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Non solo crisi, ecco i 10 primati ‘tricolore’ delle Pmi italiane

Dal made in Italy ai prodotti da esportazione, fino ai marchi di qualità e alle imprese innovatrici.

Pubblicato:13-04-2015 10:59
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:15

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made in italyL’Italia è un Paese leader nell’impresa. Grazie soprattutto alle Pmi. Eccoli i 10 primati ‘tricolore’ messi nero su bianco da Cna e Symbola nel dossier ‘Le Pmi e la sfida della qualità: un’economia a misura d’Italia’:

1) PMI ITALIANE TRA I LEADER DELLA PRODUZIONE DEL VALORE AGGIUNTO NELLA MANIFATTURA EUROPEA – Vocazione manifatturiera e centralità della piccola e media impresa fanno dell’Italia il leader europeo nella produzione di valore aggiunto tra Pmi manifatturiere: con 77,3 miliardi di euro, le Pmi tricolore contribuiscono per oltre 1/5 (22,1%) al valore aggiunto prodotto in Europa dalle imprese della manifattura fino a 50 addetti.  Il valore più alto tra i paesi Ue. La Germania arriva al 18,5% (64,8 mld), la Francia al 13,3% (46,5 mld), Il Regno Unito si ferma all’11,1% (38,7 mld), la Spagna all’8,9% (31,1 mld).

2) LE PMI ITALIANE SONO PROTAGONISTE NELL’EXPORT, IN ITALIA E IN EUROPA – In Italia sono le Pmi a guidare l’export, con un effetto traino molto superiore alle piccole e medie imprese degli altri paesi europei. Tra le imprese manifatturiere esportatrici italiane, 88.952 in tutto, quelle sotto i 50 addetti sono nove su dieci: 79.947 (89,9%). In Germania le Pmi esportatrici sono 46 mila, il 67% del totale delle manifatturiere nazionali che esportano. Anche se si guardano le micro-imprese sotto i 10 addetti l’Italia mantiene lo stesso vantaggio, con 44.749 aziende esportatrici, a fronte delle 24.209 tedesche. Le piccole e medie imprese manifatturiere tricolori trainano anche la categoria in Europa: sul totale delle PMI europee che vendono all’estero i loro prodotti, una su quattro (25,3%) è italiana; quelle tedesche sono il 14,5%; seguono, a distanza, le imprese francesi (7,8%), britanniche (6,9), polacche (6,8%) e spagnole (6,1%).


3) L’ITALIA NON HA RIVALI IN EUROPA NEI PRODOTTI DI QUALITÀ – Nell’ultimo decennio le produzioni italiane hanno visto una crescita qualitativa superiore a quella degli altri paesi europei. Dall’introduzione dell’euro, infatti, l’Italia ha visto i valori medi unitari dei suoi prodotti salire del 39% (segno che il mercato riconosce un crescente premio di prezzo), contro il +36,4% del Regno Unito e dinamiche inferiori per Spagna (+30,6%) e Francia (+26,9%). La Germania, ultima tra i grandi Paesi comunitari, ha mostrato una dinamica più contenuta (+22,9%), dimostrando di puntare sull’efficienza dei costi, forte comunque di un livello qualitativo già elevato.

4) L’ITALIA AL TOP MONDIALE DELLA QUALITÀ PER 255 PRODOTTI, PRIMI IN UE – Vantiamo nell’Ue il maggior numero di prodotti col più alto valore medio unitario al mondo (il mercato ci riconosce, in virtù della qualità, i prezzi più alti): 255 in tutto, contro i 196 della Germania, i 193 della Francia, i 188 del Regno Unito. Tra cui prodotti che portano nel mondo il made in Italy (dall’agroalimentare alla meccanica al mobile e design alla moda), anche in settori innovativi: dai motocicli ai formaggi, ad esempio, dalle borse agli elicotteri e parti di casse di orologi, e poi cappotti, calzature, giacche a vento, guanti e portafogli, funghi conservati, pneumatici per bici, carta da riciclare, cinghie di trasmissione e pannelli di legno, pianoforti a coda e violini, fresatrici per metalli e vitamine, macchine da scrivere, vasche da bagno in ghisa, bastoni per golf.

5) ITALIANI GRANDI INNOVATORI – Le nostre imprese hanno l’innovazione nel dna: siamo il secondo paese in Europa per numero di aziende (65.481) che, nel triennio, hanno introdotto innovazioni di processo o di prodotto. Meglio di noi solo la Germania, con 90.395 aziende. Seguono, ma a livelli decisamente inferiori, Regno Unito (44.623), Francia (37.924) e Spagna (24.159). Delle oltre 65mila imprese citate, quasi 54mila, più dell’80%, hanno meno di 50 addetti: segno evidente che le dimensioni delle nostre Pmi non sono affatto un ostacolo all’innovazione.

