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Laurito (Velina Rossa): “Federico Caffè non avrebbe approvato governo ‘Arlecchino'”

Pasquale Laurito, l'autore della Velina Rossa, invita alla prudenza nell'accostare l'economista keynesiano vicino a Berlinguer al presidente del consiglio Mario Draghi, che ebbe Caffè come relatore della tesi di laurea

Pubblicato:13-02-2021 17:34
Ultimo aggiornamento:13-02-2021 17:35

giuramento draghi 3
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ROMA – Federico Caffè non avrebbe approvato questo governo ‘Arlecchino’. Pasquale Laurito, l’autore della Velina Rossa, invita alla prudenza nell’accostare l’economista keynesiano vicino a Berlinguer al presidente del consiglio Mario Draghi, che ebbe Caffè come relatore della tesi di laurea (“Sul Piano Werner per l’unione monetaria”, nel 1970) e primo maestro.
“A Carnevale ogni scherzo vale: è nato il governo Arlecchino che indossa tutti i colori a disposizione e che si illude che tutto può essere risolto con l’autoritarismo mascherato da democrazia, ma solo a parole”, dice Laurito alla Dire. Il decano della Stampa parlamentare ricorda di essere stato testimone diretto degli incontri tra Caffè e Berlinguer a Botteghe Oscure. “Il professore entrava dal garage, alle 13, per non dare nell’occhio. E io che lo sapevo mi facevo trovare per sapere se c’erano novità. Lui mi invitava a non rivelare quel nostro segreto e io, ovviamente, non ho mai tradito la parola data”. Ma cosa direbbe Caffè della crisi politica e del governo che nasce oggi? “Che c’è un affannarsi a mettere da parte la politica. In parte provocato dagli stessi protagonisti. Leggendo oggi la reazione delle segreterie dei pochi partiti rimasti in vita sembra di trovarsi di fronte a un ‘mea culpa’ continuo. Ad iniziare dal Pd che dovrebbe dimostrare una preparazione al di sopra degli altri e che invece appare suggestionato dalle parole di chi oggi è al comando del Paese. Nessuno mette in dubbio la preparazione economica e politica del presidente Draghi, ma non si può accettare ancora la bocciatura dei partiti e degli ideali che hanno dato vita alla Repubblica italiana”.

Per quanto i tecnici possano aiutare l’Italia a risollevarsi, “è compito precipuo della politica dare rappresentanza al corpo elettorale. Agli italiani. I politici non possono mancare questo obiettivo tirandosi indietro. E più di tutto non può farlo il Pd mescolando quei valori a quelli contrari”, dice Pasquale Laurito. “Il paese – aggiunge – non è diventato salviniano. La fretta di mescolare il sovranismo con la democrazia europea da parte degli attuali dirigenti politici ci fa tremare soprattutto per la superficialità con cui si passa a un’idea della politica come incapacità di decidere. Assenza di decisione. Evidentemente la lezione di questi ultimi anni non è servita. Ma noi rimaniamo fedeli ai nostri principi democratici“.
Il ricordo di Caffè, “dell’uomo che scrisse il quesito sulla scala mobile, che di quella delusione ha sofferto tanto, e che ha speso la vita per un’economia a favore dei più deboli, non va confuso con le vicende odierne. Non lo si usi per mascherare l’attualità. Caffè rimane il grande professore. Gli studenti, semplici laureati”.

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