POTENZA – “L’inchiesta giudiziaria sulla sanità che ha travolto la Basilicata disvela un sistema clientelare e affaristico figlio di quella occupazione delle istituzioni pubbliche che è diventata ormai una prassi in questa regione”. Così alla Dire il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, commentando l’indagine della Procura di Potenza che ha portato lo scorso 7 ottobre agli arresti in carcere del dimissionario consigliere regionale capogruppo di FI, Francesco Piro, e ai domiciliari della sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio. Indagati anche il presidente della Regione Vito Bardi e quattro componenti della giunta.
“Siamo stati gli unici a denunciare, anche con un esposto alla Corte dei Conti – spiega Summa alla Dire – ciò che si stava delineando nei palazzi della Regione attraverso l’adozione del regolamento per l’ordinamento amministrativo della giunta. Un chiaro disegno di accentramento di poteri e funzioni in seno al gabinetto della presidenza con una conseguente commistione tra potere politico e gestionale, foriera di una ingiustificabile ingerenza degli organi politici nella funzione gestionale”.
Ciò nella sanità, nello specifico, ha comportato “l’abbassamento dei livelli qualitativi assistenziali – chiarisce Summa – che stanno letteralmente minando il diritto alla salute dei lucani, tra carenza di medici, depotenziamento dei servizi territoriali, reparti chiusi e assistenza negata. Mentre i lavoratori e i cittadini fanno i conti con una crisi economica e sociale che sta mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro chi dovrebbe misurarsi con questi problemi, provando a dare risposte concrete, getta fumo negli occhi con il facile spot del gas gratis e utilizza la propria funzione istituzionale per accrescere potere e affari. Nell’attesa che la magistratura faccia il suo corso, non possiamo che auspicare – conclude il segretario – che il rispetto delle istituzioni pubbliche torni a essere fondamento di questa regione“.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it