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Chiusura traforo del Gran Sasso, Forum H20: “La storia ufficiale non è quella di Strada dei Parchi”

Strada dei Parchi è coinvolta in un'inchiesta della Procura di Teramo sull’inquinamento della falde acquifere del massiccio

Pubblicato:13-05-2019 08:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:27

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ROMA –  Dal 19 maggio il traforo del Gran Sasso rischia di essere chiuso a tempo indeterminato, di fatto tagliando l’Abruzzo in due e comportando grandi problemi di collegamento per tutto il centro Italia. La minaccia arriva dell’Ente Strada dei Parchi, concessionaria delle autostrade A24 e A25, ed è legata un’inchiesta della Procura di Teramo sull’inquinamento della falde acquifere del massiccio, che ha portato al rinvio a giudizio di 10 dirigenti  della stessa Strada Parchi spa, della Ruzzo reti Spa, e dell’Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso. La scelta di chiudere il traforo è legata alla volontà di Sdp di presentarsi alla prima udienza del processo, senza rischiare l’accusa di reiterazione del reato.

Il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua H20 però non ci sta, e, in un comunicato, mette in evidenza come e in vista del Consiglio Regionale straordinario che si terrà il 14 maggio a L’Aquila sia”doveroso fare riferimento ai soli documenti ufficiali per verificare la fondatezza delle varie affermazioni e prese di posizione dei soggetti a vario titolo interessati”. “I documenti pubblici dicono che: nessuno ha chiesto soldi a SdP per gli interventi strutturali; le accuse riguardano deficit di precauzioni in un fatto specifico di manutenzione (caso del Toluene) che se prese,  non comporterebbero nessuna reiterazione del reato; I rischi maggiori derivano dalle 2.300 tonnellate di sostanze chimiche pericolose in due (su venti) esperimenti nei laboratori di fisica nucleare, materiali che vanno allontanati”, spiega H20.

“Si scoprirà infatti che: leggendo gli atti (fine indagini, perizie ecc) della Procura di Teramo è evidente che per Strada dei Parchi l’accusa è relativa al caso specifico della presenza di toluene nelle acque a maggio 2017, avvenuta durante i normali lavori di manutenzione dei tunnel. Strada dei Parchi non deve/doveva intervenire con lavori straordinari ma, secondo i magistrati, “solo” accorgersi di essere in un posto vulnerabile e prendere quindi le precauzioni necessarie nella gestione manutentiva ordinaria. Fatto questo, SdP non può neanche reiterare il reato- continua H20. “Ad esempio, se dovesse ridipingere i tunnel e lo facesse con tutte le precauzioni (usa vernici adeguate ecc.) non rischierebbe nulla. Di cosa stanno parlando, quindi?”. “Sugli investimenti infrastrutturali per la sicurezza nessuno ha chiesto i 172 milioni necessari a Strada dei Parchi. Anzi, basta leggere la Delibera di Giunta Regionale 33/2019 (che abbiamo già inviato alla stampa con il comunicato del 18 aprile) per evidenziare che i fondi sono stati chiesti ai ministeri- si legge nella nota-. Dalla documentazione di Prefettura di L’Aquila e Procura emerge chiaramente che il maggior rischio per l’acquifero deriva dal rischio di incidente rilevante a causa dello stoccaggio, irregolare in base alle leggi (art.94 del Testo Unico dell’Ambiente), di 2.300 tonnellate di sostanze pericolose nei Laboratori di Fisica Nucleare in due degli oltre venti esperimenti (1.000 tonnellate di acqua ragia dell’esperimento LVD in sala A e 1.292 tonnellate di trimetilbenzene in sala C dell’esperimento Borexino). Per questo i laboratori sono classificati Impianto a Rischio di Incidente Rilevante. Le sostanze pericolose devono essere allontanate dalle captazioni idropotabili come prevede la legge e come ha stabilito, infatti, la Regione con la delibera 33/2019 (seppur dando inspiegabilmente tempo fino al 31/12/2020). Non a caso la Procura ha sequestrato la rete acquedottistica sotto i Laboratori di Fisica Nucleare ma non quella sotto l’autostrada. In caso di pericolo di reiterazione del reato avrebbe dovuto prendere misure cautelari nei confronti di cose o persone attinenti i tunnel, cosa che non ha neanche richiesto. La Procura ha inviato a tutti gli enti le carte sulle criticità emerse dal punto di vista strutturale (dalla mancata impermeabilizzazione delle sale dei laboratori e delle condotte idriche nei tunnel allo stoccaggio irregolare delle sostanze) affinché si metta in sicurezza il sistema. Ecco, su quest’ultimo punto servono risposte concrete e non certo prove di forza autoreferenziali”.


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