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Il mondo delle Chiese pentecostali marchiato per tratta nigeriane, Centro Lirec: “Farebbero stessi titoli per la pedofilia nella Chiesa cattolica?”

Il Centro Studi più volte ha denunciato campagne mediatiche che mirano a etichettare e stigmatizzare minoranze religiose e spirituali

Pubblicato:12-10-2022 14:27
Ultimo aggiornamento:12-10-2022 14:27
Autore:

Raffaella Di Marzio Imagoeconomica_988670-min
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ROMA – “Il nostro Centro Studi si è occupato molte volte di campagne mediatiche che mirano a etichettare e stigmatizzare minoranze religiose e spirituali diffondenso notizie false o alterate che generano timore o ostilità nei loro riguardi. Si tratta di una grave violazione dei diritti umani che i media, pubblici e privati, continuano a perpetrare rimanendo per lo più impuniti, mentre le vittime di queste violazioni continuano a subire le conseguenze negative di questa campagne nella quasi totale impotenza. Di fronte a questi casi, che si ripetono e colpiscono minoranze molto diverse tra loro, il nostro compito è quello di contrastare la disinformazione e promuovere la conoscenza obiettiva e documentata di questi gruppi. Questo comunicato riguarda un altro grave caso di disinformazione. Questa volta sono le ‘Chiese Pentecostali’ a farne le spese. Il titolo di un articolo pubblicato dall’Espresso, i cui contenuti sono presenti anche in altre testate, è gravemente accusatorio: ‘Più affari che fede. La tratta delle nigeriane passa per i pentecostali. Dalle indagini sui cult, le confraternite simili a cosche mafiose, emerge il ruolo delle chiese finanziate dai fedeli nella protezione dei traffici’. L’articolo getta una luce sinistra su un vasto e variegato movimento religioso come quello delle chiese pentecostali che viene ‘marchiato’ globalmente con l’accusa di finanziare, con il denaro dei fedeli, e di proteggere traffici illeciti. L’articolo presenta un’inchiesta che, doverosamente, denuncia i reati compiuti a danno delle donne nigeriane che spesso hanno un risvolto ‘religioso’ nel senso che gli sfruttatori usano simboli religiosi o parareligiosi e la fede delle donne per abusare di loro e indurle, anche con la forza e le minacce, a prostituirsi. Anche se, come si evince dall’articolo, ci sono pastori coinvolti e connniventi con questi traffici, la generalizzazione indebita e l’accusa generica contro i ‘pentecostali’ genera una grave forma di discriminazione contro migliaia di pastori e fedeli del tutto ignari e del tutto innocenti di fronte a questi gravissimi reati”.
Così in un comunicato Raffaella Di Marzio, Direttrice del Centro Studi sulla Libertà di Religione, Credo e Coscienza (LIREC).

“Questo giornalismo, che attira la simpatia del lettore perchè vuole denunciare crimini efferati, li induce anche a stigmatizzare ed etichettare centinaia di chiese che vivono nella legalità e si impegnano molto nel sociale per il bene di tutti, anche delle donne abusate e costrette a prostituirsi. Le minoranze religiose come le chiese pentecostali dovrebbero essere protette da questo genere di campagne, proprio in virtù del fatto che sono minoranze. Organizzazioni internazionali come l’Osce hanno ripetutamente raccomandato ai media di ‘fornire informazioni accurate e giuste rappresentazioni delle comuntà di religione e convinzione evitando gli stereotipi’, di ‘evitare di spettacolarizzare o travisare alcuni avvenimenti riguardanti le comunità di religione o convinzione’, di ‘condurre ricerche e riportare tali questioni in modo corretto così da non confondere gli atti imputabili a singoli individui o gruppi con le azioni di un’intera comunità’ (Linee Guida 2019 dell’Osce-Odhir – Office for Democratic Institutions and Human Rights: Freedom of Religion or Belief and Security. Policy Guidance).
Il diritto al libero esercizio della libertà religiosa delle minoranze viene messo in pericolo da queste forme di disinformazione che creano sospetti e dubbi sul loro operato, scoraggiando le persone ad avvicinarsi e generando nei fedeli un senso di insicurezza dovuto alla difusione di queste notizie, che molto velocemente vengono condivise anche sui social.
Le minoranze religiose sono più colpite e dovrebbero invece essere le più protette dalla disinformazione. Certamente l’Espresso non pubblicherebbe mai un’inchiesta sulla pedofilia nella chiesa cattolica con un titolo come quello che ha riservato alle chiese pentecostali e che suonerebbe così: ‘Più sesso che fede. L’abuso sessuale sui bambini passa per i cattolici. Dalle indagini sui cult le parrocchie simili a cosche mafiose, emerge il ruolo delle chiese finanziate dai fedeli nella protezione dei preti pedofili’. La ragione di questo atteggiamento ‘rispettoso’ si ritrova nella posizione di forza che la chiesa cattolica ha in questo paese come religione di maggioranza, grazie alla quale difficilmente viene etichettata come ‘setta’ che copre i crimini dei suoi membri. Ne abbiamo la prova nel fatto che, laddove la chiesa cattolica è una confessione di minoranza, subisce dai media lo stesso trattamento discriminatorio che in Italia si riserva alle minoranze, definite ‘cult’, e cioè ‘sette'”, conclude Di Marzio.


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