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Ddl Zan, appello dal centrosinistra: “Pasticcio sull’identità di genere, va emendato”

Le firmatarie e i firmatari del documento sottolineano come: “Una legge attesa da decenni sia stata, trasformata, in una proposta pasticciata, incerta sul tema della libertà d’espressione"

Pubblicato:13-04-2021 12:52
Ultimo aggiornamento:13-04-2021 12:52
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ROMA – “Siamo donne e uomini che fanno riferimento all’area politica del centro sinistra, ispirati ai valori di estrazione democratica e progressista, proveniamo da esperienze sociali e culturali differenti, da sempre schierati in battaglie contro ogni discriminazione, per la difesa dei diritti e la libertà delle donne”. Inizia così l’appello, sottoscritto da molte persone impegnate in quell’area, che chiedono delle modifiche al ddl Zan.

“Certo noi- sottolineano- riteniamo sia essenziale e non procrastinabile l’estensione alle persone omosessuali e transessuali delle tutele previste dalla vigente legge Mancino, che contrasta il razzismo e l’antisemitismo criminali, in coerenza con la Costituzione e le Risoluzioni UE”.
Le firmatarie e i firmatari del documento sottolineano però come: “Una legge attesa da decenni sia stata, trasformata, in una proposta pasticciata, incerta sul tema della libertà d’espressione, offensiva perché introduce l’’identità di genere’, termine divenuto il programma politico di chi intende cancellare la differenza sessuale per accreditare una indistinzione dei generi. Un articolato che mischia questioni assai diverse fra loro e introduce una confusione antropologica che preoccupa. Fra le conseguenze vi sono la propaganda di parte, nelle scuole, a favore della maternità surrogata e l’esclusione di ogni visione plurale nei modelli educativi”.

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Da qui- prosegue la proposta- la ferma richiesta: “Si tratta di un testo che va emendato prima di essere approvato, perché una legge scritta male porta a delle interpretazioni ed applicazioni controverse che riducono i diritti e non ne consentono la piena tutela”.

Le/i proponenti sottolineano infine: “Una pericolosa sovrapposizione della parola ‘sesso’ con quella di ‘genere’ con conseguenze contrarie all’art. 3 della Costituzione per cui i diritti vengono riconosciuti in base al sesso e non al genere e non in armonia con la normativa vigente, legge n. 164/82 (e successive sentenze della Corte Costituzionale). La definizione di “genere” contenuta nel ddl Zan, che non è accettata dagli altri Paesi, crea una forma di indeterminatezza che non è ammessa dal diritto, che invece ha il dovere di dare certezza alle relazioni giuridiche e di individuare le varie fattispecie”. L’articolato appello, chiede nella sostanza che siano discusse delle modifiche al testo: “Assolvendo così al compito che si prefigge: tutelare le persone lgbt”.

PER ADESIONI:
appelloddlomofobia@libero.it
L’APPELLO E L’ELENCO DELLE FIRME SONO PUBBLICATI SU: https://www.facebook.com/cambiareddlomofobia/

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