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Zaki scrive alla famiglia: “Detenzione incomprensibile, sto male”

"Ho ancora problemi alla schiena e ho bisogno di un forte antidolorifico ed erbe per dormire meglio"

Pubblicato:12-12-2020 16:56
Ultimo aggiornamento:13-12-2020 11:59
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zaki lettera
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ROMA – Patrick Zaki torna a scrivere alla famiglia dichiarando tutta la sua delusione per il rinnovo della detenzione cautelare di altri 45 giorni e lamentando forti dolori alla schiena e uno stato mentale non buono. A lanciare l’allarme, pubblicando due lettere scritte dallo studente dell’Università di Bologna detenuto in Egitto da dieci mesi, sono gli attivisti che hanno consegnato i messaggi alla famiglia del ragazzo e che sulla pagina Facebook ‘Patrick libero’ scrivono: “Noi, la famiglia e gli amici di Patrick, esprimiamo la nostra grave preoccupazione per la salute mentale e fisica di Patrick. Chiediamo il suo immediato rilascio per l’assenza di legittime giustificazioni per la sua detenzione cautelare e per l’impatto sempre più negativo della sua prigionia su di lui”.

LA LETTERA DEL 22 NOVEMBRE

“Miei cari, spero che stiate tutti bene e in buona salute. Mando il mio affetto alla mia famiglia, a tutti i miei amici e ai miei cari. Ieri ero in udienza, ma niente di nuovo, si è ripetuto lo stesso discorso. Ovviamente il mio tempo qui è stato fin troppo lungo e diventa ogni giorno più pesante, ma ci sto provando. Ho perso la possibilità di sostenere gli esami per il secondo semestre consecutivo… e onestamente, questo è uno dei problemi principali di cui sono costantemente preoccupato. Voglio inviare il mio affetto ai miei compagni di classe a Bologna e ringraziare tutti i miei amici di Granata e Siviglia. Spero di poter tornare alla mia università, ai miei compagni di classe e a casa il prima possibile”.

LETTERA DEL 12 DICEMBRE

“Spero che stiate bene, Certo, le recenti decisioni sono deludenti e come al solito, senza alcun motivo comprensibile. Ho ancora problemi alla schiena e ho bisogno di un forte antidolorifico ed tisane per dormire meglio. Il mio stato mentale non va molto bene dall’ultima udienze. Continuo a pensare all’università e all’anno che ho perso senza che nessuno ne capisca il motivo. Voglio inviare il mio affetto a tutti i miei compagni di classe e amici a Bologna. Mi mancano molto la mia casa, le strade e l’università. Speravo di trascorrere le vacanze con la mia famiglia ma questo non accadrà per la seconda volta a causa della mia detenzione”.


ZAKI, MEROLA: “STATO RECUPERI DIGNITÀ E RITIRI AMBASCIATORE

Nel giorno in cui Patrick Zaki riesce a far sentire la sua voce con una lettera dal carcere egiziano dov’e’ ancora detenuto, il sindaco di Bologna, Virginio merola, chiede che il ritiro dell’Ambasciatore italiano al Cairo. “Dovrebbe essere un Natale di dignita’ per la nostra Repubblica, perche’ senza un recupero di dignita’ non c’e’ speranza. E’ evidente che si stanno colpendo i diritti umani, non solo su Zaki, ma su tante altre persone”, ricorda Merola a margine dell’inaugurazione del presepe allestito nel cortile di Palazzo D’Accursio assieme al cardinale Matteo Zuppi. “E’ importante che si recuperi dignita’ da parte dello Stato italiano. Almeno ritirare l’ambasciatore in questa situazione credo sarebbe indispensabile“, sostiene il sindaco. “Mi colpisce la solidarieta’ diffusa, non solo degli studenti ma di tutta la citta’: e’ un segnale importante. I diritti civili non devono mai essere messi in discussione, speriamo che questa sensibilita’ diffusa porti dei frutti”, aggiunge Zuppi. “Caro Patrick, sii forte. Comprendo che la tua ingiustamente lunga permanenza in carcere possa indurti ad abbatterti e a perdere la speranza. Siamo rimasti tutti sconcertati dall’esito dell’ultima udienza, l’ennesimo rinvio che sembra volerci sfiancare”, e’ il messaggio della senatrice bolognese del Movimento Cinque Stelle, Michela Montevecchi, in risposta alla lettera dello studente dell’Alma Mater detenuto in Egitto. “C’e’ una citta’, la nostra amata Bologna, che ti aspetta. C’e’ una comunita’ di persone che vigila e si adopera per mantenere alta l’attenzione su di te e per ottenere la tua liberazione. Ormai ci conosci Patrick, noi bolognesi siamo gente che non si abbatte, siamo gente che si rimbocca le maniche, si unisce e cammina instancabile fino alla meta. Forza Patrick, forza. Non sei solo”, conclude. 

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