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Gravidanza, i pediatri: “Con il Covid più solitudine e insicurezza nelle neomamme”

Studio Sip su 54 donne. Criticità? Lontananza dal padre e più ansia per il bambino

Pubblicato:12-10-2020 14:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:02
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ROMA – La limitazione della presenza del padre nelle prime fasi del rapporto col neonato e una maggiore ansia nei confronti del bambino in arrivo o appena arrivato. Sono questi gli elementi di maggior criticità per le donne che hanno vissuto la gravidanza e il parto durante la pandemia, con le restrizioni imposte per prevenire il contagio. Lo evidenzia la Società italiana di pediatria (Sip) nell’articolo ‘Diventare mamme ai tempi della pandemia‘, pubblicato nell’ultimo numero della sua rivista ‘Pediatria’. I dati emergono da un’indagine condotta nei mesi di maggio e giugno presso il reparto di Neonatologia dell’ospedale San Carlo Borromeo Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, su un campione di 54 partorienti, pari alla metà delle donne che hanno avuto accesso al reparto nel periodo preso in considerazione. Queste condizioni hanno favorito la sensazione di solitudine, insicurezza e abbandono nelle donne. Il Covid non ha tuttavia inciso sul contatto fisico e sull’affettività tra mamma e figlio, né ha influenzato negativamente le donne rispetto all’allattamento al seno.

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Il team di pediatri e neonatologi dell’ospedale San Carlo Borromeo Asst Santi Paolo e Carlo di Milano sottolinea come “le rigide norme di comportamento, l’impossibilitaà di essere accompagnate alle visite dal partner, l’assenza di ‘conforto’ delle ansie che ogni controllo medico genera, la percezione di un ambiente meno accogliente, la paura di trasmettere la malattia al feto hanno creato nuovi contesti di accoglienza e impreviste reazioni emotive nelle donne gravide”, rendendo “più difficoltoso il percorso che conduce alla maternità”. Una condizione “potenzialmente depressiva come la realtà che stiamo vivendo favorirà in molte donne, già vulnerabili- avvertono gli esperti- situazioni di scompenso psicopatologico che meriteranno la nostra attenzione e che imporranno nuovi strumenti di valutazione per una precoce rilevazione delle stesse”. Per questo, secondo i medici, sarà necessario “creare nuovi percorsi di psicoterapia che aiutino le donne ad affrontare la sofferenza emotiva, a riconoscere, imparare, legittimare e condividere tutte le emozioni per sentirsi meno sole, meno fragili, meno vulnerabili”. Infine, concludono gli esperti, insieme ai pediatri della Sip bisognerà approfondire gli effetti sullo sviluppo neuropsichico dei bambini appena nati in riferimento alle limitazioni al contatto con la madre nel caso in cui quest’ultima sia stata contagiata dal Covid-19. 

di Arianna Cioffi

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