6) IL MODELLO PRODUTTIVO ITALIANO È TRA I PIÙ INNOVATIVI IN CAMPO AMBIENTALE – L’Italia è tra i primi paesi dell’Unione europea per eco-efficienza del sistema produttivo, con 104 tonnellate di anidride carbonica ogni milione di euro prodotto (la Germania ne immette in atmosfera 143, il Regno Unito 130) e 41 di rifiuti (65 la Germania e il Regno Unito, 93 la Francia).  Il nostro sistema produttivo, grazie alle Pmi, è anche quello che guida la ‘riconversione verde’ dell’occupazione europea: dalla fine del 2014, il 51% delle piccole e medie imprese italiane ha almeno un green job, più del Regno Unito (37%), della Francia (32%) e della Germania (29%). Non solo, siamo campioni europei nell’industria del riciclo: a fronte di un avvio a recupero industriale di 163 milioni di tonnellate di rifiuti su scala europea, nel nostro Paese, anche grazie al lavoro di tante piccole aziende della preparazione al riciclo e della manifattura, ne sono stati recuperati 24,1 milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania 22,4 milioni).

7) LA CREATIVITÀ È IL MOTORE DELLA QUALITÀ DEL MADE IN ITALY – La creatività è uno dei motori della competitività delle nostre imprese. Ce lo dicono i brevetti comunitari di design: dopo la Germania – che nelle 32 classi di brevetti di design europei, appunto, arriva sempre prima seconda o terza per numero di progetti depositati – l’Italia è il paese che fa meglio di tutti gli altri vicini europei, piazzandosi sul podio in 22 classi.  Francia e Regno Unito si fermano, invece, a 16. Alla Spagna non toccano posti sul podio. Inoltre, la nostra vocazione creativa appare estremamente diffusa: oltre il 60% delle aziende dichiara di aver impiegato il contributo di professionalità strettamente collegate al mondo della creatività. E ciò vale anche per il 58% delle piccole imprese: una quota, pienamente sovrapponibile al resto delle aziende, che testimonia della capacità innovativa delle nostre Pmi.

8) LA CULTURA TIRA LA VOLATA ALL’ECONOMIA ITALIANA – Alla filiera della cultura – 443.458 aziende, il 7,3% del totale nazionale, composte nel 96.4% dei casi da imprese con meno di 10 addetti – l’Italia deve 80 miliardi di Euro, il 5,7% della ricchezza prodotta, con 1 milione e 394mila addetti. Questi 80 miliardi ne mettono in moto altri 134 nel resto dell’economia, che cresce di 1,7 euro per ogni euro prodotto dalla cultura. Si arriva così a 214 miliardi, il 15,3% del valore aggiunto nazionale.

9) L’ITALIA È LA META DELL’EUROZONA PREFERITA DAI TURISTI EXTRAEUROPEI – L’Italia è il primo paese dell’eurozona per numero di pernottamenti di turisti extra-UE, con 56 milioni di notti  nel 2013 (+13 milioni rispetto alla Spagna). Siamo il primo Paese europeo per numero di pernottamenti di turisti cinesi (2,8 mln), coreani del sud (750 mila), giapponesi (2,8 mln), brasiliani (1,8 mln), australiani (2,3 mln), statunitensi (11,7 mln) e canadesi (2 mln).

10) I PRODOTTI AGROALIMENTARI ITALIANI DOMINANO SUI MERCATI MONDIALI – Tra i prodotti dell’agroalimentare italiano ben 23 non hanno rivali sui mercati internazionali. Dalla pasta a pomodori e altri ortaggi, da aceto e olio, a fagioli e ciliegie: tutti prodotti per i quali il nostro Paese vanta le maggiori quote di mercato mondiale. E ce ne sono altri 54 per i quali siamo secondi o terzi. Nonostante la contraffazione e la concorrenza sleale dell’Italian sounding, siamo sul podio nel commercio mondiale, insomma, per ben 77 prodotti. Questo anche grazie al fatto che la nostra agricoltura ha scelto la qualità, anche dal punto di vista ambientale. Con 814 tonnellate per ogni milione di Euro prodotto dal settore, l’agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media Ue (12% in meno della Spagna, 39% della Germania). Con 43.852 imprese biologiche (il 17% di quelle europee) siamo i campioni Ue del settore. E vantiamo il minor numero di prodotti con residui chimici (0,2%), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%).

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