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Operaio morto per l’amianto nel Napoletano, Fincantieri e Sait condannate al risarcimento di un milione di euro

"Sentenza storica per i lavoratori che sono stati a contatto con la fibra killer nella cantieristica navale". dichiara l'avvocato Ezio Bonanni che ha vinto una importante battaglia a favore della famiglia

Pubblicato:13-01-2022 13:03
Ultimo aggiornamento:13-01-2022 15:37
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giustizia tribunale
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NAPOLI – Il giudice del lavoro del Tribunale di Torre Annunziata ha condannato, in solido tra di loro, Fincantieri spa e Sait spa, al risarcimento del danno per il decesso dell’operaio Angelo T. avvenuto, per mesotelioma da esposizione alle fibre di amianto, il 5 marzo 2016 dopo grandi sofferenze. A darne notizia l’Osservatorio nazionale amianto (Ona).

“Sentenza storica per i lavoratori che sono stati negli anni a contatto con la fibra killer nella cantieristica navale”. Queste le parole dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente di Ona, che ha vinto una importante battaglia a favore della famiglia che ha ottenuto un indennizzo di un milione di euro. Inizialmente l’Inps aveva riconosciuto 30mila euro a titolo di rendita indennitaria ma il giudice Dionigio Verasani ha poi condannato al risarcimento entrambe le aziende per le quali ha lavorato l’ex dipendente, ritenendole responsabili in solido per il decesso dell’uomo.

Angelo, di Castellamare di Stabia, ha lavorato tra il 1963 e il 1995 per un’azienda, la Sait, alla quale la Fincantieri si rivolgeva spesso per impegnarne gli operai. L’uomo ha svolto mansioni di manovale fino al 1966, pittore per due anni e poi coibentatore, sempre a contatto diretto con le polveri di amianto.


“L’ambiente di lavoro – si legge nella sentenza – era al chiuso, all’interno dell’unità navale, e privo di aspiratori localizzati delle polveri e senza ricambio di aria. Locali chiusi, come la sala macchine, presso i quali trascorreva l’intera giornata lavorativa, gomito a gomito anche con altri colleghi”. Le attività che svolgeva “determinavano aerodispersione di polveri e fibre di amianto, che rimanevano liberate nell’aria”. Grazie a testimonianze di altri operai che lo hanno affiancato negli anni si è appurato che il lavoro veniva svolto sempre senza strumenti di prevenzione tecnica e protezione individuale.

“In particolare – sottolinea il giudice – fu privato di maschere protettive che potessero in qualche modo evitare, ovvero diminuire, l’inalazione di polveri e fibre di amianto”. A confermare l’esposizione anche il dottor Roberto Ficuciello, specialista in medicina legale e delle assicurazioni, che ha riconosciuto il nesso di causalità tra la patologia riscontrata e il lavoro svolto dall’ex dipendente.

Il numero dei casi di mesotelioma e di altri tumori dell’amianto sono in continuo, crescente, aumento nella regione Campania, come nel resto d’Italia. Più di settemila i decessi provocati. Ed è per questo che l’Ona sta contribuendo a realizzare la mappatura con l’app amianto http://app.onanotiziarioamianto.it/ e già da tempo ha istituito, oltre quella legale, un servizio di assistenza sanitaria per coloro che hanno ricevuto la diagnosi di mesotelioma che può essere richiesta attraverso lo sportello on-line https://onanotiziarioamianto.it/sportello-amianto-ona-nei-territor i/ o tramite il numero verde 800 034 294.

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