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Imprese. Gestione della crisi e quadro delle norme, il punto a Unicusano

ROMA  - Avere un quadro normativo chiaro per supportare le imprese costrette a gestire un fallimento o altre procedure concorsuali.

Pubblicato:13-02-2015 17:35
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:07

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ROMA  – Avere un quadro normativo chiaro per supportare le imprese costrette a gestire un fallimento o altre procedure concorsuali. E siccome a causa della crisi i dati del settore evidenziano “nuovi record in termini di numerosità dei fallimenti”, l’università Niccolò Cusano ha chiamato a raccolta esperti del mondo accademico e professionale per una giornata di studi dedicata proprio al tema ‘Gestione della crisi d’impresa. Elaborazioni della dottrina e indirizzi giurisprudenziali’.

In un’aula magna gremita di legali, commercialisti e operatori del settore, il convegno ha visto susseguirsi interventi del calibro di Umberto Apice, avvocato generale della Corte di Cassazione, e Girolamo Bongiorno, professore dell’università La Sapienza. Ad aprire i lavori, il magnifico rettore di Unicusano, Fabio Fortuna. “Il convegno- ha detto- è dedicato alla gestione dei fenomeni di crisi che purtroppo spesso sfociano nel fallimento o in altre procedure concorsuali che alcune volte consentono di aiutare l’azienda a tornare in una situazione di normalità”. Un appuntamento, quello di oggi, “particolarmente importante” per il rettore, “perché le relazioni si articolano in uno studio sistematico di alcuni aspetti normativi che riguardano il fallimento il concordato preventivo e le procedure concorsuali”.


Fortuna ha poi tenuto a sottolineare l’importanza di dare “grande attenzione alle norme, che sono e restano l’unico riferimento attendibile”, anche se “stiamo assistendo a una evoluzione frenetica della normativa sui fallimenti”.

D’accordo con il rettore anche Apice, che ha ricordato la collaborazione tra Unicusano e la rivista parlata di diritto concorsuale e commerciale ‘Riptico‘ per l’organizzazione del convegno, ma ha anche lanciato un appello affinché “non si corra il rischio di rivoluzionare la disciplina del fallimento con la conseguenza di togliere dei binari sicuri su cui gli operatori possano muoversi”.

Secondo Apice bisogna “concentrare l’attenzione su chiarimenti da offrire in ordine a norme che già esistono, senza lasciarsi tentare da strade nuove che spesso sono pericolose e incerte e non si sa dove portino. L’impianto che abbiamo non è sbagliato – la riforma Vietti – che risale al 2006 e che è il corpus fondamentale oggi nella materia fallimentare. È meditato e ben fatto, in linea con gli altri Paesi dell’Europa. Ma mancano chiarimenti precisi su molti punti per gli operatori- ha aggiunto- Questi chiarimenti stanno venendo dalla giurisprudenza, ma se vengono dal potere legislativo, tanto meglio”.

Molti gli argomenti trattati dai relatori nel corso del convegno, dalle azioni di responsabilità e la quantificazione del danno, fino alle false comunicazioni sociali e la bancarotta societaria, ma anche i poteri del Tribunale nell’istruttoria prefallimentare. “Diversamente da quando si pensava che il Tribunale avrebbe avuto un ruolo ridotto- ha tenuto a dire Bongiorno- il giudice è preminente nella gestione della procedura concorsuale, in particolare nel fallimento”, dove “è necessario che il giudice segua e controlli l’operato del curatore in maniera incisiva. Quindi- ha concluso- ben vengano questi poteri che la legge riconosce al tribunale fallimentare”.

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