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Dalla ricetta ‘roscia’ alle ‘oleografie’: ecco le strane richieste al ReCup del Lazio

A raccontare cosa accade durante le lunghe otto ore al call center è Romolo (nome di fantasia) che da diversi anni svolge questo compito

Pubblicato:13-03-2018 09:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:37

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ROMA – Una visita “grattoenteologica” prescritta sulla ricetta “roscia”. Non è un refuso e nemmeno colpa del T9 ma una delle tante storpiature che ascoltano i lavoratori di ReCUP Lazio, il centro prenotazioni per le prestazioni sanitarie in regione. A raccontare cosa accade durante le lunghe otto ore al call center è Romolo (nome di fantasia) che da diversi anni svolge questo compito: rispondere agli utenti e riuscire a trovargli un posto libero per la prestazione richiesta. “La mia giornata inizia alle 7.24 con la firma sul pc, attacco le cuffie, avvio i vari programmi e alle 7.30 cuffiette in testa e login sul nostro ‘telefono ipertecnologico’: un VoIP ovvero un telefono virtuale nel pc”.

Le telefonate negli ultimi anni sono triplicate

“Le telefonate ormai negli ultimi anni sono triplicate, l’intervallo tra una chiamata e l’altra solitamente si aggira intorno ai 6 secondi nella fascia di alto traffico, ormai con il collega vicino di postazione c’è solo uno scambio di sguardi, al limite- continua Romolo- delle risate quando magari ripetiamo alcune cose divertenti che ci dicono i pazienti, che posso essere delle cose buffe tradotte male dalla calligrafia indecente dei medici, o proprio perché sono diversamente esperti in materia”.

Il lavoro è stancante, ma le risate sono all’ordine del giorno

Ma se il lavoro è stancante – con la prima pausa di 15 minuti non prima di due ore passate al telefono ininterrottamente – le risate sono all’ordine del giorno. “Le ecografie diventano oleografie, gli RX diventano Rex, le tac assumono nomi come trac crack, la ricetta elettronica – racconta il videoterminalista – viene storpiata in elettrica, elettrificata, digitata che sarebbe digitale”. E poi c’è la “risonanza magnetica dell’encefalitico ma anche la visita dall’otorino donna che diventa ottorina con la doppia t che sembra rafforzativa e l’otorinolaringoiatro se il dottore è un uomo”. Non si può dimenticare nemmeno che per dire il proprio nome è necessario fare lo “spillign” e se sei romano e devi fare una visita psicologica “ovviamente dei andare dallo pissicologo o dallo pissichiatra quando la visita è psichiatrica”. Così come l’ecocolordoppler dei tronchi sovraortici/epiaortici “viene tramutato in sovraartici, sovraspastici, artici, eportici, epiartici”.


Ne ho sentite tante, troppe, ma tra le tante c’è una chiamata da ridere con le lacrime

Insomma “ne ho sentite tante, troppe, ma tra le tante c’è una chiamata- ricorda Romolo- che mi ha fatto ridere con le lacrime. Chiama una signora: ‘Buongiorno avrei bisogno di una risonanza magnetica ai piedi. Mentre gli chiedevo le informazioni necessarie sento urla atroci, chiamava disperata il marito, aiuto prendi il telefono stendimi il piede ho un crampo. A quel punto ha preso il telefono il marito della donna che ridendo mi ha detto non si preoccupi ora chiedo la sostituzione dalla panchina… un cambio di moglie grazie’”. A Romolo è invece rimasta impressa, in modo particolare, la telefonata di “un detenuto ai domiciliari, che mi chiese una visita più lontano possibile da casa, mi disse magari in zona Castelli, ad Ariccia, così offro il pranzo agli agenti che mi devono accompagnare e godo di queste ore di libertà. Ecco questa mi ha colpito”.

Le liste d’attesa delle visite non aiutano il morale degli utenti che ogni giorno ci chiamano innervositi

“Ultimamente le liste d’attesa delle visite non aiutano il morale degli utenti, che ogni giorno ci chiamano innervositi in partenza a causa di queste lunghe attese” ma se il “45 per cento degli utenti quando chiama è come dire, diversamente garbato, il restante 55 per cento è gentile”. Una cortesia che in parte dipende anche dal modo “di gestire bene la chiamata, mantenere la calma e aiutare il paziente. I nuovi parametri della Regione Lazio, però, ci impongono di stringere al massimo la chiamata, ma io- conclude- cerco sempre di mantenere un’ottima qualità soprattutto con persone bisognose, in particolar modo con le persone anziane che ti dicono potresti essere mio nipote, e li un po’ di cuore ce lo metto”. E intanto, tra una nuova richiesta di prestazione e l’altra, Romolo segna tutte le stranezza che ascolta: “Un giorno vorrei scriverci un libro”.

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