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Le multinazionali dell’energia diffidano il Consiglio regionale sardo sulla legge aree idonee, ira Comandini

Dalle società che operano nelle rinnovabili "invito" all'assemblea a non approvare Dl giunta. Comandini: "Non ci facciamo intimidire". Todde: "Fatto molto grave"

Pubblicato:12-11-2024 16:21
Ultimo aggiornamento:12-11-2024 16:22
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CAGLIARI – “Nella storia dell’autonomia della Sardegna non è mai accaduta una cosa del genere”. E’ furioso Piero Comandini, presidente del Consiglio regionale sardo, nel commentare le comunicazioni arrivate alla sua scrivania da multinazionali dell’energia, nelle quali si diffidano i consiglieri a non approvare la legge che disciplina le aree idonee ad accogliere impianti da fonti rinnovabili, da oggi all’esame dell’aula. Da quanto si apprende, gli uffici dell’avvocatura consiliare sono al lavoro per verificare se ci siano gli estremi per ricorrere alle vie legali contro iniziative che il presidente dell’assemblea non ha timore a tacciare come vere e proprie intimidazioni. Insomma, si rischia la guerra nei tribunali, considerato che anche le società che operano nelle rinnovabili- e che temono di essere penalizzate dal disegno di legge della giunta Todde- parlano della possibilità di ricorrere a misure legali “necessarie per tutelare i diritti e gli interessi delle aziende, lavoratori e delle parti lese coinvolte”.
“Non è mai accaduto che durante i lavori dell’aula arrivassero delle diffide che mettessero in dubbio l’attività del Consiglio- spiega Comandini ai cronisti dopo il suo intervento in aula- e le prerogative degli eletti dal popolo per svolgere il loro mandato”. Incarico, ricorda il dem, “difeso dalla Costituzione e dal nostro Statuto. Quella sulle aree idonee è una discussione difficile, complessa e delicata, e non vogliamo intimidazioni che vengono dall’esterno di quest’aula. Soprattutto a opera di società private che hanno interessi, legittimi, ma che non possono essere portati avanti con atti del genere”.
Tornando a una delle comunicazioni inviate dalle multinazionali energetiche, si legge: “La norma 5 del 2024 (la cosiddetta moratoria, ndr) e il disegno di legge sulle aree idonee- qualora approvato senza opportuni emendamenti che consentano di rispettare la normativa europea- compromettono in modo irreversibile lo sviluppo economico del settore cagionando, dunque, considerevoli danni economici alle aziende operanti nel settore delle energie rinnovabili”.
Danni che si estendono, inoltre, “anche ai proprietari terrieri coinvolti, i quali vedranno compromessi irreversibilmente i propri contratti e le legittime aspettative di reddito, sviluppo dei propri beni, compresi i Comuni ed enti locali cui ricadono i terreni e i progetti”. Non ultimo “la perdita di migliaia di posti di lavoro che a rigor di logica la politica dovrebbe incrementare e non cancellare in un solo colpo, nonché la creazione di altre migliaia di occupati nell’indotto, che per misura e quantità non sono riscontrabili nemmeno nei settori oggi occupati nelle aree industriali di Portovesme, Ottana e Porto Torres messi insieme”. Per tutte le considerazioni esposte “si ritiene opportuno, da parte nostra, presentare un esposto presso la Corte dei conti. Vi informiamo che, in assenza di un rapido intervento risolutivo, ci vedremo costretti, nostro malgrado a ricorrere a tutte le misure legali necessarie per tutelare i diritti e gli interessi delle aziende, lavoratori e delle parti lese coinvolte”.

Sulla questione interviene anche la presidente della Regione, Alessandra Todde: “Mentre il Consiglio regionale discute del futuro energetico della Sardegna e di come pianificare il suo territorio con il ddl sulle aree idonee e sulla transizione ecologica, alcune grandi società energetiche– che hanno interessi in Sardegna per la realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici- hanno inviato lettere minatorie in cui diffidano la nostra assemblea legislativa a votare su questo nostro provvedimento“. Per Todde “un fatto molto grave e un precedente pericoloso perché vorrebbe sovvertire l’ordine costituzionale. Non si è mai visto un privato, che persegue finalità di lucro, invitare un’assemblea legislativa democraticamente eletta e un governo regionale, nel pieno delle proprie funzioni tutelate dalla Costituzione e dallo Statuto, a non discutere di una legge. Noi perseguiamo il solo interesse pubblico e fino a quando saremo al governo della Sardegna non permetteremo a nessuno di minacciare, mettere veti o porre condizioni sulla pelle dei sardi”.


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