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Video |La Croce Rossa sulla linea del fronte: “Salvate i civili’

Achille Despres, portavoce a Kiev del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr): "Obbligo di rispettare il diritto umanitario"

Pubblicato:13-01-2023 15:40
Ultimo aggiornamento:13-01-2023 15:40
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croce rossa
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ROMA – “In questo conflitto armato i civili stanno soffrendo tantissimo; per questo a tutte le parti in conflitto, alla Russia e all’Ucraina, diciamo: ‘Rispettate il diritto umanitario’“: a parlare con l’agenzia Dire è Achille Despres, portavoce a Kiev del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr). La premessa è che l’organizzazione, con uffici e programmi in diverse regioni del Paese, da Odessa a Poltava a Dnipro, da dove raggiunge le zone in prossimità della linea del fronte che taglia il Donbass, opera sulla base di un principio di neutralità in qualsiasi situazione. “È fondamentale per potere assistere chi ha bisogno, persone ridotte allo stremo da dieci mesi di conflitto e anzi spesso da otto anni, in particolare nelle aree di Donetsk e Lugansk” dice Despres. Il riferimento è all’offensiva militare della Russia al via nel febbraio scorso e poi al 2014, l’anno di inizio di scontri e bombardamenti nell’est del Paese e in particolare nel Donbass. In tutte queste regioni, da una parte e dall’altra del fronte, con presidi anche nelle città di Donetsk e Lugansk sotto controllo russo, il Comitato internazionale della Croce Rossa porta aiuti umanitari, a cominciare da cibo o medicine.

“Il nostro impegno è essere il più vicini possibili alle comunità colpite” evidenzia Despres. “Dall’ufficio di Poltava abbiamo raggiunto la città di Kupyansk, ripresa solo pochi mesi fa dalle forze ucraine, e la sicurezza è spesso una sfida per gli attori umanitari”. La conferma si è avuta poche settimane fa, quando una volontaria della Croce Rossa dell’Ucraina, organizzazione locale di riferimento per il Cicr, è rimasta uccisa in un bombardamento. “È accaduto nell’area di Kherson, ripresa dalle forze ucraine alcune settimane fa” riferisce Despres: “Stava aiutando in un centro sanitario”. Negli ultimi giorni raid e combattimenti si sono concentrati nelle aree di Bakhmut e Soledar, nel Donbass. Il presidente russo Vladimir Putin aveva annunciato una tregua per il giorno del Natale ortodosso, tra il 6 e il 7 gennaio. La sua proposta è stata però respinta dal capo di Stato ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha posto come precondizione il ritiro di tutte le forze di Mosca oltre i confini del Paese riconosciuti a livello internazionale.

LA TREGUA TEMA POLITICO

La tregua si è confermata tema politico. Quello di Despres, allora, è anzitutto un appello a rispettare il diritto umanitario internazionale. “Un obbligo legale e morale“, sottolinea il responsabile, citando le Convenzioni di Ginevra e un principio di umanità verso chi è indifeso. Secondo Despres, dall’inizio dell’offensiva russa del 24 febbraio il Cicr ha fornito cibo a oltre un milione di persone, assistendone circa dieci milioni per garantire acqua pulita. Un altro numero, 170, è il numero dei centri sanitari e degli ospedali ai quali sono stati fornite attrezzature mediche, farmaci o generatori, fondamentali per i blackout conseguenza dei bombardamenti. “Solo così”, sottolinea Despres, “nella sale chirurgiche si può continuare a operare”. Secondo stime dell’Onu, in Ucraina le vittime civili di bombardamenti ed esplosioni sono state almeno 17.994, delle quali 6.919 uccise e 11.075 ferite. Le persone costrette a lasciare il proprio Paese, al dicembre scorso, sempre stando alle Nazioni Unite, sono state sette milioni e 800mila.


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