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Coronavirus, ora l’eco-svolta dell’Emilia-Romagna è in bilico

Bisogna "dare piena attuazione agli obiettivi del piano rifiuti regionale, che doveva attuarsi entro il 2020", ricorda il presidente regionale di Legambiente Lorenzo Frattini parlando con la 'Dire'

Pubblicato:13-04-2020 09:32
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:07
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BOLOGNA – L’epidemia di coronavirus ha fatto saltare per aria tutte le priorita’ e la svolta ecologica promessa dal governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini alle ultime elezioni rischia di dover aspettare a lungo. Se ad esempio l’inquinamento dell’aria e’ momentaneamente calato con il lockdown, si annunciano mesi molto difficili per il trasporto pubblico, bus e treni, proprio a causa delle necessita’ di distanziamento imposti dal covid-19.

Ma a preoccupare gli ambientalisti e’ anche il destino dell’economia circolare, altra grande promessa che fa segnare gia’ un certo ritardo. Bisogna “dare piena attuazione agli obiettivi del piano rifiuti regionale, che doveva attuarsi entro il 2020”, ricorda il presidente regionale di Legambiente Lorenzo Frattini parlando con la ‘Dire’. 


“Molte aree della regione non hanno raggiunto i risultati attesi di raccolta differenziata, a cominciare dalle province di Bologna e Ravenna. Evidentemente la crisi attuale rimandera’ ancora tale obiettivo”. Era prevista anche la chiusura dell’inceneritore di Piacenza “che e’ gia’ stata rimandata, in attesa di un nuovo piano”. Inoltre, afferma sempre Frattini, “auspicavamo la partenza di un impianto regionale di riciclaggio dei pannolini, una tecnologia di cui l’Italia e’ capofila: un’opzione che toglierebbe almeno 30.000 tonnellate di rifiuti da incenerire producendo in cambio cellulosa e plastiche di ottima qualita’. Tutte questioni che aspettano che la politica ricominci a discuterne ed affrontare“. Peraltro, in questo mese di blocco, il sistema della differenziata (due terzi all’incirca dei rifiuti raccolti in regione: in tutto tre milioni di tonnellate all’anno con 4.000 addetti nel settore) ha gia’ scricchiolato, con il rischio per le imprese del settore di saltare e per i cittadini di vedere vanificati i loro sforzi. Un allarme in questo senso e’ stato lanciato alcuni giorni fa da Conai, il consorzio che si occupa di gestire il recupero degli imballaggi. Il crollo della richiesta di materie prime a causa del lockdown stava determinando accumuli sempre piu’ grandi negli impianti di stoccaggio e trattamento rifiuti, che rischiavano di non riuscire piu’ ad assorbire il materiale in ingresso. Il pericolo di veder finire negli inceneritori o addirittura in discarica i materiali raccolti sembra al momento scongiurato. 

“Le minori attivita’ aperte- spiega infatti il presidente di Legambiente- hanno ridimensionato anche i flussi di rifiuti ‘speciali’. Per fare un esempio, pensiamo a quanti cartoni produce tutti i giorni un Ikea; questo flusso di cartoni da macero si e’ arrestato. Si e’ passati dunque dal timore dell’emergenza ad avere alcune filiere, come quella della carta e del vetro, in cui l’industria e’ in carenza di materiali ed i prezzi di acquisto stanno aumentando: alcuni operatori ci dicono che il prezzo di ritiro del cartone e’ passato dai 25 euro a tonnellata a quasi 80 euro”. Pero’, sottolinea Frattini, “non e’ cosi’ pero’ dappertutto: sul versante delle plastiche, che sono materiali molto diversi tra loro, permangono alcune criticita’: alcune tipologie di polimeri che venivano destinati all’estero, sono oggi bloccate”. In definitiva, “quello del riciclo e’ un sistema estremamente variabile dove gli operatori spesso navigano a vista, e continua ad avere ampie fragilita’”. Di qui le richieste di Legambiente: “Occorre rafforzare gli obblighi di utilizzo di materiale riciclato: gia’ oggi- ricorda Frattini- la pubblica amministrazione dovrebbe orientare i propri acquisti in questo senso attraverso i cosiddetti acquisti verdi”, ma fin qui senza grandi esiti. “Anche il settore privato dovrebbe rafforzare questa predisposizione. Peraltro usare materiali riciclati significa anche ridurre la dipendenza dall’estero dato che il nostro paese e’ povero di materie prime”.

L’occasione dell’emergenza, rimarca ancora Frattini, “deve servirci anche lavorare per il dopo: dobbiamo essere in grado di pensare con lucidita’ anche al domani, e questo lavoro spetta in primo luogo alla politica. Infatti l’iniezione importante, e necessaria, di risorse che il pubblico mettera’ in campo pone la questione centrale di quale utilizzo verra’ fatto di tale sostegno ed in quale direzione di marcia. La Regione ha gia’ iniziato con una manovra sul bilancio. Sara’ l’occasione per correggere alcune storture o sara’ un intervento acefalo e generalista? Riteniamo che il patto tra pubblico e privato debba essere quello che le risorse serviranno anche a tamponare le emergenze di oggi, ma queste devono essere legate indissolubilmente ad un percorso di transizione ecologico e di inclusione sociale“.

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