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Alla Galleria Borghese la mostra di Penone che celebra il trionfo di arte e natura

'Gesti universali' si compone di 31 opere in esposizione dal 14 marzo fino al 28 maggio

Pubblicato:13-03-2023 17:19
Ultimo aggiornamento:13-03-2023 17:19

PENONE-GALLERIA-BORGHESE
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ROMA – L’arte contemporanea entra ancora una volta alla Galleria Borghese e lo fa con la mostra ‘Gesti universali’ di Giuseppe Penone, curata da Francesco Stocchi e visitabile da domani al 28 maggio. Non un confronto formale con la collezione permanente, ma un dialogo continuo attraverso 31 opere realizzate dal maestro dell’Arte povera e allestite in quattro sale e nei giardini, che per la prima volta offrono un percorso completo che arriva fino alla Meridiana. Gli elementi naturali tipici della ricerca di Penone – legno, cuoio, foglie e creta – si mescolano con la materia minerale distintiva della Galleria Borghese, svelando una continuità della forma scultorea in grado di attraversare secoli e stili.

“Questa mostra- ha spiegato oggi la direttrice della Galleria, Francesca Cappelletti– è in perfetta sintonia con il nostro progetto di ricerca sul rapporto tra arte e natura, presente da sempre in questo luogo e oggi rinnovato grazie a Giuseppe Penone, che con il suo intervento delicato unisce la palazzina e il giardino e inaugura un nuovo percorso che, attraverso una collaborazione con la Sovrintendenza capitolina, comprenderà anche il terrazzo e l’uccelliera, arrivando fino alla Meridiana. Così, l’artista di oggi ci aiuta a costruire tutto l’insieme com’era all’inizio del Seicento: con Penone la natura entra all’interno della Galleria e l’arte torna nel giardino, in uno scambio continuo”.

Sei grandi alberi alti fino a sei metri, di epoche e natura diverse, si stagliano all’ingresso del Salone di Mariano Rossi, inaugurando con un intervento “quasi teatrale” una interlocuzione immediata tra le superfici marmoree e la materia organica. Penone non scolpisce il legno, ma ‘scorteccia’ i tronchi, svelandone la forma.


“Il risultato è quasi come una rinascita, come trovare la presenza dell’albero in gioventù. È l’idea di vitalità”, ha detto l’artista. “Poter dialogare con queste opere straordinarie del passato- ha aggiunto- è per me un’occasione straordinaria perché mi pone di fronte a una riflessione sul modo di lavorare e fare scultura, osservando come questa riflessione sia condivisa nei secoli. In questo senso si tratta di un ‘gesto universale'”.

Il percorso conduce poi alla Sala di Apollo e Dafne, capolavoro del Bernini con cui Penone instaura un legame poetico attraverso due “innesti” fatti di foglie di alloro che rimandano al mito. “Penone lavora intorno all’idea di respiro e di ciclo vitale- ha spiegato Stocchi- qualcosa che accompagna l’esistenza stessa, ma che è anche uno degli aspetti che accomuna esseri umani e piante. Qui, il respiro è quello suggerito dalla scultura di Bernini, l’ultimo di Dafne, ma è anche quello delle foglie di alloro che nel corso dell’esposizione sprigioneranno il loro odore, stimolando anche l’olfatto. Le opere esposte non sono state pensate per la Galleria Borghese- ha detto ancora il curatore- ma tutte svelano il rapporto ancestrale e ancora vivo del rapporto con la natura, sottolineando gli aspetti di continuità e le caratteristiche universali della scultura”.

Soffio di foglie e Respirare l’ombra sono le opere scelte da Penone per mettersi in contatto con una delle opere più celebri della Galleria, il Ratto di Proserpina. Nel primo intervento l’artista ha impresso la sua impronta su un cumulo di foglie, modificando la forma naturale, nel secondo un’ombra conica proiettata dal corpo umano è materializzata attraverso una griglia di foglie di alloro in bronzo, gli stessi elementi che formano i polmoni e il tubo tracheale scolpiti in oro dall’artista. La pressione esercitata dal respiro che modifica le forme richiama quella della mano di Plutone sulla carne di proserpina, tra i dettagli più rappresentativi dell’opera di Gian Lorenzo Bernini.

Attorno ai corpi di Enea, Anchise e Ascanio ruotano altre tre opere di Penone. Qui è l’idea del tempo e dell’identità a condurre il dialogo tra gli scultori. “In Bernini il passaggio del tempo è scandito attraverso la resa sul marmo della pelle del bambino, del giovane e dell’anziano. Penone- ha detto ancora il curatore- propone da un lato Pelle di cedro, una scultura in cuoio bagnato e avvolto intorno a un albero per imprimerne la forma e svelarne le caratteristiche. Dall’altro lato invece c’è Pelle di marmo e spine d’acacia, due superfici che richiamano la sensibilità della pelle e la sua vitalità. La terza opera è una proiezione, un dispositivo usato raramente dall’artista, che rappresenta un occhio proiettato sul calco dell’occhio stesso”.
La sala di Enea e Anchise conduce infine alla parte esterna, dove Penone interviene con opere di bronzo che si inseriscono all’interno della vegetazione, in una commistione tra arte e natura uguale e contraria a quella cercata per l’interno della Galleria.

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