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VIDEO | Milano, tra i parrucchieri che resistono al lockdown e contrastano la “sindrome della tuta”

Parlano i titolari dei saloni in zona porta Romana: "La gente ha paura, ma vedersi belli fa sentire meglio"

Pubblicato:12-11-2020 13:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:13
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PARRUCCHIERI
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https://www.youtube.com/watch?v=7LEEE7MLrN4&feature=youtu.be

di Michele Mastandrea e Francesco Mazzanti

MILANO – Conoscete la “sindrome della tuta”? Traduzione: attitudine a trascurarsi. Per molti, è stata uno degli effetti più deleteri a livello psicologico del primo lockdown. L’obbligo di isolamento per molti ha significato rendere inutile “sistemarsi” per l’uscita in pubblico. Un processo che può avere conseguenze sull’autostima personale, sulla capacità di tenere duro delle persone in un momento così complesso.


Lo stop alle attività dei parrucchieri e degli estetisti durante la prima chiusura generalizzata a Milano ha avuto senza dubbio un impatto forte in questa direzione. Tra i tanti lavoratori dell’industria della bellezza, i parrucchieri svolgono infatti un ruolo particolare. Sono quasi dei “presidi” urbani, il territorio è coperto capillarmente. Ce ne sono più di 25.000 in Lombardia, di cui 2.900 solo nel capoluogo, secondo i dati di Unioncamere.

Ne abbiamo intervistati alcuni in zona porta Romana per capire, ora che a differenza del primo lockdown sono potuti rimanere aperti, come vadano gli affari e con quale attitudine i clienti si rechino da loro. Ne emerge una situazione molto difficile. “Tanti clienti hanno paura. Si lavora, ma non come si faceva normalmente”, racconta Silvia Cantini, da quasi quarant’anni attiva nel settore. Pesa anche il costo di tenere aperti di fronte a una clientela molto rada. “A volte penso che sarebbe stato meglio non aprire neanche questa volta”, spiega Raffaele Gullì, “avremmo evitato di spendere per luce, gas di fronte a una clientela scarsa”.

Ma nelle difficoltà generali c’è chi descrive una situazione positiva, come Denise Cammalleri. “Vedersi belli fa sentire meglio, la gente almeno da me non ha paura di venire. La mia clientela continua ad esserci, e sono entusiasti che siamo rimasti aperti questa volta”. In vista dell’uscita dell’incubo, un piccolo segnale di speranza. Verso la ripartenza di un settore cruciale per la vita sociale di molti.

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