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Animali. Cani e gatti quasi in una casa su due

Gli animali impiegati a fini scientifici sono invece 700mila, un dato che si conferma in costante flessione dal 2009 ad oggi

Pubblicato:13-04-2016 11:05
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:33

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GattoROMA  – Popolano quasi una casa su due (43%) degli italiani e si confermano i migliori amici dell’uomo. Cane e gatto rimangono gli animali d’affezione preferiti, con una leggera prevalenza nei nostri salotti dei felini (51,8%), piú numerosi rispetto ai cani (48,2%). Numeri diffusi oggi al Ministero della Salute a Roma durante la prima Conferenza nazionale sul benessere animale. In tutto sono 14 milioni gli animali da compagnia presenti nelle nostre case.

“Quasi la metá degli italiani- conferma Carla Bernasconi, vicepresidente Fnovi (Federazione nazionale ordini veterinari italiani)- ha un animale in casa e molti ne hanno anche più di uno. Il problema odierno é piú che altro adattare il cambiamento dello stile di vita dell’uomo al suo rapporto con l’animale“.

Prima era tutto piú semplice, i ritmi di vita erano piú blandi e c’era piú tempo per l’amico a quattro zampe. “Ora quel rapporto va costruito- riprende Bernasconi- e non è facile. Quello che consiglio è di avere un animale in casa, specialmente se c’é la presenza di un bambino. Anche solo l’esperienza della morte dell’animale, per un bambino, puó essere un momento di crescita perché lo mette di fronte per la prima volta al lutto”.


Gli animali impiegati a fini scientifici sono invece 700mila, un dato che si conferma in costante flessione dal 2009 ad oggi. “Per fortuna la scienza si è talmente evoluta- commenta la vicepresidente Fnovi- che la sperimentazione animale è rimasta davvero l’ultima frontiera. L’aspetto etico ha salvaguardato questo aspetto”. Nel settore agricolo sono invece stati 2 miliardi i volatili e 334 milioni i mammiferi impiegati in Europa e allevati in quasi 14 milioni di strutture. Si rafforza quindi in tutto il continente il concetto di “One health”: ovvero una salute unica, umana e animale, entrambe dipendenti dall’altra. “Dobbiamo proseguire nel nostro processo educativo- termina Bernasconi- specialmente nelle scuole dove si fa abbastanza ma solo a tratti. A questo proposito abbiamo in programma alcuni progetti con il ministero della Salute e il Miur”.

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