VIDEO | FOTO | Gli studenti di Bologna portano in piazza la crisi ‘esistenziale’

La protesta degli allievi dei licei Minghetti e Righi in occasione della giornata di mobilitazione nazionale indetta dal comitato Priorità alla scuola per chiedere il rientro immediato nelle classi. Un flash-mob molto sentito dai ragazzi: "La didattica a distanza è stata uno strumento utilissimo ma non può essere definitivo"

Pubblicato:13-01-2021 12:38
Ultimo aggiornamento:13-01-2021 14:12
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Protesta studenti Liceo Minghetti Bologna
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BOLOGNA – “Ci manca stare con i nostri compagni, non abbiamo più la possibilità di parlare con il nostro compagno di banco, ci manca lo sguardo di un professore, che insegna più di mille parole. Ci manca stare tra di noi, socializzare, perché la scuola non è pura nozione: la scuola è imparare a stare insieme e vivere in una società. Senza una scuola in presenza questo non è possibile”. È una protesta, ma anche un grido di allarme ‘esistenziale’ il flash-mob degli studenti del liceo Minghetti a Bologna in occasione della giornata di mobilitazione nazionale indetta dal comitato Priorità alla scuola davanti alle scuole superiori per chiedere il rientro in presenza nelle classi. Davanti all’ingresso del liceo classico, in via Nazario Sauro, lo spazio era troppo stretto per garantire il distanziamento sociale. Così, gli studenti hanno deciso di spostare la protesta in piazza Maggiore.

Sono una settantina: ragazze e ragazzi che premono per tornare a studiare con i propri compagni. “Governo e Regione continuano a rimandare e nel frattempo non si muovono. Noi siamo stanchi di stare dietro a uno schermo per sei ore, con persone che arrivano alla fine della giornata scolastica con un mal di testa insopportabile e persone che stanno perdendo decimi su decimi” di vista, grida al megafono Cesare Maria Dalbagno, rappresentante d’istituto. Ma gli studenti sono consapevoli della situazione e non chiedono una riapertura indiscriminata. “Con una situazione epidemiologica grave non chiediamo una riapertura immediata: chiediamo che si lavori affinché questa riapertura sia garantita- chiarisce ancora Dalbagno- vogliamo che siano stanziati fondi, che vengano comprati tamponi rapidi per effettuare screening nelle scuole e rintracciare i casi”.

Il malessere è tale per cui i ragazzi chiedono al mondo degli adulti di mettersi nei loro panni. “Guardateci, dove siamo finiti per colpa di questa situazione: noi siamo qui a chiedervi una didattica in presenza sicura e non ci fermeremo finché non ce la darete- dice una studentessa durante il suo intervento davanti ai compagni- cosa avreste fatto al nostro posto? Abbiate un po’ di empatia, cercate dentro di voi l’adolescente che eravate una volta e cercate di piazzarlo qui in questo momento: siate con noi”. Il messaggio è dunque “ribadire ancora una volta che la scuola dev’essere una priorità nel discorso politico attuale- prosegue Dalbagno- noi chiediamo ancora che la scuola venga riaperta in sicurezza perché non possiamo continuare a rinunciare a una cosa così importante”.

Zaini a terra al Righi di Bologna: “Dad utile ma ora basta”

Gli zaini appoggiati a terra, davanti all’ingresso della scuola, ognuno con il proprio nome e la classe di appartenenza. È questa la protesta degli studenti del liceo Righi a Bologna in occasione della giornata di mobilitazione nazionale indetta dal comitato Priorità alla scuola davanti alle superiori per chiedere il rientro immediato nelle classi. Un flash-mob silenzioso e per forza di cose distanziato, ma molto sentito dai ragazzi, che in sicurezza vogliono rientrare in aula in presenza con i compagni.

Il messaggio è chiaro: basta con la didattica a distanza. Sebbene infatti la Dad sia stata “uno strumento utilissimo per limitare i contagi, è temporaneo, non può essere definitivo– spiega Eleonora Tenna, studentessa di quinta- abbiamo una necessità: tornare in classe in sicurezza… È fondamentale. La scuola è stata messa in secondo piano”. È dunque il momento di “cambiare atteggiamento nei confronti degli studenti di tutt’Italia e iniziare a mettere al primo posto la scuola, come ogni nazione sviluppata dovrebbe fare per investire nel futuro“.

Davanti all’ingresso del liceo, in viale Pepoli, ci sono una quarantina di ragazzi, ma non solo. Insieme a loro anche i genitori, che chiedono “chiarezza” sul futuro della scuola. Dopo che il rientro “era stato promesso come fattibile, anche il 22 dicembre ai tavoli in Regione, e la Regione era pronta a rientrare al 75% in sicurezza, siamo di nuovo qua- ricorda Barbara Nerozzi, del comitato Priorità alla scuola e mamma di uno studente del Righi- le scelte che sono state fatte cominciano a essere abbastanza incomprensibili”. Il problema della diffusione del contagio da coronavirus “non può essere solo delle scuole: non possono essere solo le scuole a restare chiuse. Bisogna trovare delle soluzioni per far rientrare i ragazzi a scuola”, chiosa Nerozzi.

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