ROMA – Nell’anno scolastico 2017/2018 sono attivi sul territorio nazionale 13.145 servizi educativi per la prima infanzia. I posti disponibili – di cui il 51% pubblici – coprono il 24,7% dei potenziali utenti, bambini con meno di 3 anni. Lo rileva l’Istat nel rapporto ‘L’offerta di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia – anno scolastico 2017/2018’.
Tale dotazione, pur in lieve aumento, è ancora sotto il parametro del 33% fissato nel 2002 dall’Ue per il 2010. L’eterogeneità sul territorio è molto ampia: in Valle D’Aosta hanno un posto disponibile nei servizi educativi 47 bambini su 100, in Campania meno di 9. L’offerta di posti si compone per l’80% di asili nido tradizionali, per il 2% di nidi aziendali e per il 10% di “sezioni primavera” dedicate ai bambini di 24-36 mesi. Il rimanente 8% è nei servizi integrativi.
“Il carico medio che deve sostenere una famiglia per il servizio di asilo nido, pari a 1.570 euro nel 2015, sale a 1.996 euro del 2017. Questo dato è coerente con le indicazioni desumibili dall’indagine condotta sui comuni: l’importo medio per utente accertato dai comuni come compartecipazione, nel caso dei nidi comunali a gestione diretta, è pari a 2.009 euro l’anno”. Lo rileva l’Istat nel rapporto ‘L’offerta di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia – anno scolastico 2017/2018’.
I vincoli economici spiegano una parte non trascurabile della mancata iscrizione all’asilo nido dei bambini: nel 2018 sono il 12,4% i genitori di bambini di 0-2 anni non iscritti al nido che dichiarano di non averlo fatto perché i costi sono eccessivi. Le differenze territoriali sono ampie: questa percentuale è al 17% al Nord, all’11,3% al Centro e al 7,2% nel Sud.
Lo scarso utilizzo degli asili nido è spiegato sia dall’offerta limitata, sia da elementi che si collegano più direttamente alle scelte delle famiglie, tra cui l’aspetto economico. Il primo vincolo è più stringente al Sud e nelle Isole mentre il secondo prevale al Nord, dove l’offerta è più ampia.
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