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Piazza Fontana, Mattarella: “Depistaggi doppiamente colpevoli, ma la nostra democrazia sconfisse il terrorismo”

Il capo dello Stato nel 50esimo anniversario della strage: "L’identità della Repubblica è segnata dai morti e dai feriti della Banca Nazionale dell’Agricoltura"

Pubblicato:12-12-2019 14:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:45
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ROMA – “L’identità della Repubblica è segnata dai morti e dai feriti della Banca Nazionale dell’Agricoltura” ma “la democrazia si dimostrò forte, in grado di battere il terrorismo” ed oggi “il destino della nostra comunità non può essere preda dell’odio e della violenza”. Con queste parole il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda, nell’aula del comune di Milano, la strage di piazza Fontana nel giorno del suo 50mo anniversario.

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Ecco il discorso completo del capo dello Stato:

“L’identità della Repubblica è segnata dai morti e dai feriti della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Un attacco forsennato contro la nostra convivenza civile prima ancora che contro l’ordinamento stesso della Repubblica”.

“Uno strappo lacerante recato alla pacifica vita di una comunità e di una Nazione, orgogliose di essersi lasciate alle spalle le mostruosità della guerra, gli orrori del regime fascista, prolungatisi fino alla repubblica di Salò, le difficoltà della ricostruzione morale e materiale del Paese”.


“L’attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato è stata, quindi, doppiamente colpevole. Un cinico disegno, nutrito di collegamenti internazionali a reti eversive, mirante a destabilizzare la giovane democrazia italiana, a vent’anni dall’entrata in vigore della sua Costituzione. Disegno che venne sconfitto”.

“Di fronte alla follia omicida i cittadini compresero che il loro contributo protagonista alla salvaguardia dell’ordine democratico era prezioso; e reagirono in modo fermo e unitario. Il patto collettivo di cittadinanza permise di difendere la Repubblica”. 

“E’ quanto hanno testimoniato, sofferto e operato esponenti della società civile, delle professioni, dei sindacati, dei partiti politici, delle istituzioni locali, magistrati, uomini delle forze dell’ordine, docenti”.

“Furono anni in cui, la consapevolezza delle forze democratiche di dover battere la strategia eversiva portò all’allargamento degli spazi di partecipazione nella vita del Paese; con un crescente ruolo dei sindacati nella proposta e nel raggiungimento di obiettivi di eguaglianza e crescita; con un nuovo peso alla condizione giovanile, espressosi anche a mezzo delle lotte studentesche per la riforma delle Università.
A quella primavera, all’autunno caldo del rinnovo dei contratti di lavoro, si volle opporre un dicembre di sangue”.

“Il terrorismo continuò a uccidere in quegli anni, strappando vite di cittadini inermi e servitori della Repubblica, come avvenne con le stragi di Peteano, di Brescia, di Bologna, nel vano tentativo di provocare, nella pubblica opinione, un riflesso disperato all’inseguimento di una sicurezza purchessia, disposto a barattare democrazia con ordine presunto e malinteso”.

“La democrazia si dimostrò, al contrario, forte. In grado di battere il terrorismo, con gli strumenti propri di uno Stato di diritto, senza rinunciare mai al rispetto dei diritti fondamentali della persona. Sono i valori della nostra Costituzione. Il ricordo delle vittime di piazza Fontana sollecita ancor di più la Repubblica ad affermarne la permanente validità”.

“Quella stagione fu specchio dell’anima, della sofferenza del nostro popolo, chiamato a rafforzare una fedeltà laica e civile ai valori della Costituzione: il patto di cittadinanza – basato su principi fondativi, ideali civili, storia plurale ma comune – lasciatoci in eredità dalla Lotta di Liberazione. Una fedeltà chiesta anzitutto ai servitori dello Stato: uomini degli apparati di sicurezza, Forze Armate, Magistratura, incaricati dalla comunità di vegliare sulla serenità del vivere civile. Non si serve lo Stato se non si serve la Repubblica e, con essa, la democrazia”.

“Il destino della nostra comunità non può essere preda dell’odio e della violenza. Nel momento in cui facciamo memoria delle vittime di piazza Fontana – e, con loro di Giuseppe Pinelli, del Commissario Luigi Calabresi – sappiamo di dover chiamare le espressioni politiche e sociali del Paese, gli uomini di cultura, l’intera società civile, a un impegno comune: scongiurare che si possano rinnovare in Italia le fratture terribili in cui si inserirono criminalmente quei fatti”.

“Per nessuna ragione la vita di una sola persona può essere messa in gioco per un perverso disegno di carattere eversivo. Ai parenti delle vittime qui raccolti, cui mi rivolgo con rispetto, solidarietà e affetto – e verso i quali l’Italia avverte di essere debitrice – dobbiamo saper dire che ci sentiamo legati da un vincolo morale”.

“Italiani fra italiani, cittadini fra concittadini, per essere custodi attenti del futuro del Paese. Nella fedeltà alle istituzioni della democrazia che ci sono state consegnate dalla Costituzione”.

“Nel momento in cui facciamo memoria delle vittime di piazza Fontana e, con loro di Giuseppe Pinelli, del Commissario Luigi Calabresi, dei quali saluto i familiari presenti, sappiamo di dover chiamare le espressioni politiche e sociali del Paese, gli uomini di cultura, l’intera società civile, a un impegno comune: scongiurare che si possano rinnovare in Italia le fratture terribili in cui si inserirono criminalmente quei fatti”.

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