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Covid, Gimbe: “Ancora giù nuovi casi e decessi, superare l’algoritmo dell’Italia a colori”

Il report della Fondazione diretta da Nino Cartabellotta segnala come tutti gli indicatori sono al ribasso e invita a modificare i parametri di valutazione dell'andamento della pandemia

Pubblicato:13-05-2021 11:39
Ultimo aggiornamento:13-05-2021 18:21

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ROMA – Sono in calo tutti i numeri legati a nuovi casi e decessi per il coronavirus. È quanto emerge dal monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe, riferito ai giorni che vanno dal 5 all’11 maggio 2021. In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, il monitoraggio rileva una diminuzione di nuovi casi (63.409 vs 78.309, pari a -19%) e decessi (1.544 vs 1.826, pari a -15,4%). Scendono anche i casi attualmente positivi (363.859 vs 413.889, -50.030, pari a -12,1%), il numero delle persone in isolamento domiciliare (346.866 vs 393.290, -46.424, pari a -11,8%), i ricoverati con sintomi (14.937 vs 18.176, -3.239, pari a -17,8%) e le terapie intensive (2.056 vs 2.423, -367, pari a -15,1%). I trend sono in riduzione in tutte le regioni. Tuttavia, continua a salire leggermente l’Rt medio calcolato dall’Istituto superiore di Sanità sui casi sintomatici a 14 giorni, che rispetto al valore di 0,85 (range: 0,80-0,91) della scorsa settimana ha raggiunto lo 0,89 (range: 0,85-0,91). “L’ulteriore calo dei nuovi casi settimanali – dichiara il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta -riflette gli ultimi effetti di sei settimane di un’Italia tutta rosso-arancione“.

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SOLO TRE REGIONI SOPRA LA SOGLIA DI ALLERTA PER I RICOVERI

“Si allenta ulteriormente anche la pressione sugli ospedali – aggiunge la responsabile ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe, Renata Gili -sia per la minore circolazione del virus che per i primi effetti della elevata copertura vaccinale negli over 80″. In dettaglio, in area medica dal picco raggiunto il 6 aprile (n. 29.337) i posti letto occupati sono 14.937, con una riduzione del 49,1% in 35 giorni. Solo la Calabria supera la soglia di allerta del 40%, arrivando al 42%. Sul fronte della terapia intensiva, invece, dal picco raggiunto il 6 aprile (n. 3.743) rimangono occupati 2.056 posti letto, con una riduzione del 45,1% in 35 giorni. La soglia di saturazione del 30% risulta superata, seppur di poco, in Lombardia e in Toscana, entrambe al 32%. “Nelle terapie intensive – spiega il direttore operativo della Fondazione Gimbe, Marco Mosti – il numero dei nuovi ingressi giornalieri continua a scendere, con una media mobile a 7 giorni che questa settimana ha raggiunto i 110 ingressi/die”.


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“SUI VACCINI L’ITALIA È PFIZER-DIPENDENTE”

Sul fronte della campagna vaccinale, il presidente Cartabellotta denuncia che “al di là di ritardi e irregolarità delle consegne di AstraZeneca, finora Johnson & Johnson ha consegnato solo ‘briciole’ e oltre 7 milioni di dosi CureVac restano vincolate ai tempi di approvazione dell’Ema. In altri termini, tenuto conto anche del numero esiguo di dosi di Moderna, la campagna vaccinale in Italia è sempre più Pfizer-dipendente“. Il Rapporto della Fondazione Gimbe mette inoltre in luce come solo il 9,9% degli over 80 (n. 439.599) non abbia ricevuto neppure una dose di vaccino, percentuale che sale al 25,9% della fascia 70-79 anni (n. 1.548.525) e che arriva al 49,6% in quella 60-69 anni (n. 3.650.078). Dunque, sono oltre 5,6 milioni le persone a rischio elevato di ospedalizzazione ancora totalmente scoperte dalla protezione vaccinale.

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IL NODO DEI RIFIUTI DI ASTRAZENECA

“A fronte di percentuali così elevate di over 60 non ancora coperte dalla prima dose – commenta Cartabellotta – da un lato si offre alle Regioni di aprire sino ai 40 anni per non rallentare le somministrazioni, dall’altro non si rendono noti i numeri di mancate adesioni e rifiuti selettivi di AstraZeneca, che hanno ‘costretto’ ad estendere l’intervallo della seconda dose dei vaccini Pfizer e Moderna sino a 42 giorni con il solo obiettivo di supplire alla carenza di dosi di vaccini a mRNA”.

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“IMPATTO SEMPRE MINORE SUGLI OSPEDALI, RIVEDERE IL SISTEMA DEI COLORI”

Considerando che la campagna vaccinale sta entrando in una fase condizionata dall’adesione della popolazione, secondo la Fondazione è necessario integrare la prenotazione volontaria con un sistema a chiamata attiva, coinvolgendo in maniera sistematica e capillare i medici di famiglia e mettendo in campo un’adeguata campagna di comunicazione istituzionale e strategie di persuasione individuale. “La verosimile ripresa della circolazione del virus in un’Italia quasi tutta gialla – conclude Cartabellotta – richiede una revisione dell’algoritmo delle regioni ‘a colori’, come già proposto dalle regioni. Con il progredire delle vaccinazioni di anziani e fragili, entriamo infatti in una fase dell’epidemia dove a fronte di un’elevata circolazione del virus ci si attende un impatto sempre minore sugli ospedali. Tuttavia, una revisione integrale del sistema rischia di avvitarsi in sterili tecnicismi e di divenire terreno di scontro governo-regioni, che, ritardando la modifica normativa, potrebbero nel frattempo mandare in arancione alcune regioni”.

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