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Bambini-soldato, lo psicologo: Bene il processo della Cpi, è un atto obbligatorio

Castelbianco: Si può fare poco se hanno ammazzato

Pubblicato:12-12-2016 12:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:24

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di Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva

“Mettere alla sbarra un ex bambino soldato, divenuto poi un leader sanguinario, è un processo obbligato. La giuria potrà tenere conto dell’impossibilità dell’imputato di scegliere il suo destino quando sarà chiamata a decidere della pena da infliggergli, ma tutte le morti causate non possono restare ignorate”. Commenta così Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva, la decisione della Corte penale internazionale (Cpi) di processare un ex bambino-soldato, Dominic Ongwen, divenuto poi uno dei capi dell’Esercito di resistenza del Signore in Africa.

Il 12 febbraio 2017 sarà la giornata Mondiale contro l’Impiego dei Minori nei Conflitti Armati, che nel mondo sono circa 250.000. “Nelle situazioni di conflitto i bambini sono spesso usati come scudo oltre che come combattenti. Non si tratta di una tragedia recente- chiosa lo psicoterapeuta- già nella guerra Iran-Iraq ricordiamo le decine di migliaia di minori trasformati in vittime portatori di morte senza possibilità di scelta. E purtroppo c’è molto poco da fare una volta terminata la guerra e catturati- sottolinea Castelbianco- perché se da un lato è vero che non hanno scelto questo destino, dall’altro tutte le uccisioni inflitte rappresenteranno per sempre dei segni indelebili nella strutturazione della loro personalità”.


In alcune aree difficili del mondo, “dove troviamo ad esempio organizzazioni terroristiche del calibro dell’Isis o di Boko Haram, l’obiettivo  dei miliziani è quello di raggiungere il più alto numero di soldati per poter combattere. Completamente ‘plagiati’, i bambini arruolati in questi eserciti della morte sono costretti anche ad ammazzare i propri familiari per dimostrare che sono forti e potenti e non essere uccisi a loro volta. Purtroppo- continua l’esperto- nel tempo questi minori raggiungeranno livelli altissimi di violenza, trasformandosi in persone estremamente crudeli. Diventeranno come i loro reclutatori”.

La distruzione dell’infanzia riguarda tutti. “E’ di pochi giorni fa la notizia di un bambino che viveva a Lecco e che è stato portato in Siria dalla madre albanese. Vorrebbe tornare tra i banchi della sua scuola, ma al momento è costretto ad imbracciare un kalashnikov.  Che speranze avrà di salvarsi?- chiede lo psicoterapeuta- È chiaro che la possibilità di tornare a una vita normale diventa estremamente complicata se sarà costretto ad ammazzare- conclude-, per quegli atti verrà giudicato e nessuno potrà mai far finta di niente”.

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