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L’Osteria dell’Orsa di Bologna: “#ioapro? Sarà un’inutile figuraccia”

Fabio Rodda, titolare dello storico ristorante, è in totale disaccordo con l'iniziativa che sollecita i ristoratori ad aprire il proprio locale ribellandosi al dpcm: "Si tratterà di "un autogol, una figuraccia e un'inutile esposizione mediatica" che "non funziona" per i ristoratori "seri"

Pubblicato:13-01-2021 11:55
Ultimo aggiornamento:13-01-2021 11:56
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Osteria dell'Orsa Bologna
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BOLOGNA – Il movimento #ioapro che sollecita i ristoratori ad aprire il proprio locale ribellandosi alle limitazioni imposte dal Governo nell’ultimo Dpcm è “una risposta irresponsabile e che si muove nell’illegalità”. Per Fabio Rodda, titolare dell’osteria dell’Orsa di Bologna, tra le più antiche sotto le Due torri, “le riaperture illegali, se ci saranno, saranno viste come un gesto da disperati nella migliore delle ipotesi, da farabutti incoscienti nella peggiore”. In ogni caso si tratterà di “un autogol, una figuraccia e un’inutile esposizione mediatica” che “non funziona” per i ristoratori “seri”. Sono dure le parole di Rodda, che gestisce la famosa osteria in via Mentana, e che non è “assolutamente d’accordo coi colleghi che propongono riaperture contro il governo, o cause al Tar per vedersi concedere il diritto di tirar su le serrande”, come invece stanno promuovendo diversi ristoratori anche a Bologna, dove venerdì saranno pronti ad aderire al movimento nazionale #ioapro, “già strumentalizzato dalle destre” con Matteo Salvini che poco fa ha ‘ospitato’ in diretta Facebook gli organizzatori della protesta.

“SERVE SUPPORTO VERO DAL GOVERNO, NON ELEMOSINA”

Rodda però ci tiene a precisare che “la situazione è drammatica” ed è “normale che ci sia sfiducia nel settore” ma la questione va posta in altri termini. Quali? “C’è una pandemia? Qualunque luogo di ritrovo è potenzialmente pericoloso? Allora bisogna chiudere, malgrado i distanziamenti già messi in atto, i protocolli adottati, i separatori in plexiglass e gli ettolitri di disinfettante per mani comprati”, spiega alla ‘Dire’. “Ma se bisogna chiudere, occorre supporto vero: non elemosina, supporto- continua- Come si fa? Una prima, semplicistica ma efficace, misura sarebbe il finanziamento di una percentuale ampia della disparità fra bilancio 2019 e bilancio 2020″.

Osteria dell'Orsa Bologna

In questo modo, secondo il titolare dell’Orsa, “molte aziende avrebbero realmente ciò di cui hanno bisogno e non assisteremmo più a una spruzzata di aiuti a caso. Perché così è stato finora”.
Insomma, mentre l’osteria continuerà a rimanere chiusa finché il Governo non deciderà che sarà abbastanza sicuro aprire di nuovo, intanto Rodda propone una via alternativa alla ‘ribellione’ dei colleghi: “Dobbiamo premere tutti sui palazzi perché arrivino soldi veri a chi ne ha bisogno. Mesi fa, lessi un’intervista in cui un parlamentare dichiarava che se avessero dato gli aiuti alla ristorazione sul modello tedesco o francese, metà avrebbero chiuso perché nessuno dichiara quello che guadagna. Bene, intanto fatelo, poi vedremo. Io di scontrini ne batto e a palate, ho il personale tutto in regola, pago e fatturo e incasso e batto scontrini“. Sul fatto di non avere fiducia nel Governo, dopo le misure prese nei confronti del settore in tutto questo anno di pandemia, Rodda è sostanzialmente d’accordo con i suoi colleghi, tuttavia, insiste, “non sarà mai il me ne frego, la risposta sensata”.


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