ROMA – Elvis Presley e sua figlia Lisa Marie Presley, un destino scritto nel cuore. Entrambi accomunati da problemi con la droga, entrambi deceduti per un infarto. Ma può esserci un legame tra l’infarto e l’assunzione di sostanze stupefacenti? “La droga quadruplica la percentuale di infarto nei soggetti sani che la assumono – risponde all’agenzia Dire il dottor Ivo Pulcini, specialista in cardiologia e medicina dello sport – soprattutto la cocaina, potentissimo vasocostrittore in grado di determinare uno spasmo alle coronarie che, se permanente, crea un trombo, un vero e proprio tappo che impedisce al sangue, quindi all’ossigeno, di alimentare questo muscolo prezioso che è il cuore. Quindi, tutto il cuore o parte di esso può subire un danno permanente o una necrosi, ovvero la morte del muscolo stesso”.
“Dipende da come si interviene – continua il cardiologo – e se le persone colpite da arresto cardiaco hanno la fortuna di trovare un defibrillatore a portata di mano o personale qualificato. Però, purtroppo, il caso della droga è strettamente legato agli stili di vita: le persone che abusano devono sapere che le conseguenze sono terribili”.
Il dottor Pulcini spiega inoltre come nell’infarto, e questo avviene anche per le malattie cardiovascolari e nel diabete, ci possa essere una familiarità. “Ma non è obbligatorio – tiene a precisare – perché magari tre soggetti della stessa famiglia possono avere lo stesso destino e poi c’è qualcun altro che geneticamente è protetto o ha fatto prevenzione, che è la cosa principale. Molti di noi, infatti, stando bene non si preoccupano di fare un elettrocardiogramma o di sottoporsi a controlli che, invece, sono essenziali, soprattutto superati i 40 anni“.
Lo specialista in cardiologia e medicina dello sport si sofferma, inoltre, sulle altre cause dell’infarto. “Sono tutte legate a un problema vascolare – informa Pulcini – e sono molteplici: ce l’hanno prevalentemente i diabetici, gli obesi, chi fa vita sedentaria, la cosiddetta ‘sindrome ipocinetica’ descritta da Kraus e Raab, e chi è predisposto geneticamente, ma da medico sportivo ritengo che la cosa principale sia la disidratazione. Bisogna bere anche quando non si ha sete”.
“La disidratazione, purtroppo, viene sottovalutata – afferma il medico – perché il sangue è composto da una parte liquida e da una parte corpuscolata. Quest’ultima è fatta da globuli bianchi, globuli rossi e piastrine, il resto è acqua. Alla nascita, il bambino è composto al 90% di acqua, una persona di 110 anni ha una composizione corporea di acqua pari al 40-50%. L’infarto è sicuramente favorito dalla disidratazione“.
Perché gli ictus e gli incidenti vascolari avvengono alle tre di notte, o comunque nel periodo notturno? “Perché molte persone non bevono durate la notte. Invece – ammonisce Pulcini – bisognerebbe idratarsi abbastanza, si dovrebbero bere due litri di acqua durante il giorno“.
“Basta capire cosa è il sangue – dichiara ancora il cardiologo – perché se ho un olio troppo denso, è chiaro che creo fatica al motore. L’olio, invece, deve essere caldo e fluido. Se il sangue aumenta la parte corpuscolata, se il sangue si ispessisce, la circolazione si rallenta. Perché se dentro un tubo che porta l’acqua ci mettiamo della sabbia il flusso d’acqua tenderà a rallentarsi. Dunque – conclude Pulcini – più si beve, più il cuore fatica di meno a pompare il sangue e quindi è più difficile che avvenga un infarto”.
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