BARI – La più piccola ha appena un mese. Ma sono diversi i bambini con le loro famiglie che, oggi, vivono nel Centro richiedenti asilo (Cara) di Bari Palese. Una piccola città, incastonata tra l’aeroporto e il capoluogo, che accoglie 1389 persone, compresi 23 nuclei familiari.
Molte sono in fuga dalla guerra, da regimi di governo totalitari o da condizioni di vita inaccettabili. Nel Cara ci sono persone di 30 diverse nazionalità, anche se le più numerose sono nigeriane. Le altre provengono da altri Paesi dell’Africa, ma non mancano anche migranti del Medio Oriente.
A Bari lo Stato italiano dà loro più di una speranza proprio grazie al Cara, gestito dalla cooperativa Auxilium diretta da Michelangelo Armenise. Ben 154 le persone che, nei diversi ruoli, lavorano in questa struttura visitata nei mesi scorsi dal presidente Michele Emiliano e dal viceministro per l’Interno, Filippo Bubbico.
Questa mattina il consigliere regionale del PD Ruggiero Mennea, presidente del comitato permanente di Protezione civile del Consiglio regionale pugliese, ha voluto conoscere questa realtà, parlando con chi tutti i giorni lavora per dare una vita dignitosa a queste persone e con gli ospiti, quasi tutti giovanissimi. Mennea ha potuto verificare, girando per le strutture del centro, l’alto livello di assistenza garantito a tutti i 1389 migranti. Oltre ad avere un tetto e pasti quotidiani, a tutti gli ospiti viene garantita la migliore assistenza sanitaria possibile (comprese le cure odontoiatriche), cui si aggiungono quella psicologica e legale, nonché i corsi di italiano, le attività sportive (all’aperto o in una piccola palestra) e la libera professione religiosa. La prima innovazione attuata a Bari è stata, infatti, realizzare sia la chiesa per i cristiani che la moschea per i musulmani.
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