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Donne e uomini, le scelte difficili di Meloni e Letta

Meloni e i due presidenti uomini, Letta e le capigruppo donne: cosa faranno i due leader? La grana dell'equilibrio di genere è dietro l'angolo

Pubblicato:12-10-2022 15:55
Ultimo aggiornamento:12-10-2022 20:20

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ROMA – Due uomini per Giorgia Meloni e due donne per Enrico Letta. All’atto di nascita della XIX legislatura, le grane politiche rispettano gli equilibri di genere. I leader del ‘rosso e nero’ devono scegliere: confermare le scelte di sempre, o produrre un cambiamento?

Per la presidente di Fdi il problema nasce dagli uomini. In sintesi: può la prima donna presidente del consiglio consegnare le cariche più alte delle Camere a due parlamentari uomini? I prescelti secondo i boatos della vigilia sarebbero Riccardo Molinari (Lega) alla Camera e Ignazio La Russa (Fdi) al Senato. Se la scelta fosse confermata, sarebbe un passo indietro, perchè salterebbe l’equilibrio di genere raggiunto nella scorsa legislatura, quando Maria Elisabetta Casellati è stata eletta presidente del Senato.

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Ma non solo questo. A parte il veto su Molinari proveniente da una parte di Fdi per l’indagine a suo carico – accusato di aver cancellato da una lista alle elezioni comunali un candidato – la sua elezione romperebbe anche gli equilibri tra maggioranza parlamentare e opposizione. Casellati, infatti, nel 2018 è stata eletta nel Conte 1 in quota Forza Italia, dunque all’opposizione. In sintesi, per Meloni si pone un doppio problema di scelta: eleggere due uomini assecondando gli equilibri di maggioranza oppure un uomo e una donna, dove la donna viene dalle file dell’opposizione?

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Il problema del Pd è invece quali donne scegliere. E perché per forza donne. Il diktat di Enrico Letta alla direzione (“i capigruppo saranno donna, non si torna indietro”) viene contestato da frange sempre più vaste del partito. Il motivo delle critiche non è ‘di genere’. Ma di corrente.

Le donne del Pd sono esse stesse espressione delle aree politiche che governano il partito. Quando Letta manifesta la preferenza per incarichi a donne dem, dice in realtà che chiama le correnti a esprimere una preferenza per un’esponente donna. Così, se fossero confermate le voci della vigilia – e cioè che nel ruolo ricoperto da Serracchiani e Malpezzi si avvicenderanno Ascani e Valente- Letta dice che una lettiana e una esponente della sinistra interna prenderanno il posto di due ex renziane, seppure convertite.

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Se dinanzi a Meloni si pone l’opportunità di scegliere una donna dell’opposizione, Letta dovrebbe valutare di rompere lo schema delle correnti e proporre, nel ruolo di capogruppo, due donne che non siano espressione degli equilibri tra correnti. ‘Il rosso e il nero’ sceglieranno così? Dipende dal ‘genere’ della politica che intendono fare.

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