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VIDEO | Via al reclutamento dei potenziali donatori di plasma al Cotugno di Napoli

Parte ufficialmente in Campania il protocollo sperimentale 'Tsunami' con l'apertura, questa mattina, di un laboratorio dove saranno effettuati tamponi e prelievi di sangue

Pubblicato:13-05-2020 12:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:18

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NAPOLI – Uno spazio apposito dell’ospedale Cotugno di Napoli è dedicato ai guariti dal Covid che intendono donare il proprio plasma. Con l’apertura, questa mattina, di un laboratorio dove saranno effettuati tamponi e prelievi di sangue parte ufficialmente in Campania il protocollo sperimentale ‘Tsunami’ per il trattamento delle polmoniti da Covid-19 con il plasma iperimmune.

La prima fase della sperimentazione consiste nel reclutamento dei donatori, tutti volontari, che presentano un’elevata carica anticorpale. I primi ex pazienti Covid del Cotugno, oggi guariti, a sottoporsi allo screening sono stati proprio i medici che hanno dovuto lottare contro il virus. Tra questi Stefano Lepore, ortopedico dell’ospedale Cardarelli, e Antonio Corcione, primario del reparto di anestesia dell’ospedale Monaldi.

“Sono stato uno dei primi ad infettarsi e sono stato ricoverato qui per 43 giorni – ha detto Lepore -. Conosco persone che non ce l’hanno fatta. Dare un contributo mi sembrava il minimo, ho voluto restituire quello che mi è stato dato qui da tutto il personale del Cotugno”.
In una fase successiva lo screening coinvolgerà i cittadini di Ariano Irpino (Avellino), uno dei comuni ex zona rossa più colpiti dal coronavirus. “Le richieste di donazione sono tantissime – ha spiegato Roberto Parrella, direttore dell’unità operativa complessa di malattie infettive ad indirizzo respiratorio dell’ospedale Cotugno – sia da persone che hanno superato la fase critica della malattia in ospedale che da persone guarite che si trovano a casa. Non tutti potranno donare: lo screening che si svolge in questo laboratorio ci permetterà di identificare i pazienti ‘ideali’, cioè quelli che non hanno patologie concomitanti e che abbiano un livello anticorpale adeguato per poter poi somministrare plasma di guariti a soggetti che invece sono ancora infetti. Avremo a disposizione anche uno spazio d’ascolto per un primo screening telefonico e poi, dopo ulteriori accertamenti in laboratorio, potranno donare al centro trasfusionale”.


La sperimentazione si avvarrà infatti della collaborazione del centro trasfusionale dell’ospedale Monaldi, diretto da Bruno Zuccarelli. “Noi ci crediamo – ha affermato Zuccarelli – perchè ci sono state esperienze positive sia in Italia che all’estero. Ovviamente è un protocollo sperimentale ma rappresenta un’arma in più nella batteria di terapie con cui possiamo affrontare il Covid. Non è il miracolo di Lourdes, ma può essere un tassello sul quale puntare”.
“I lavori eseguiti fino ad oggi – ha detto Luigi Atripladi, direttore del laboratorio del Cotugno – ci dicono che questo trattamento può essere di grande aiuto per i pazienti fragili.
Bisogna però fare uno screening ai donatori oltre alle consuete indagini di routine. Qui ci sarà la possibilità di verificare se i potenziali donatori hanno un buon livello di anticorpi e così potranno entrare nel circuito di donazione”.

