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Calcio, il presidente del Verona indagato per appropriazione indebita e autoriciclaggio: sequestrati 6,5 milioni

Per gli inquirenti, il patron Maurizio Setti avrebbe sottratto soldi alle casse dell'Hellas per salvare altre due società

Pubblicato:13-05-2021 15:56
Ultimo aggiornamento:13-05-2021 15:57
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BOLOGNA – La Guardia di finanza di Bologna è al lavoro per recuperare 6,5 milioni di euro che, secondo gli investigatori, il patron della società di calcio dell’Hellas Verona, Maurizio Setti, avrebbe sottratto alle casse della stessa Hellas per scongiurare il fallimento di altre due società bolognesi che rientravano nella catena di controllo della società calcistica. Setti, imprenditore carpigiano che in passato è stato anche vicepresidente del Bologna, è indagato dalla Procura bolognese per appropriazione indebita e autoriciclaggio, e al momento i finanzieri hanno recuperato circa 950.000 dei 6,5 milioni per i quali il gip Sandro Pecorella ha disposto il sequestro preventivo.

LA GDF: “MAQUILLAGE CONTABILE PER EVITARE FALLIMENTO SOCIETÀ”

È un’operazione di “maquillage contabile”, come la definiscono la Guardia di finanza, il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, e il gip bolognese Sandro Pecorella quella che il patron dell’Hellas Verona, Maurizio Setti, avrebbe messo in piedi per salvare dal fallimento un’altra sua società drenando soldi alla stessa Hellas. Per questo motivo Setti si trova ora indagato per appropriazione indebita e autoriciclaggio dal procuratore aggiunto Francesco Caleca e dal pm Elena Caruso, che hanno chiesto e ottenuto da Pecorella un provvedimento di sequestro preventivo per un valore di 6,5 milioni di euro, in parte già recuperati. L’inchiesta delle Fiamme gialle bolognesi, muove da una controversia che ha visto contrapposti, in sede civile, Setti e un altro imprenditore, Gabriele Volpi, ex proprietario dello Spezia. Quest’ultimo, si legge nel provvedimento del gip, “ha indubbiamente finanziato Setti nella sua impresa di prendere in gestione l’Hellas”, e poi come creditore “ha avviato un contenzioso civile culminato in richieste di fallimento” delle società HV7 e H23, richieste accolte dal Tribunale di Bologna ma “respinte in sede di reclamo dalla Corte d’appello”.

NESSUN SEQUESTRO NEI CONFRONTI DEL VERONA

Le due società bolognesi, spiega la Guardia di finanza, “rientravano, nel recente passato, nella catena di controllo” dell’Hellas, e dagli accertamenti svolti è emerso che “la loro partecipazione nella società calcistica era stata oggetto, negli anni, di vorticose operazioni di cessione infragruppo e rivalutazioni (anche grazie al coinvolgimento di società estere), che ne avevano strumentalmente e ingiustificatamente incrementato il valore”. Nel corso delle indagini, le Fiamme gialle hanno scoperto “una sofisticata operazione di autoriciclaggio per ben 6,5 milioni di euro, importo illecitamente sottratto dall’indagato alle casse della società calcistica sfruttando il suo doppio ruolo di amministratore e socio unico”. Queste somme “sono state quindi impiegate indebitamente per portare a compimento un articolato piano di ristrutturazione” della HV7, interamente partecipata dalla H23, a sua volta partecipata dalla Star Ball, socio unico dell’Hellas ed evitarne, quindi, il fallimento. Questo perché, dettagliano i finanzieri, in seguito all’eventuale fallimento della società, Setti avrebbe potuto perdere il controllo del Verona, che era “l’unico, vero asset produttivo dell’intera catena di controllo”. Un’appropriazione indebita, spiega Amato in conferenza stampa, che Setti avrebbe cercato di mascherare indicando in diversi documenti bancari e contabili che i 6,5 milioni erano una “redistribuzione di utili“, mentre in realtà si trattava di somme accantonate nel bilancio dell’Hellas come “riserva di versamenti soci in conto futuro aumento di capitale”, quindi non distribuibili. L’intera operazione della Procura, battezzata ‘Scala greca‘ con riferimento al simbolo e al nome della società calcistica, ha perciò lo scopo, chiosa il procuratore, di “tutelare l’Hellas, reintegrandone il patrimonio”, tant’è vero che nei confronti della società non sono stati eseguiti sequestri.


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