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Frontalieri, Anis boccia pdl sviluppo: Costo nuove assunzioni +7%

SAN MARINO - Il progetto di legge che mira

Pubblicato:13-03-2017 14:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:00

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SAN MARINO – Il progetto di legge che mira a modificare le norme a sostegno dello sviluppo è discriminatorio nei confronti dei lavoratori frontalieri e va ritirato. Lo chiede al governo Anis, associazione della grande industria del Titano, dopo la presentazione della proposta da parte del governo. La sede giusta per ridiscutere il provvedimento, suggerisce Anis, è piuttosto il tavolo di concertazione per lo sviluppo da poco avviato. Ciò che non viene digerito dagli industriali è, in particolare, l’aumento del 7% del costo per le nuove assunzioni di lavoratori frontalieri. Già al tavolo con il governo, il presidente di Anis, Stefano Ceccato ha auspicato che il provvedimento venga “profondamente rivisto in funzione di veri interventi per lo sviluppo delle imprese”. In dettaglio, “la novità più significativa riguarda l’articolo 4 del progetto di legge- spiega l’associazione- che, modificando l’articolo 3 della legge 156/2011 e quindi rendendo più libera l’assunzione dei lavoratori frontalieri, prevederebbe un maggiore onere contributivo rispetto all’assunzione di un lavoratore sammarinese, portato all’8,9%, se il numero dei frontalieri occupati è pari o superiore al 30%. Mentre se si assumesse un sammarinese l’aliquota resterebbe fissa all’1,9%“.

In sostanza “la norma appare discriminatoria e anacronistica, in contrasto con gli accordi con l’Italia, da cui proviene la maggioranza dei lavoratori frontalieri”, stigmatizza Anis. Non solo, per gli industriali, tale proposta “potrebbe minare il percorso per l’accordo di associazione all’Unione Europea, al quale si sta lavorando”. Tutto ciò si sommerebbe al “notevole aumento del costo del lavoro per quelle aziende che andassero ad assumere lavoratori frontalieri- prosegue Anis- e questo indipendentemente dalle competenze”. Per l’associazione è infatti “assurdo che un’azienda, già frenata da un mercato del lavoro interno ridotto e spesso privo delle necessarie professionalità, venga ulteriormente penalizzata nel momento in cui trovi le competenze necessarie fuori da San Marino”. Senza considerare il fatto che “già oggi- prosegue la nota- è difficoltoso attirare le migliori competenze a San Marino, dove peraltro vige ancora la poco attrattiva norma del tetto alle pensioni”. A fronte di tutto ciò “ci chiediamo- concludono gli industriali- quindi quale imprenditore possa essere spinto ad investire in Repubblica, sottolineando anche la preoccupazione rispetto a quanti potrebbero andarsene”. Il confronto con il Governo, che deve proseguire nell’ambito del percorso avviato con tutte le associazioni di categoria e organizzazioni sindacali, non può ridursi alla mera presentazione di interventi ideati dall’Esecutivo senza la necessaria valutazione e verifica di ciò che realmente serve e delle conseguenze derivanti da eventuali decisioni. Questo è l’unico modo per intervenire puntualmente dove obiettivamente c’è bisogno. Cogliamo quindi con favore la decisione di non portare il suddetto Progetto di Legge in Consiglio Grande e Generale già nella sessione di marzo, auspicando che venga ritirato ed eventualmente ridiscusso nell’ambito del nuovo tavolo tripartito.


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