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Terremoto Turchia, il mondo si mobilita. In campo anche Burundi e Vietnam

Siria con oltre 34mila morti, Onu: "Siriani delusi, lasciati senza aiuti"

Pubblicato:13-02-2023 12:01
Ultimo aggiornamento:13-02-2023 12:01

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ROMA – A una settimana dal doppio sisma che ha colpito la Turchia causando oltre 29mila vittime, anche il Burundi si mobilita inviando un team di soccorritori specializzati: è composta da dieci elementi la squadra che aiuterà a estrarre i superstiti dalle macerie, in una corsa contro il tempo resa più complessa dalle rigide temperature dell’inverno. Lo ha confermato alla Bbc il ministro degli Affari esteri Albert Shingiro, chiarendo che il team sarà inviato “nelle zone in cui c’è maggiore necessità”. Lo stesso non verrà fatto però per la Siria – altro paese gravemente colpito dal sisma – a causa delle “difficoltà di accesso” nelle regioni terremotate, come ha spiegato Shingiro.

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Il Burundi è tra i circa settanta paesi che stanno inviando uomini e mezzi per sostenere Ankara in quella che è stata definita “la peggiore catastrofe del secolo” dalle autorità turche. La scorsa settimana i primi a mobilitare aiuti dall’Africa sono stati i governi di Tunisia, Egitto e Algeria. Negli ultimi giorni si è aggiunto alla lista il Sudan, che ha fatto decollare un aereo con a bordo aiuti di prima necessità e una squadra della Forza civile di difesa composta da 40 soccorritori, tra cui sette medici. Ieri i rappresentanti dell’Afad, l’Agenzia turca per la gestione delle emergenze, hanno accolto anche un aereo con a bordo diverse tonnellate di forniture umanitarie nonché una squadra di soccorritori dal Vietnam. Come riporta Vietnam Net, è la prima volta che il Paese asiatico mobilita risorse per altri Stati in caso di disastri naturali.


Situazione diversa per la Siria, paese già colpito da 12 anni di guerra, dove gli effetti del doppio sisma fanno salire il bilancio complessivo delle vittime a 33mila. Il fatto che la catastrofe naturale abbia coinvolto anche le ultime zone controllate dai ribelli – dove secondo l’Onu già prima del terremoto vivevano 2,7 milioni di sfollati dipendenti dal sostegno umanitario – ha reso più complessa la mobilitazione per i Paesi stranieri. Mentre il governo di Damasco sta ricevendo infatti sostegno da Russia, Emirati Arabi, Giordania e persino Palestina e Filippine, nel nord-ovest gli aiuti faticano ad arrivare: gli Elmetti bianchi, un corpo di volontari civili, ha definito la situazione “assolutamente catastrofica”.

Dopo un sopralluogo ieri nelle regioni terremotate al confine tra Siria e Turchia, il direttore dell’Ufficio per le operazioni umanitarie delle Nazioni Unite Martin Griffiths ha dichiarato che il bilancio potrebbe superare le 50mila vittime. Quindi su Twitter ha aggiunto: “finora abbiamo deluso le persone nel nord-ovest della Siria. Si sentono giustamente abbandonate, in attesa di un aiuto internazionale che non è arrivato”. Infine ha invocato l’apertura di nuovi corridoi ai convogli umanitari.

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