Carità, primo insediamento di San Filippo Neri a Roma – costituirono il loro oratorio con annessa la biblioteca. Ed è a loro che Vico si rivolse per salvare il patrimonio di Giuseppe Valletta, filosofo, avvocato e letterato amante dei libri e dell’arte, tanto da arrivare a possedere una raccolta di diciottomila volumi, oltre a statue antiche, epigrafi e una ricca serie di vasi. 

I Girolamini si lasciarono convincere dalla proposta di Giambattista Vico. Ma non solo. “Oltre ad acquistare tutta la collezione di libri, statue, vasi ed epigrafi, decisero anche di farsi promotori di un’opera di architettura di interni, ristrutturando il grandissimo Salone della biblioteca che venne allestito per accogliere non solo il Fondo Valletta, ma anche i libri che i Padri stessi avevano raccolto a partire dal loro arrivo in città”, racconta all’agenzia Dire Antonella Cucciniello, direttrice della Biblioteca e del Complesso monumentale dei Girolamini.

Entrato a far parte del circuito degli Istituti autonomi del ministero della Cultura soltanto nel 2019, in realtà questo gioiello, che trova spazio proprio di fronte al Duomo, è tra le più antiche biblioteche di Napoli, tra gli ambienti di rilievo del Complesso monumentale dei Girolamini. Un sito di straordinaria bellezza, a partire dalla chiesa realizzata tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento. Dedicata alla Natività di Maria e tutti i Santi, alle sue maestose decorazioni, che la rendono una delle tappe imprescindibili del barocco napoletano, contribuirono maestri come Guido Reni, Pietro da Cortona e Luca Giordano.


Parallelamente alla costruzione della chiesa, così come avvenne a Roma con la Vallicelliana, i discepoli di San Filippo Neri inaugurarono una biblioteca. Grazie alle acquisizioni conseguite dai Padri con lo scopo di rendere la loro libreria “comune e pubblica”, il patrimonio librario si arricchì notevolmente già nel corso del Seicento, tanto che la biblioteca diventò luogo di studio prediletto per gli intellettuali del tempo, tra cui proprio Giambattista Vico. Con lo stesso spirito di dedizione allo studio e condivisione con la comunità, i Girolamini decisero di rilevare la raccolta di Giuseppe Valletta e di sistemare la Sala principale della biblioteca per accogliere quella collezione così ricca.

Realizzata tra il 1727 e il 1736, la Sala dedicata proprio a Vico ancora oggi è conservata nei suoi elementi originali, con le scaffalature in legno su due livelli in cui sono disposti i libri collocati per formato. Oltre l’ordine superiore, i medaglioni riportano i ritratti dei più celebri Padri Girolamini, mentre sul soffitto in legno un maestoso dipinto su tela raffigura il trionfo della fede sulla scienza. Tra i testi della collezione Valletta conservati nella Sala Vico, anche manoscritti dal XII al XVI secolo, come la Cosmogonia di Tolomeo finemente miniata e commissionata in ambito fiorentino in seno alla famiglia Piccolomini, o il pregiatissimo Codice miniato che raccoglie le Tragedie di Seneca. 

 “Un altro punto focale fortemente identitario della Biblioteca del Complesso monumentale dei Girolamini- tiene a dire Cucciniello- è il Fondo musicale, che non può essere messo in subordine rispetto al materiale librario perché stiamo parlando di una raccolta incredibile, profondamente legata al ruolo che gli Oratoriani riconobbero alla musica non solo come occasione di elevazione spirituale, ma anche proprio come pratica sociale fatta anche di formazione e produzione”. Tra i tanti, spicca uno spartito del compositore Francesco Scarlatti, un’opera manoscritta, dunque in unica copia, che la Biblioteca ha digitalizzato per metterla a disposizione della comunità internazionale di studiosi. “Questo è l’unico suo spartito che si conserva in una biblioteca pubblica”, spiega la direttrice, che aggiunge: “La musica è stata il mezzo scelto dai Padri Girolamini per avvicinare la comunità. Oggi di questo passato custodiamo un archivio musicale incredibile, fatto di edizioni a stampa rare e antiche, ma anche e soprattutto di spartiti autografi non sempre noti oggetto di ricerca da parte dei musicologi che, grazie a questo materiale, stanno ricostruendo una pagina della musica barocca europea assolutamente significativa”.

I lunghi corridoi che collegano gli altri ambienti della Biblioteca – tra cui la Sala storica dedicata a Benedetto Croce – sono scanditi dalle opere pittoriche che fanno parte della Quadreria del Complesso monumentale. Si tratta di una collezione ricchissima che va dai primi anni del Cinquecento fino alla prima metà del Settecento, con autori di assoluta maestria come Battistello Caracciolo, Jusepe de Ribera, Mathias Stomer, Andrea Vaccaro e Guido Reni. Un patrimonio a oggi non fruibile, così come tutto il resto dell’Istituto, interessato da un imponente intervento di restauro che mira prima di tutto a mettere in sicurezza l’edificio per poi riaprirlo al pubblico. “Non può essere sottaciuto che in questo momento la Biblioteca e il Complesso monumentale dei Girolamini è un grande, febbrile cantiere- dice infine Cucciniello- È così che, insieme a tutte le istituzioni periferiche del ministero della Cultura che operano sui Girolamini di Napoli, stiamo restituendo allo splendore che meritano ambienti e spazi storici che molto presto la comunità potrà finalmente ritrovare”.

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