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Un antibiotico su 2 non funziona, è allarme infezioni

L’Italia è, tra i paesi della comunità europea, la nazione che le più alte percentuali di resistenza alla maggior parte degli antibiotici

Pubblicato:13-03-2015 13:27
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:10

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medicine farmaciROMA   – Prosegue a Milano il V Congresso internazionale Amit, Argomenti di malattie infettive, presso il Museo nazionale della Scienza e della tecnologia ‘Leonardo da Vinci’. Sono trecento gli specialisti provenienti da tutta Italia. Il Congresso, ormai giunto alla quinta edizione, “continua nella propria tradizione di proporre argomenti di grande attualità in campo infettivologico accentrando, in particolare, l’attenzione sulla realtà della continuità assistenziale che comprende il livello ospedaliero e territoriale”.
Marco Tinelli, presidente del Congresso , direttore Azienda ospedaliera di Lodi e componente del Consiglio nazionale della Simit- Società italiana di Malattie infettive e tropicali, spiega che nel congresso si affrontano “sia a livello globale che locale le emergenze epidemiologiche, in alcuni casi drammatiche, causate dalla sempre più grande diffusione di ceppi batterici con sensibilità a poche o addirittura nessuna classe di antibiotici. A tal proposito- continua Tinelli- come scelta iniziale delle sessioni congressuali, abbiamo identificato la disamina degli effetti patogeni più rilevanti, sia dal punto di vista microbiologico che epidemiologico, provocati dai microrganismi multi-resistenti e l’impatto che ne deriva nella pratica clinica. E’ pertanto fondamentale, di fronte alle sfide che dobbiamo affrontare, proporre dei modelli di controllo delle infezioni i più razionali ed efficaci possibili”.

Secondo il congresso Amit, “il vero ed enorme problema del clinico è come ottimizzare l’antibiotico-terapia dei microrganismi multi-resistenti sia per la scarsità di molecole realmente efficaci che per le prospettive di pochissime altre che saranno a disposizione nel prossimo futuro”.
Per questo, “bisogna rivedere gli schemi terapeutici ‘classici’ adottando, in alcuni casi, dosaggi molto più elevati degli antibiotici rispetto a quelli cosiddetti ‘standard’, e sono stati identificati una serie di argomenti molto rilevanti ed attuali: essi verranno trattati dai maggiori specialisti di livello internazionale in materia”.
Infatti, “sono 4.100mila circa i pazienti della Comunità europea che vengono colpiti da infezioni legate all’assistenza sanitaria con una stima di 147mila morti ogni anno. Le infezioni più frequenti sono le polmoniti, soprattutto quelle legate alle comunità e agli ospedali, che percentualmente sono il 19,4% di tutte le infezioni, le post chirurgiche, che riguardano il 19,6% del numero complessivo e  le infezioni urinarie il 19%. Particolarmente frequenti anche le infezioni del torrente circolatorio (10,7%) e gastrointestinali (7,7%)”.

Inoltre, secondo molti studi scientifici, “in molti pazienti il 48% dei farmaci impiegati risultano inefficaci alla cura. Sotto accusa soprattutto i chinoloni, in particolare la Levofloxacina e Ciprofloxacina tra i più usati sia dai medici di famiglia che in ospedale, e l’Italia è, tra i paesi della comunità europea, la nazione che le più alte percentuali di resistenza alla maggior parte degli antibiotici con percentuali che vanno dal 25% a oltre il 50%, oltre ad essere il paese della Comunità europea dove circolano anche più batteri resistenti a tutti gli antibiotici”.


Tale fenomeno di multi resistenza agli antibiotici “preoccupa particolarmente all’interno degli ospedali, italiani ed europei, dove è alto il tasso di infezioni in particolar modo causate dagli enterobatteri, batteri che comunemente colonizzano l’intestino senza dare nessun problema. Purtroppo alcuni di essi, proprio a causa dell’uso eccessivo degli antibiotici diventano resistenti. Tra questi- spiegano gli specialisti del Congresso- vi è soprattutto l’Escherichia coli (15,9%) e la Klebsiella pneumoniae (8,7%) entrambi resistenti a gran parte o a tutti gli antibiotici. Poche le soluzioni in questi casi, e poche chance di trovare una moltitudine di antibiotici attivi nel prossimo futuro, perché le case farmaceutiche investono tendenzialmente verso altre molecole per malattie che vengono somministrate per tutta la vita”.

Inoltre, “il problema diventa ulteriormente grave se si sottolinea che queste infezioni iniziano a diffondersi fuori dalle mura ospedaliere, specie all’interno di case di riposo e di cura per anziani. In Italia, nelle case di riposo per anziani, si va da 0,3 posti letto per 1000 abitanti in Molise fino a 28,3 in Lombardia e gli anziani, per loro natura fragili, sono il 21% della popolazione over 65, e saranno il 25-26% entro il 2050″.

Secondo gli specialisti del Congresso Amit, gli anziani avranno “sempre più bisogno di assistenza ‘indiretta’ in quanto l’ammortizzatore sociale più rilevante e cioè la famiglia si sta lentamente assottigliando come numerosità di componenti che possono dedicare un aiuto a persone anziane e disabili, pertanto molte delle persone anziane saranno sempre più costrette, per mancanza di assistenza, a rivolgersi a strutture  con assistenza anche ridotta come le case di riposo”, spiegano gli specialisti.

 

A questo proposito, in Europa nelle case di riposo “si contano 117mila infezioni ogni giorno, per una durata media di 10 giorni, per un costo complessivo di 4 milioni e mezzo di euro l’anno. Questo fenomeno è, negli ultimi anni, in crescita vertiginosa tanto che, in alcuni casi, si verificano più infezioni in tali strutture che presso gli ospedali”.

 

Tinelli spiega che “sono soprattutto i neonati, i bambini più piccoli, gli anziani e i soggetti con alcune criticità, come diabete, problemi cardiovascolari, sottoposte a trapianti e a trattamenti chemioterapici, i più in pericolo, e le infezioni crescono al crescere dell’età: sopra i 65 anni i fattori di rischio aumentano di almeno tre volte. Un problema che aumenta ulteriormente una volta superati i 75 anni. Il 75% delle prescrizioni che sono fatte in Italia sono per over 65, una percentuale che da sola assorbe il 65% dei costi del Sistema sanitario nazionale”, conclude il presidente del Congresso internazionale Amit.

 

 

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