DI MAURO (DG AZIENDA DEI COLLI): “ENTRO DUE GIORNI LE PRIME DONAZIONI DI PLASMA”

“È un giorno importantissimo, abbiamo voluto suggellarlo reclutando i medici che sono stati affetti da Covid, persone che hanno sostato nei nostri reparti e debellato questa terribile patologia”. Lo ha detto Maurizio di Mauro, direttore generale dell’azienda dei Colli, a cui afferisce l’ospedale Cotugno di Napoli, commentando l’apertura di uno spazio del nosocomio dove saranno reclutati i pazienti guariti dal coronavirus per la donazione di plasma iperimmune. “Partiamo con questo protocollo e nel giro di un paio di giorni, ottenuti i risultati del laboratorio, sarà possibile effettuare la donazione del plasma con anticorpi specifici per combattere il Covid. Questo protocollo – ha aggiunto il Dg – sta dando buoni risultati dove è già iniziato, speriamo che sia un ulteriore contributo che il Cotugno può mettere a disposizione dei pazienti”. Dopo il reclutamento dei medici partirà quello dei cittadini di Ariano Irpino (Avellino), ex zona rossa della Campania. “Si tratta di un’area – ha detto di Mauro – particolarmente colpita da questa pandemia. Mi sembrava giusto, in un clima di solidarietà, creare una rete tra quanti hanno vissuto momenti più drammatici. Ariano conta 22mila abitanti e un numero di contagi abbastanza elevato. Effettueremo anche su di loro lo screening, creando le condizioni più favorevoli perchè loro stessi possano diventare donatori e contribuire a fare in modo che tutti i Covid positivi possano usufruirne”.

PRIMARIO GUARITO DAL CORONAVIRUS PRONTO A DONARE IL PLASMA

Si definisce “fortunato” Antonio Corcione, primario di Anestesia dell’ospedale Monaldi di Napoli, che dopo aver sconfitto il Covid-19 è pronto a donare il proprio plasma per trattare i pazienti ancora positivi. Il medico è stato uno dei primi a sottoporsi agli screening che da oggi vengono svolti in un ambulatorio dell’ospedale Cotugno di Napoli, attrezzato per effettuare tamponi e prelievi di sangue prima del via libera alla donazione di plasma iperimmune per il trattamento delle polmoniti da Covid. “Ho sempre lavorato immedesimandomi nei miei pazienti – ha raccontato Corcione alla Dire -. Nella lotta contro il Covid sono passato realmente dall’altra parte della barricata e per fortuna sono stato ricoverato in questo ospedale (il Cotugno, ndr), ho ricevuto un trattamento eccezionale, sono stato curato da personale eccellente, attento, vicino ai pazienti e di un’umanità rara”. Corcione si definisce fortunato perchè il suo ricovero è durato solo otto giorni. “In quella settimana o poco più – ha spiegato – i miei indici infiammatori sono schizzati subito alle stelle. Ero un asintomatico e, quindi, senza un repentino prelievo ematochimico, probabilmente la sintomatologia da trombosi sarebbe comparsa troppo tardi, magari quando il trombo era già formato”. Ma non è andata cosi’. Identificato subito come paziente Covid, Corcione è stato curato “con farmaci come il Tocilizumab (sperimentato al Cotugno e al Pascale di Napoli, ndr) e il Clexan (eparina per la cura della trombosi, ndr). Insomma, ho fatto immediatamente la terapia. Ora sto bene. Un mese dopo aver scoperto di avere il Covid sono tornato al lavoro al Monaldi. Siamo in prima linea per essere pronti a superare eventuali nuovi attacchi”. La positività al coronavirus è venuta fuori quando si conosceva già tanto del Covid, e anche per questo Corcione si definisce fortunato. “Mi sono ammalato più tardi rispetto ad altri. Perfino noi medici all’inizio sapevamo poco di questo virus. Poi, purtroppo solo dopo le autopsie effettuate su pazienti deceduti a Milano e a Bergamo, abbiamo scoperto tanto, ad esempio che c’erano tanti pazienti con trombi per tutto il corpo, a livello renale, al fegato, al polmone, al cuore. La morte – ha aggiunto il primario del Monaldi – era causata anche da questo e, da lì, lo sviluppo di terapie che sono state un’arma in più per lottare contro questo male. Per me non è un ‘coronavirus’ ma un ‘canaglia-virus’ perche’ è come una piovra che può attaccare il paziente in ogni modo. Quando sono stato ricoverato in Campania il rapporto tra i pazienti morti e i guariti era impressionante: due morti per ogni guarito. Oggi non è più cosi'”.

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